Non riesco mai a dormire
al ritorno dalle serate fuori,
perché quando le finestre
si oscurano di un tendone
crespo e urticante,
le formiche mi scorrono in fila
nelle orecchie, per annidarsi
tra i crampi doloranti del cervello.
Non ho forze sufficienti
per scrivere qualcosa mi soddisfi,
che le faccia dire ancora "magnifico" -
l'unica opinione che vuole
uno scrittore, è di quella sensazione
che sempre e per sempre,
tremerà la penna così che si muova -.
I felini delle mie iridi si distendono
con fare tappeto, sulle ciglia
delle mie auricolari graffiate;
e gli spaccini all'angolo di casa
mi scrutano impauriti
dalle stesse minacce che mi rifilerebbero
per annodarmi la lingua, se
non fosse che un poeta è tale
per il continuo fiocco in gola.
Qualcuno si starà amando alla follia
alle ante di queste mura sporche;
starà inviando farfalle morte,
in un'ambra indelebile e intangibile,
che però dona profumo all'aura
con cui ci si destreggia tra i grilli
e le cicale, e i gechi - scambiati
per lucertole dai bambini, corretti
così in piccoli gocci di omicida
consapevolezza dei vecchi -.
Che gusto ci sia a sognare,
che dimentico tutto prima ancora
di alzarmi da questo cuscino Atlantico;
ci annego nel freddo d'Agosto,
il solo freddo che Agosto ha.
Anche lì, qualcuno si starà pensando
che l'immaginazione è immagine
di uno specchio d'allodole così vero,
da essere brutto e deprimente.
Ricordi di ricordi di ricordi sotto
le chiamate delle lampade lunari
che augurano la buona notte,
seppur gli uomini e le donne continuino
a parlare tanto - troppo - forte
alle povere sembianze forate dei tulipani
foraggiati nelle serrande autunnali:
una mamma andrà così a favoleggiare
in modo da sentir solo la sinfonia -
che tutto è sol, silenzio accordato -
del materasso d'uccelli tropicali,
mari stroboscopici e lettini passionali.
Ma qui non ci sono sdraio,
solo quell'ambulante che mi vuol vendere
la spuma del mare, senza averci
mai dato un bacio: come me.
Che casino queste streghe pettegole,
che casino per dormire in pace,
ma non riposerei lo stesso, per la favola:
il cavaliere, ha mai davvero vinto ?
È sempre, e comunque, arrivato dopo
l'orco dai modi bruschi, ma il cuore puro:
finché non sei in pericolo, nessuno
ti viene a cercare, nemmeno l'amore.
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Po3try ( vol. 1 )
PoesíaSe non fossi destinato a nulla ? Come individui arriva un momento in cui prendendo coscienza, ci convinciamo interiormente, quale forma dovremo prendere. E la nostra vita da lì in poi muta, si plasma sul profilo di questa condizione inconsapevole. M...