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Questa situazione mi angoscia parecchio. Tiro un sospiro di stanchezza e ad occhi chiusi afferro il cellulare.

-Il meglio deve ancora venire.-

Mi vesto in fretta e lascio la stanza, per andare a prendere una boccata d'aria. Fortaleza è l'ennesima caotica metropoli. Spazi diversi, condizioni diverse, ma scenari sempre uguali: strade caotiche e trafficate, che non ti lasciano respirare. Un po' mi manca l'ambiente più tranquillo che si respirava in Italia.
Mi armo di cellulare, sfoglio la rubrica e faccio partire la chiamata.
"Josh?"
"Neri."
"Hai scoperto qualcosa?"
Sospira. "Ci sto ancora lavorando, e devo dire che si sta rivelando parecchio complesso, persino per il sottoscritto."
"Che vuoi dire?"
"Il tipo è un professionista, roba da servizi segreti."
"Benissimo!" esclamo ironica. "Ho bisogno di sapere chi è, ad ogni costo."

[...]

"Sicura di essere sveglia?"
Annuisco passiva. Piero si siede accanto a me, con la colazione nel piatto. Mi scruta ogni tanto, non dice nulla.
"Stai bene?" mi chiede dopo un po', stranito dal mio insolito silenzio.
"Si, sono solo stanca." distolgo lo sguardo da quel punto fisso.
Mi guarda amareggiato. "Se vuoi parlare con qualcuno, con me puoi farlo sempre, lo sai."
Questa volta lo guardo e gli rivolgo un sorriso dolce. "Lo so, Piero. E non ti ringrazierò mai abbastanza per questo."
Il nostro momento viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare: con mia sorpresa è Margherita.
"Dimmi..." mi blocco in tempo prima di chiamarla con il suo vero nome, c'è Piero. "...Vane."
"Ehi, potremmo parlare un po'?" la sua voce è tremolante, mi spaventa subito.
"Si, si, certo." prontamente mi alzo dalla sedia e afferro la chiave della stanza.
"Ti aspetto fuori."
"Che è successo?" Piero si preoccupa, non appena vede la mia reazione strana.
"Niente, fatti di ragazze, non preoccuparti. Ci vediamo dopo." fingo un sorriso per rassicurarlo e corro verso l'uscita della sala, nella quale mi imbatto in Ignazio. Mi esce quasi spontaneo guardarlo arrabbiata, ma dal suo sguardo capisco che lui non c'entra nulla.
"Ehi Emma, hai visto Vane?" mi chiede. "Mi ha detto che scendeva a fare colazione."
"Si, non preoccuparti, usciamo un attimo per farci un giro, torniamo subito, tranquillo." rassicuro pure lui e scappo senza dargli ulteriori spiegazioni.
Mi dirigo fuori, appena uscita dalla grande porta girevole in vetro. Lei è lì, appoggiata al muro. Si soffia il naso con il fazzoletto ormai consumato e distrutto. Il suo viso è rosso di pianto.
"Cos'è successo?" le chiedo preoccupata, ma prima mi viene spontaneo abbracciarla forte per farla calmare un po', ma ottengo solo l'effetto opposto. Rincomincia a piangere, più forte di prima, e capisco che la situazione è seria.
"Shh, basta." sussurro, asciugandole il viso con un fazzoletto.
"Grazie." bisbiglia tra i singhiozzi.
Le rivolgo un sorriso rammaricato, e la porto in disparte. Fortaleza ha un bellissimo lungomare. Ci sediamo su una panchina, io aspetto che lei dica qualcosa. Spero che un po' di aria fresca l'aiuti in qualche modo.
"Ti sei calmata ora?"
Annuisce, e tira su con il naso. Rimaniamo in silenzio ancora qualche istante. L'unico rumore percepibile è quello delle onde, mischiato ad un brusìo di sottofondo dei passanti.
"Vado via."
"Come scusa?" non mi paiono vere quelle parole. Non capisco. Mi ci vuole un po' per mettere a fuoco la situazione.
Non mi guarda negli occhi, ha le gambe incrociate e gioca con i lacci delle sue scarpe. "Hanno trovato un qualcosa a mio padre, nell'addome, e..."
Mi porto una mano alla bocca. "Oddio, Meg..."
"Non so ancora di preciso cos'abbia, ma mia madre ha bisogno di me. Mio padre, ha bisogno di me. È in ospedale e mia madre passa tutto il tempo con lui, serve che qualcuno gestisca la pizzeria. E se è grave? È mio padre, e io non voglio nemmeno immaginare se..."
Non le lascio finire la frase, scoppia di nuovo in un fiume di lacrime. La stringo forte, avvolgendola nella mia felpa. "Non lo dire neanche per scherzo, capito? Non ci pensare."
"Ignazio, dovrò lasciare Ignazio..."
Sospiro, non le dico nulla. Niente piani sta volta. Dovrà dire addio ad Ignazio in anticipo per ovvi motivi, e non ce nulla che possa fare questa volta.
"Lo dico a Torpedine tra poco, rassegno le dimissioni e domani parto."
Annuisco dispiaciuta. "Come hai intenzione di fare con... Ignazio?" chiedo discreta.
"Cosa devo fare? L'unico modo è lasciarlo, ferirlo. E ciò mi uccide, perché pur di non farlo stare male soffrirei io per lui. Dio, Liz, io lo amo così tanto..."
La stringo di nuovo, questa volta per coprire le mie, di lacrime. Piango, piango per tutto: per lei, per suo padre, per Ignazio, per il suoi sentimenti.
E forse, anche per me.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora