Capitolo sessantacinque

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«Vogliamo tutti i dettagli», disse Giulia, mentre eravamo a casa sua quel mercoledì sera

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«Vogliamo tutti i dettagli», disse Giulia, mentre eravamo a casa sua quel mercoledì sera.

«E quando sono scesa in cucina l'ho trovato che preparava la colazione a petto nudo», raccontai, finendo di parlare di cosa fosse successo qualche giorno prima con Michele.

«Non l'avrei mai detto. Michele mi ha davvero sorpresa.»

«È rimasto in buoni rapporti con Martina?», domandò Ginevra.

«Sì. Sono tornati amici. Il vecchio trio si è ricostruito.»

«Aspetta, ma andavano nella stessa classe?»

Annuii. «Martina ha cambiato scuola al secondo anno delle medie.»

«Davvero?»

«Sì.»

Il mio telefono vibrò. «È Michele», dissi con un sorriso a contornarmi il viso.

Michele

Buonanotte, muñeca.

Beatrice

Notte.

«Salutalo da parte nostra», pronunciarono le mie amiche.

«Va bene.»

Dopo averlo scritto, rispose:

Michele

Ricambio! Non andate a dormire tardi.

Beatrice

Sì, tranquillo.

«Che premuroso!», commentò Giulia.

Mi scrisse che domani mattina lavorava ma che sarebbe passato al bar insieme a Leonardo.

«Vi va del gelato?», chiese la riccia.

«Sì. Che gusti ci sono?»

«Pistacchio, stracciatella e tiramisù.»

«Perfetto! A me la stracciatella, a Bea il pistacchio...»

Giulia continuò la frase: «E io il tiramisù».

Andò in cucina e disse che sarebbe tornata subito.

«Da quando stai con Michele hai una luce negli occhi. È la persona giusta, se ti fa brillare, lo sai?»

Annuii, non aspettandomi tali parole dalla mia migliore amica. «Grazie Gine», dissi, riflettendo su quello che aveva detto, aggiungendo: «Mi fa sentire spensierata, rilassata. È una sensazione bellissima».

La mia amica si sporse verso di me e mi abbracciò.

«Ho portato il gelato!«, esclamò Giulia, avvicinandosi.

«Finalmente!»

«Ecco a voi.»

Divise il gelato in varie porzioni che mise in bicchieri di plastica e li diede insieme a un cucchiaino.

«Buonissimo!», affermò Ginevra, seguita da me e dalla mia amica.

«Tra due mesi ti sposi. Come ti senti?», chiese la riccia riferendosi alla mia migliore amica.

«Per ora sono tranquilla. Ma si sa che quel giorno sarò molto nervosa.»

«Questo è sicuro. A scuola era sempre così. Quando aveva un interrogazione era serena perché aveva studiato e si sentiva pronta, poi quando arrivava il giorno era tesa e in ansia.»

«Che vuoi farci, non sono cambiata!»

A quel punto ridemmo tutte insieme, godendoci quel momento di spensieratezza che sarebbe stato spazzato via da una tempesta che non ci saremmo mai aspettati.

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Perdersi per ritrovarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora