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Il 'click' della mia macchina fotografica mi rimbomba nella testa da tutto il pomeriggio. Strizzo l'occhio sinistro per l'ennesima volta, mentre metto a fuoco l'obiettivo.
Individuo maschio, altezza nella media, cinquantaquattro anni, capelli folti e brizzolati, denti macchiati dal fumo, profondi solchi sul viso nonostante l'età non ancora avanzata. Completo blu cobalto, camicia bianca e cravatta rossa, ornata da delle righe blu notte.
Mr. Richard Bennet, imprenditore newyorkese con un conto in banca con tanti zeri quante sono le sue amanti. Con una mano sorseggia il suo espressino lungo, mentre con l'altra controlla freneticamente l'orario sul suo Rolex dal valore di almeno ventimila dollari. Quadrante grande e verde, placcatura in oro. Sì, saranno decisamente più di ventimila.
Dopo circa quaranta minuti di appostamento dietro una colonna di quella caffettiera, finalmente accade ciò che speravo: una donna si avvicina a lui con un passo molto sensuale e svelto, mentre le sue pronunciate curve fasciate da una gonna tubino grigia si muovono da una parte all'altra, quasi seguendo un ritmo.
Delle Jimmy Choo color cipria contribuiscono alla sua figura slanciata, mentre una camicetta bianca e leggermente sbottonata dà il libero sfogo alle fantasie. Grandi occhiali da sole, Dolce&Gabbana presumo, le coprono il viso chiaro e truccato al punto giusto. Il rossetto rosso e i capelli corvino scalati e ondulati sono il pezzo forte del suo look.
Non credo che la moglie sia speranzosa di vederle queste foto, penso, lasciandomi scappare un piccolo sorriso rammaricato.
Uno, due, tre scatti. Non mi perdo nulla, nemmeno un movimento.
Lei parla, parla e ancora parla, mentre lui sembra rapito dai suoi atteggiamenti, limitandosi ad annuirle ogni tanto.
Si alzano insieme dalle sedie. Bene, il momento è arrivato. Si avviano verso l'uscita, ed io seguo la scena da una delle finestre del locale. Come previsto, entrambi entrano nella berlina nera di Bennet, e nel momento in cui accende il potente motore, raggiungo la porta anche io, per prendere la mia moto e seguirli nel loro albergo. Guardo l'orologio e, come previsto, sono le diciotto in punto. Né un minuto in più, né uno in meno. Bennet è così prevedibile.
Apro la maniglia di quella porta di legno scuro, ma mi imbatto in un uomo molto più alto di me e dal viso sconosciuto. Sulla trentina d'anni, all'incirca. Non sembra né sorpreso, né spaventato da quello scontro.
Guarda in basso per vedermi in viso, e con un sorrisetto strafottente mi fissa.
"Signorina Neri?" chiede, puntandomi il dito contro, in cerca di conferma.
"Mi scusi, ho da fare." rispondo frettolosamente, lanciando un'occhiata da una delle finestre per assicurarmi che la mia vittima abbia acceso il motore della sua auto e abbia iniziato a procedere lungo il viale.
Cerco di scansarlo, ma mi strattona per il braccio, innervosendomi.
"Che cosa vuole?" sono visibilmente irritata.
"Piacere, Cooper, James Cooper." e mi tende la mano. "Ho un incarico per lei."
"Come mi conosce?" ribatto diffidente, tenendo le braccia conserte.
"Si dice che lei sia una delle migliori investigatrici private, qui a Brooklyn." bisbiglia con discrezione.
"Oh si, ora ho capito!" mi rilasso. - "Lei deve essere il solito marito o fidanzato frustrato e paranoico convinto che la propria consorte lo tradisca con uno più giovane, ricco e attraente. Dico bene?" chiedo con un tono sarcastico.
Si lascia scappare una risata piuttosto arrogante. "No, signorina..." gesticola con la mano, come per chiedermi di aiutarlo a ricordarsi il mio nome.
"Elisabetta."
Schiocca le dita. "Ah, sì giusto, Elizabeth."
Scuoto la testa. "No, Elisabetta, sono..."
"...italiana, lo so." mi interrompe lui. "Classe novantacinque, ventidue anni, diplomata con il massimo dei voti alla Morgan High School dell'Upper East Side. Ha vissuto un'intera vita in una casa famiglia di Roma, da quando i suoi genitori sono entrambi morti in un incidente stradale, vent'anni fa. Il caso Neri, se lo ricordano tutti... si dice che la perdita di controllo del veicolo da parte di suo padre Luigi fu causa di un guasto al motore, pensi un po'. Ma tutti sapevano che in realtà era un alcolista cronico, o sbaglio? In ogni caso lei, figlia unica, quel giorno era in auto con i suoi familiari, ma è miracolosamente rimasta illesa.
Poi, raggiunti i diciotto anni, è partita alla volta di New York, dove ha terminato gli studi, e da tre anni viene ingaggiata per cogliere in flagrante coniugi traditori. Parla italiano, inglese, spagnolo, tedesco e attualmente sta studiando la lingua araba, mi dicono che la sta appassionando molto. Inoltre so che è cintura nera di karate ed ha anche una buona mira con la pistola. Ma mi corregga se sbaglio."
Rimango sbalordita da tutte queste informazioni in suo possesso.
"Un po' sprecata per fare servizi fotografici agli adulteri di turno, non crede?" chiede, con tono provocatorio.
Sbuffo. "Arrivi al punto: cosa vuole da me?"
Mi fa cenno di seguirlo e accomodarmi ad uno dei tavoli, per poter dialogare più privatamente. "Siamo colleghi, Elisabetta. Un tempo lavoravo per l'FBI, ma ora sono a disposizione di due delle più importanti riviste scandalistiche italiane e statunitensi."
Scoppio a ridergli in faccia. "In poche parole sei un paparazzo, quindi?"
Nonostante ciò mantiene la calma non rispondendomi male, questa battuta deve averla sentita già troppe volte. "Hai mai sentito parlare de Il Volo?"
"Di chi?" chiedo stranita.
"Il Volo, il gruppo di tenori che due anni fa vinse il Festival di Sanremo."
"Ah, interessante..." commento ironica. "C'è gente che ancora segue quella roba in Italia?" chiedo, facendomi scappare una risata.
"Quando hai finito avvisami."
Torno seria. "Vabbè e quindi? Cosa c'entro io con questi tipi?"
"Sono molto conosciuti e seguiti nel tuo paese, vogliamo preparare lo scoop dell'anno."
"Scusa ma perché proprio io? Non avete nessuno che lo possa fare?"
"Non dovrai semplicemente scattare foto da dietro una pianta. È un lavoro di spionaggio vero e proprio. Cambierai nome, sarai sotto copertura, dovrai fingerti e farti assumere come nuova assistente del loro manager. Starai tutto il tempo con loro, ovunque, sentirai tutto ciò che diranno, immortalerai ogni momento che potrebbe creare scandalo." mi spiega, sorseggiando la sua tazza di caffè americano appena servita.
Rimango a riflettere in silenzio, per qualche istante. "Ma seriamente? Per questi tizi? Manco per Beyoncé pensano roba così diabolica."
"Saranno anche degli sfigati e tutto quello che vuoi, ma hanno una potenza mediatica spaventosa. Le ragazzine li rincorrono come fossero gli One Direction..."
Scoppio a ridere. "James, amico, seriamente?"
"Prima di tutto, non siamo amici. E poi sai parlare italiano, tutte le nostre infiltrate donne non conoscono questa lingua, in quanto straniere. Anzi... no, ora che ci penso, abbiamo un'investigatrice italiana. Cristina, mi pare..." si gratta la testa per cercare di ricordare.
"Ecco, sapevo che avresti trovato una sostituta."
"Ah già, è stata arrestata il mese scorso." risponde, tornando a sorseggiare il suo caffè.
"Povera, era così brava... in redazione portava le lasagne ogni settimana."
Sbuffo stufa e mi alzo dalla sedia, prendendo il casco della mia moto e il mio zaino nero. "Ma perché continuo a perdere tempo qui?"
Apro la porta del locale e mi avvio verso il parcheggio. Cooper mi segue, cercando di raggiungermi.
"Ti offriamo quarantamila dollari." esclama da lontano, stoppando improvvisamente la mia fuga. Rifletto qualche secondo, per poi girarmi verso di lui. "Più bonus in base alla qualità dello scoop e delle foto." continua, nel frattempo raggiungendomi e porgendomi un biglietto da visita. "Chiamami e fammi sapere se sei disponibile." conclude, allontanandosi.
Lo osservo da lontano, per poi salire e ripartire sulla mia moto. Ora ho un altro incarico da portare a termine.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora