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Le canzoni vuote - odi senza nomi -
mi battono via coi soffi del cuore,
e non distinguo il fumo dalla condensa:
oltre il confine delle lenti sono tutti immobili,
col tempo che gli spinge attraverso freddo;
un mondo distorto che, o è così, o menzogna.

Le chiese son torri senza Quadsimodi,
in fiamme a far da lucerne per mari,
e due bici in fila sono automobili, traghetti:
se l'erba del vicino è sempre più verde,
sulla cima del nostro monte, è calpestata.
Dormiamo così sulle orme delle nostre briciole,
è la delle tele bucate, del fango di scarpe
delle entrate da cui uscire: la danza fanale.

Zinco disciolto sulle transenne delle locandine,
i colpi di tosse scandiranno le mappe,
e il rintocco dolce della radio ci coccolerà.
Il tiro al bersaglio nei nostri saluti mi soddisfa,
e vago nelle lettere fluo dei binari decadenti:
l'arte della devianza, è il volto sincero
il patema reale della vita, l'unico senso d'arte. 

Po3try ( vol. 1 ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora