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La verità, la verità è che sono un peccatore,
che tutto l'odio ho suscitato, è merito mio,
e per quanto mi ostini a trovarvi una giustifica,
un uomo non potrà mai fuggire dalle pene.

Ho le interiora frantumate, e vorrei ammenda
che la mia disperazione abbia gravato finché
sia subentrata la paura per me, che son ombra
fustigami, voglio sol liberarmi da questo peso.

Tendo a chiedermi con insistenza, io meriti
quell'amore che mi vien dato, quella fiducia
e se io davvero sia degno dei risultati mi fan
orgoglioso di dire quanto sia soddisfatto a ciò.

Ma forse quei nuovi amici, non dovrebbero, no,
non dovrebbero mai stimarmi, esserli fedeli;
e l'amore, no, non dovrebbe addolcirmi l'animo
che commisi tante nefandezze, a spaventare.

Queste notti senza freni, mi tengono sveglio
a piangere per i miei errori, quali non sapran:
se scoprissero la verità, la verità che nascondo
rimarrei solo come dovrei, commiserandomi.

Tingerei le vesti di sangue, filtrando, le parole
ultimi rantoli di caviglie e polsi sventrati, giù
nei capillari scoppiati come finestrini e petardi,
da solo, colle vesciche per i mozziconi in viso.

Una morte vile, senza rispetto, da codardo,
in una stanza minuscola e non areata, che io
pure dall'inferno possa sentirne il puzzo, e
infastidirmi della putrida pelle che non più ho.

Come posso ridere con voi, consapevole, eh ?
Come posso permettermi un bacio, un saluto
un abbraccio o un complimento, se ogni notte
gli incubi tornano a maneggiarmi, ed io, grido.

Io che per frustrazione allontano tutti, giro solo
rispondo male alla madre e al padre, trascuro
la figlia e il cucciolo, dimentico la nonna e più
da quando moristi, venni a trovarti nonno mio.

Io che ho spaventato una persona, sicché si
chiuse in casa per mesi; che il fratello pianse
senza parlarmene; e la sorella, fugò notizie
tanto non fossi in grado di reggere la verità.

Mi prostro al velo di nubi malinconiche quassù,
do tutto ciò che ho: prendetemi pure le penne
i fogli e le parole, pur che mi senta risanato e
possa tornare a dormire senza goblin e flutti.

Ho una lapide nel parco, e non recita un nome,
che io sia dimenticato, finalmente da tutti, ciò
che merito, l'oblio dell'incoerenza, impazienza
angoscia e infamia. Merito senza alcun nome.

Po3try ( vol. 1 ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora