Due profughi si salutano
dal finestrino lucido del bus.
Hanno bevuto tutto il marcio
di un luogo che vorrebbero
poter chiamare casa, che
chiamano casa per necessità,
ma che di casa, non ha nulla.Vorrei parlare la loro lingua,
chiedergli come stanno,
sapere la loro storia: chi sono,
da dove vengono, se hanno figli,
se da giovani si sentissero persi,
se fossero mai stati persi, che qua
tra le fermate di formiche, non sai
chi sei, dove vai, da dove vieni:
non sai se sarai portato via, o no.Uno dei due raggiunge la figlia,
l'altro si perde nella linea del traffico,
io ti squadro apparire come uno spettro,
freni lenendo i dischi e graffiando l'asfalto:
a volte mi chiedo se scappare lontano,
possa risolvere ciò che qui non va.
Ma uno dei profughi stanco, sorrise
la prese in braccio e la baciò felice;
l'altro proseguì nel corridoio di seta.
Io penso all'amore, e forse i poeti
non lo meritano sempre davvero.
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Po3try ( vol. 1 )
PoetrySe non fossi destinato a nulla ? Come individui arriva un momento in cui prendendo coscienza, ci convinciamo interiormente, quale forma dovremo prendere. E la nostra vita da lì in poi muta, si plasma sul profilo di questa condizione inconsapevole. M...