«Non riesco ancora a crederci!» esclamò Ginevra, lasciandosi cadere sul letto di camera mia.
Erano passati due giorni dalla proposta di matrimonio di Riccardo e continuava a chiedermi se fosse accaduto realmente. Credeva di vivere in un sogno dal quale non riusciva a svegliarsi.
«Mi stai almeno ascoltando?» mi chiese lanciandomi addosso un cuscino.
«Ehi! Non usare i miei cuscini contro di me! E sì, ti sto ascoltando perfettamente. Non cadrai camminando verso l'altare il giorno del matrimonio e non soffocherai durante il pranzo con tutti i parenti presenti.»
Mi sedetti accanto a lei e, dopo aver unito le sue mani con le mie, dissi: «Andrà tutto bene. Sarà un giorno perfetto, proprio come lo immagini da anni, okay?»
Annuì e mi abbracciò, prendendo poco dopo il telefono e mostrandomi su Pinterest degli abiti da matrimonio che avevano attirato la sua attenzione. «Sono molto belli, Gin!»
«È un problema! Non so quale scegliere!»
Risi, assicurandole la mia presenza nel giorno della scelta dell'abito.
«Tu sarai la mia testimone di nozze.»
«Gine... » sussurrai sorpresa e emozionata dalla sua affermazione.
«Mi sembrava ovvio. Sei la mia migliore amica, mia sorella, come potevi pensare che avrei scelto qualcun altro per rappresentare un ruolo così importante.»
«Giusto. Sono onorata di esserlo.»
Mi sorrise, contenta per la mia risposta e, mentre continuammo a dare un'occhiata agli abiti, suonarono al campanello.
«Vado io!» esclamò mio padre dal piano di sotto.
Sentii la porta aprirsi e mio padre che salutava qualcuno con allegria e sorpresa.
«Andiamo a vedere chi è?» mi chiese Ginevra.
Annuii e scendemmo giù, seguiti da Gaia che si trovava con noi in camera.
«Ah, ecco le mie ragazze», disse mio padre indicandoci. «Lei è Ginevra, una cara amica di Beatrice.»
«Piacere di conoscerla», rispose la mia amica, stringendo la mano al signore.
«Lei è Gaia.»
Si avvicinò a lui per presentarsi e tornò prendendo posto accanto a me.
«Lei, invece, è Beatrice.»
Mi avvicinai. «Io sono Nicola, piacere di conoscerti. Tuo padre mi ha sempre parlato tanto di te.»
«Piacere mio.»
«Sono il padre di Michele. Giuseppe, noi due ci conosciamo da quanto, quasi dieci anni?» Affermò Nicola, chiedendo conferma.
«Già.» Sorrise.
«Somiglia molto a Michele», dissi.
«Me lo dicono tutti. È un ragazzo d'oro. Ultimamente sta passando un periodo difficile, non so se te ne ha parlato.»
«Sì. Siamo diventati molto amici», replicai, stringendo la sua mano.
«Dammi del tu! Sono contento che vi siete conosciuti, lo stai aiutando molto. Comunque, so che condividete entrambi la passione per la lettura.»
«Sì. Sono stata a casa di Leonardo, dove vive Michele, e mi ha fatto vedere i libri che ha letto».
«Sono passato per lasciarvi l'invito per il mio compleanno. Si terrà il venticinque di questo mese.» Lo consegnò a mio padre, che gli assicurò la nostra presenza per quel giorno.
«Vi aspetto allora!»
Nel frattempo si accomodò e mio padre gli offrì un caffè caldo, che aveva già preparato per me e Ginevra.
«Allora, Beatrice, come stai?»
«Bene, grazie. Tu?»
«Tutto bene.»
«Com'è possibile che non mi ricordo di te se sei amico di mio padre?» chiesi confusa.
Ridacchio e mi spiegò: «Ti ho vista l'ultima volta quando avevi sedici, forse diciassette anni. Con tuo padre ci siamo sentiti per telefono, quando passava in officina per la macchina o semplicemente per parlare un po'. So cosa avete passato, con tua intendo, e mi dispiace davvero per quello che è successo.»
La maggior parte delle persone che sapeva di mia madre o non sapeva che dire o diceva quello che disse Nicola. Ma capii che era sincero, e compresi che era anche grazie a lui se mio padre stava meglio.
«La conoscevo perché eravamo amici. Uscivamo spesso tutti e quattro, insieme a mia moglie. Poi un giorno ho iniziato a vederla... diversa, si comportava in maniera strana. Anche tuo padre lo notò ma, quando le chiedevamo spiegazioni diceva che stava bene. Poi, qualche giorno dopo, è successo quello che è successo. Alicia, mia moglie, ha provato a contattarla. Avevano un bellissimo rapporto e ci rimase molto male quando non la vide più e seppe della sua scomparsa.»
Bevve un sorso di caffè, e, vedendomi perplessa, mi disse che potevo chiedere quello che volevo.
«Perché non l'ho mai vista o non ne ho mai sentito parlare?»
«Come ti ho detto, ci teneva molto a tua madre. Ma quando perde qualcuno che ama lo affronta in un modo particolare.»
«Cioè?»
«Si allontana da tutto quello che possa ricordarle quella persona. Non ha voluto più sapere niente di Giuseppe, delle sue figlie e del resto della famiglia che conosceva.»
«Michele sa di mia madre?»
«No. Sa solo che io e tuo padre ci conosciamo. Se mai te la sentirai, sarai tu a raccontarglielo.»
Annuii, grata per la comprensione, poi lui aggiunse: «Sei davvero una brava ragazza, Beatrice. Ti sei presa cura di tua sorella come nessuno ne sarebbe stato capace. E anche di questo mascalzone», disse, scompigliando i capelli a mio padre, facendoci ridere tutti.
«Grazie.»
Mi sorrise, capendo che non lo stavo ringraziando solo per il complimento, ma anche per l'aiuto dato a mio padre in quel periodo.
Spazio autrice
Eccoci qui! Ieri sera non ho più aggiornato, quindi lo faccio oggi. Allora, come state? Che fate questa sera?
Vi è piaciuto il capitolo? E siete contenti per Ginevra? 🤭
Beh, ci vediamo lunedì alle 21.30. Buona serata e buonanotte! ❤️
TikTok: biancaleonardi197
Instagram: biancaleonardi3843
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Perdersi per ritrovarsi
RomanceRitrovare la strada nella propria vita non è mai semplice, soprattutto quando la persona con cui volevi percorrere questo cammino non è più al tuo fianco. Ti senti persa, disorientata e metti in dubbio tutti gli aspetti della tua vita. È così che si...