Capitolo 48:

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"Sei sicuro di stare bene?" gli domandò Jonnel per l'ennesima volta mentre si avvicinavano al fianco di Syrax. Dal giorno della sua presentazione erano passate due settimane e Viserys si sentiva più che pronto all'idea di marciare verso Castel Granito.
Aegon era già in sella, il suo drago si era allontanato un poco, così da avere più spazio per prendere il volo senza rischiare di ferire i trenta Lupi che erano pronti a partire con loro.
"Sto bene, davvero," disse Viserys dando le spalle a Syrax, le mani nascoste dietro la schiena e gli occhi fissi su Jonnel. Il Giovane Lupo allungò una mano verso di lui e sistemò il lungo mantello rosso che si era incastrato in uno degli spallacci.
"Perché puoi aspettare ancora se sei stanco o-" Viserys lo interruppe sollevando una mano, poi gli sorrise.
"Jonnel, sto bene," disse guardandolo dritto negli occhi.
Il piccolo Lord sospirò ma annuì, il labbro stretto tra i denti e le mani strette contro l'orlo della sua camicia scura. Viserys si morse le guance, desideroso di premere le labbra contro quelle dell'amico, proprio come aveva fatto due settimane prima, e calmare il suo cuore che batteva forte.
Le esclamazioni eccitate di Rickon attirarono gli sguardi dei giovani su di lui. Il piccolo era stretto tra le braccia di Jace che gli stava baciando le guance e camminava verso di loro, Cregan che veniva alle sue spalle.
Jonnel fece un passo verso di loro e allungò le braccia, afferrando il fratellastro che si aggrappò alle sue spalle, le guance piene e rosse.
"Jonnel!" esclamò lui affondando il naso contro il suo collo. I due fratelli erano diventati molto uniti. Il Giovane Lupo che faceva l'impossibile per rendere la vita del fratello il più semplice possibile.
"Sei pronto?" domandò Jace fissando gli occhi su Viserys.
Il giovane principe annuì rapidamente, prima che Jonnel potesse riprendere a blaterare. Il suo amico parve capirlo perché gli regalò un'occhiata truce e poi affondò il naso contro i ricci di suo fratello.
Jace annuì.
"Raggiungici alla radura e prenderemo il volo," disse prima di rivolgersi a Jonnel. Prese il suo viso fra le mani e gli lasciò un bacio al centro della fronte e per farlo fu costretto a sollevarsi sulle punte, il suo figliastro che cresceva sempre di più.
"Bado io a Rickon," assicurò Jonnel mentre Jace baciava le guance di suo figlio.
"So che lo farai," rispose il principe e poi si incamminò verso la radura dove Vermax lo aspettava.
Jonnel regalò uno sguardo a Viserys che rapido lo strinse in un abbraccio e poi si arrampicò su per il fianco di Syrax mentre Cregan posava una mano contro la schiena del figlio, allontanandolo dal drago della Regina Nera e portandolo più vicino alle mura.
Gli posò le mani sulle spalle, i suoi occhi fissi nei suoi nonostante Rickon stesse facendo l'impossibile per attirare l'attenzione del genitore.
"Ti affido Grande Inverno. So che farai un ottimo lavoro in mia assenza," gli disse sollevando una mano per potergli accarezzare il viso.
Jonnel annuì secco, Rickon che si era appoggiato al suo petto, i ricci scuri che gli accarezzavano il mento.
"Ci penso io. Farò del mio meglio," assicurò il Giovane Lupo.
Cregan gli sorrise e chinò il capo, unendo la fronte alla sua poi si sollevò e gli baciò il centro della fronte, facendo altrettanto con Rickon che si era aggrappato alla sua barba, accarezzandola con amore.
"Staremo via meno di due mesi. Andrà tutto bene," assicurò Cregan allontanando la mano di suo figlio minore dal suo viso.
Jonnel annuì ancora, gli occhi fissi su Syrax che lenta stava camminando verso la pianura, lì dove avrebbe potuto levarsi in volo senza causare danni. Le lunghe trecce di Viserys erano mosse dal vento e così il suo mantello.
"Baderò io a lui," disse Cregan seguendo lo sguardo di suo figlio.
Jonnel si sentì arrossire ma annuì, guardando suo padre allontanarsi insieme ai suoi uomini.

Era da troppo che non mettevo piede a Driftmark, pensò mentre Dreamfire sorvolava il mare. Le zampe posteriori che sfioravano le onde e gli schizzi freddi che bagnavano il viso rosso del principe. Teneva Nira e Baelon stretti contro il petto, entrambi silenziosi e calmi, felici di poter volare con il loro omega.
Dreamfire sbuffò e piombò a terra, l'erba schiacciata sotto il suo peso e il terreno caldo contro la sua pelle.
Luke si guardò attorno, gli occhi grandi e fissi su quell'isola che avrebbe dovuto essere sua e che ora apparteneva a suo fratello. Fratello che aveva richiesto la sua presenza.
L'aria che veniva dal mare era calda e gli accarezzava le guance, scompigliando i capelli neri e lunghi fino alle spalle.
Nyra starnutì contro il suo petto e Luke abbassò lo sguardo, sorridendole. Aveva lasciato i suoi figli maggiori in compagnia di Aemond e sapeva che suo marito si sarebbe preso ottima cura di loro.
"Siamo arrivati, mia piccola fiamma," sussurrò sfregando la punta del naso contro il suo, ignorando suo figlio minore che dormiva pacifico, una guancia premuta contro il suo petto e una chiazza di saliva a bagnargli la camicia.
Scivolò giù dalla sella di Dreamfire e sbadigliò sonoramente. Il viaggio non era stato lungo ma la sua schiena iniziava a fare male. I gemelli crescevano sempre di più e presto non sarebbe più riuscito a portare entrambi in braccio allo stesso tempo.
I suoi piedi affondarono nell'erba alta e silenzioso si incamminò verso la spiaggia, ignorando completamente il palazzo. Sapeva che era in riva al mare che avrebbe trovato suo fratello, l'aveva visto passeggiare insieme al piccolo Aemon che su gambe instabili muoveva i primi passi.
Mentre volava sopra l'isola aveva visto una nave ormeggiata al porto. Pareva essere lì da diverso tempo, le vele ammainate e di un colore bianco intenso, prive di qualsiasi stemma. Dunque non era né una nave mercantile né una nave dei Velaryon.
Baleon sbadigliò e spinse i pugni contro il suo petto, facendosi più comodo nello stretto marsupio, i piedi che toccavano quelli di sua sorella.
Luke gli premette una mano contro la schiena e i suoi piedi affondarono nella sabbia, le onde che fresche cantavano contro le sue orecchie e i gabbiani che volavano bassi, banchettando con piccoli pesci che si spingevano fino alla riva.
"Questa è l'isola dove è nato mio nonno," spiegò Luke mentre camminava sul bagnasciuga, le onde che sfioravano i suoi stivali e l'odore di sale che gli riempiva le narici. Piccole conchiglie bianche si intravedevano nella sabbia e Luke ne raccolse un paio, deciso a creare due collane per i propri figli.
Amava chiacchierare con i suoi figli più giovani, forse perché erano ancora troppo piccoli per fargli delle domande.
"Tanti anni fa ero il suo erede. Ma poi vostro padre mi ha sposato e ora l'isola appartiene a zio Joff," spiegò ancora leccandosi le labbra.
Prese un profondo respiro e tutto ciò che sentì fu la libertà di quel luogo, l'aria fresca e il vento che gli accarezzava il viso. Non era uno sciocco, sapeva che suo fratello aveva milioni di responsabilità ma sapeva anche che avrebbe ceduto tutto pur di avere un singolo giorno da passare al suo posto.
Camminò a lungo e finalmente intravide l'alta figura di suo fratello che si stava inginocchiando nella sabbia, guardando Aemon che con i piedi immersi nell'acqua sollevava alti schizzi, le guance rosse e piene e i capelli ricci che gli arrivavano fino alle orecchie.
"Joff!" esclamò Luke e suo fratello sollevò gli occhi, sorridendogli grande.
"Luke!" rispose lui e poi posò una mano sulla spalla di Aemon, evitando che finisse con il viso in acqua. Il bimbo ridacchiò e poi mise i piedi nella sabbia, facendo qualche passo avanti e poi cadendo sul sedere.
"Cresce così in fretta," commentò quando le punte dei suoi stivali sfiorarono i piedi scalzi del nipote. Joff lo strinse in abbraccio, facendo attenzione a non urtare accidentalmente il figlio che se ne stava pacificamente seduto sopra un cumulo di sabbia.
"Anche i tuoi gemelli!" esclamò lui abbassando gli occhi sui bambini che aveva visto appena dopo la loro nascita e poi mai più. Era stato così occupato nel suo ruolo come Signore di Driftmark da non avere il tempo di fare visita a suo fratello.
Luke abbassò lo sguardo su di loro immediatamente notò Aemon che con le braccia alzare apriva e chiudeva le mani, come se volesse vedere ciò che lo zio aveva contro il petto.
L'omega ghignò e si inginocchiò nella sabbia.
"Loro sono i tuoi cugini. Lui è Baelon e lei è Nyra," disse indicando prima l'uno e poi l'altra.
Aemon si arrampicò sulle sue ginocchia e Luke gli premette una mano contro la schiena, aiutandolo a tenersi in equilibrio mentre il nipote osservava i suoi cugini. Aveva le sopracciglia aggrottate e le guance gonfie. Prima guardò Nyra ma non parve colpito dalla bellezza di sua cugina e distolse lo sguardo, osservando invece il cugino. Sollevò una mano e accarezzò i suoi capelli bianchi.
"Gevie!" esclamò premendo le mani contro le guance.
Joffrey scoppiò a ridere e prese suo figlio in braccio, baciandogli la testa coperta da ricci bruni.
"Sì Aemon, i tuoi cugini sono davvero bellissimi," disse Joff e poi porse una mano a Luke, aiutandolo a rimettersi in piedi. Insieme, mano nella mano, si incamminarono lungo la spiaggia, riempiendo il silenzio con chiacchiere e racconti.
"Dov'è Daeron?" domandò Luke guardandosi attorno.
"Fa le mie veci a palazzo. Nulla di importante ma ha voluto lasciarci del tempo da soli," spiegò Joff premendo la guancia contro i capelli di suo fratello maggiore.
Luke sorrise e chiuse brevemente gli occhi, lasciando che fosse suo fratello a guidarlo lungo la spiaggia, le onde che lo cullavano e il battito regolare dei suoi figli contro il suo petto.
"Aspetto un bambino," sussurrò Joff interrompendo la propria marcia.
Luke strabuzzò gli occhi e fissò lo sguardo nel suo.
"Davvero!?" domandò prendendo le mani di lui nelle proprie.
Joff annuì, le labbra piegate in un sorriso pieno di denti e le guance un poco rosse.
"Da un mese più o meno..." sussurrò abbassando lo sguardo sulla propria pancia.
Aemon, che aveva nuovamente affondato i piedi nella sabbia, applaudì ridendo.
Luke lo prese in un abbraccio, affondando il viso contro il suo collo. Joff fece altrettanto, le mani strette contro la sua vita e il naso nascosto contro i suoi capelli.
"Sono felice per te," gli disse quando si separarono.
Joff sorrise e annuì. Poi abbassò lo sguardo su suo figlio e lo prese in braccio, baciandogli le guance.
"Sarà più facile ora che so cosa si prova," disse passando una mano tra i capelli scuri di suo figlio.
Luke gli sorrise. Non volle dirgli che avrebbe comunque sofferto durante il parto e la gravidanza. Preferì lasciare che suo fratello lo scoprisse da solo.
"È per questo che volevi vedermi?" domandò premendo il palmo contro la pancia piatta di Joffrey.
Suo fratello scosse il capo e prese la sua mano nella propria, riprendendo a camminare nella sabbia.
Luke aggrottò le sopracciglia, gli occhi curiosi e fissi sul suo profilo. Distolse lo sguardo quando realizzò che suo fratello stava guardando qualcosa davanti a loro, i grandi occhi viola scuro che non si allontanarono mai da quella direzione.
Un uomo stava arrivando dalla direzione opposta. Era alto, molto più alto di Aemond e robusto, dalle braccia possenti e coperte di vene. I lunghi capelli bianchi lasciati sciolti e smossi dal vento.
"Mio Signore," salutò lui porgendo un cenno del capo a Joffrey.
Non un inchino, notò Luke inclinando il capo.
"Luke, lui è Addam di Hull... figlio di nostro padre Laenor," sussurrò Joffrey e Luke fissò gli occhi in quelli viola di Addam.

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