Capitolo quarantasei

124 3 0
                                    

Il giorno dopo, verso il pomeriggio, mi vidi con Tommaso

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il giorno dopo, verso il pomeriggio, mi vidi con Tommaso.

Iniziammo a camminare senza una meta precisa e per iniziare la conversazione gli chiesi: «Come stai?»

Prima di rispondere, pensò alle parole giuste. «Bene, in realtà. Ma ti devo delle scuse. È stato immaturo da parte mia andarmene senza nessun preavviso, non dandoti la possibilità di dire la tua sulla fine della nostra relazione.»

«È una cosa passata, non ha più senso scusarsi.»

«Invece sì.»

Si fermò e guardandomi negli occhi, disse: «Mi dispiace tanto. Tua madre se n'era appena andata e io sarei dovuto rimanere accanto a te, per asciugarti le lacrime e abbracciarti ogni volta che ne avevi bisogno. So che ti sei sentita abbandonata da tua madre e la mia partenza improvvisa non ha aiutato a colmare quel senso di vuoto e abbandono».

Non seppi che dire. Tommaso aveva da sempre la capacità di leggermi dentro senza che dicessi qualcosa e, nonostante il tempo passato, mi sorprendevo ancora. «Apprezzo le tue scuse, ma adesso voglio sapere tutto. Dove sei stato, se lavori o vai all'università, se sei fidanzato, insomma, tutto», pronunciai, terribilmente incuriosita da cosa mi fossi persa e cosa fosse successo in quei sei anni.

Rise per la mia reazione e cominciò a raccontarmi. Mi spiegò che viveva in Germania, più precisamente in Colonia e che frequentava l'università di scienze motorie per diventare un personal trainer, cosa che desiderava da sempre fare. Non mi sorprese che viveva in quel paese, d'altronde era più bravo di me nelle lingue, soprattutto in tedesco. Parlò anche della relazione amorosa che aveva intrapreso quattro anni prima. Quando si trasferì era in una situazione economica abbastanza complicata. Aveva poi trovato un lavoro, si era iscritto all'università e non potendo permettersi di vivere da solo decise di affittare un appartamento con un ragazzo che aveva conosciuto a scuola. Qualche anno dopo incontrò Maddalena, la sua attuale ragazza. Sono stati per molto tempo amici, poi si resero conto di provare qualcosa e si erano messi insieme.

«Sono contenta per te», affermai, orgogliosa di lui e di ciò che aveva fatto per raggiungere i suoi sogni e obiettivi.

«Grazie, Bea. Tu che mi racconti, invece? C'è qualcosa tra te e il ragazzo riccio che stava nel bar?» domandò con un sorrisino che mi fece capire a cosa si riferiva.

«Forse non lo vedo solo come un amico», ammisi, iniziando a raccontare come ci fossimo conosciuti. «La sera del mio compleanno, mentre stavo finendo di ordinare il bar, è entrato questo ragazzo e, senza dire niente, si è seduto e ha steso la sua testa sul tavolo. Dopo un po' l'ho convinto a dirmi cosa fosse successo e mi aveva detto che la sua ragazza l'aveva tradito il giorno del loro anniversario.»

«Cavolo, che brutto. Non posso nemmeno immaginare cosa abbia passato.»

«Già. È stato davvero male. Ma sta meglio adesso. Fortunatamente ha dei genitori molto amorevoli e un migliore amico meraviglioso che gli sta molto vicino», risi, pensandoci.

Continuò il mio discorso, aggiungendo: «Ha anche te».

«Hai ragione», risposi e, dopo averci riflettuto, dissi: «Comunque, adesso che sei qui ho capito una cosa... Avevo bisogno di rivederti per lasciarmi alle spalle la nostra storia e andare avanti con la mia vita. Era come se la nostra relazione non fosse finita perché non ci siamo mai lasciati ufficialmente. Parlarti di nuovo mi sta aiutando a chiudere un capitolo della mia vita che non ho ancora chiuso».

«Sei diventata molto saggia.» Commentò, ammettendo: «Comunque hai ragione. Grazie a questo incontro riuscirò a vivere meglio la mia storia con Maddalena. Ma ho intenzione di rimanere qui finché il mio ruolo di Cupido lo richiede».

Ridacchiai, chiedendo: «Cupido? Ma di cosa parli?»

«Starò qui finché non confesserai i tuoi sentimenti al ragazzo che ho visto nel bar.»

«Tommaso...»

«Non ci provare! So che provi qualcosa, ed è mio compito aiutarti a iniziare un nuovo cammino nella tua vita, ma non da sola. Come si chiama?»

«Michele», confessai, sorridendo divertita.

«Avete entrambi dei nomi angelici, hai notato? Questo dimostra che siete perfetti l'uno per l'altra.»

Scossi la testa, divertita.

«Ti va di raccontarmi qualcosa di questo Michele? Devo vedere se ha i requisiti adatti», affermò, fingendo un tono serio.

«Vediamo... È premuroso, divertente, abbiamo in comune la passione per la lettura, guida sia la macchina che la moto, parla spagnolo, sa cucinare e lavora come meccanico nell'officina del padre.»

«Si vede da come ne parli che provi qualcosa. Sarebbe bello se un giorno me lo presenti.»

In quel momento mi venne in mente una malsana idea.

«Devo fare una chiamata.»

Da come mi guardò pensai che capì cosa stavo per fare.

«Bea, non-»

«Ehi, Leo, questo fine settimana tu e Michele siete liberi?»

Dopo aver parlato per qualche minuto e esserci organizzati chiusi il telefono, sorridendo a Tommaso. Avevo invitato i due ragazzi ad andare in discoteca nel fine settimana.

«Sabato conoscerai Michele, Leonardo, Giulia e rivedrai Ginevra.»

«Come sta? Lei e Riccardo stanno ancora insieme, vero?»

«Si sposano verso l'inizio dell'autunno.»

«Sono davvero contento per loro!» Dopo una breve pausa, confessò: «E se utilizzassimo quella serata, oltre che per ballare, per far ingelosire Michelino? Ho bisogno di analizzare il suo comportamento nei tuoi confronti».

«Sei davvero incredibile!», commentai, ridendo.

«So che scusarmi non sarà abbastanza, quindi voglio almeno aiutarti in questo.»

Sorrisi. «Grazie, Tommaso. Lo apprezzo molto.»

.

.

.

.

Perdersi per ritrovarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora