Le foto di me e Nicholas al ristorante compaiono a schermo intero sul mio smartphone. Mi si annebbia la vista, le gambe mi tremano. Mi accascio per terra, scivolando contro il muro, per poi riprendere un minimo di coscienza.
-Pensavi di esserti sbarazzata di me?-
Solito numero sconosciuto. Il cuore mi batte molto forte, ho la tachicardia. Stringo tremolante il cellulare tra le mani, in preda al panico. Non ho la minima idea di chi sia e di quanto possa essere pericolosa per la mia carriera e la mia vita questa persona. So solo che cercherà in ogni modo di farmi separare da Gianluca, poco ma sicuro. Mi interrogo però ancora su chi possa essere così meschino da volere ciò, in quanto le persone che conoscono la nostra relazione si possono contare sulle dita delle mani. L'improvviso squillo della suoneria mi fa sobbalzare: questa volta è proprio lui, Gianluca. Immagino sarà preoccupato, non lo chiamo da un giorno intero.
Il mio pessimo modo di recitare non riesce a celare la mia voce tremolante e preoccupata, per quanto cerchi di non fargli sospettare nulla.
"Amore, sicura di stare bene?"
"Sì Gian, non preoccuparti."
"Mah, non sembra..." risponde perplesso, non se l'è bevuta. "Dai, finalmente domani ci vediamo."
"Sì, fantastico." rispondo con un tono più sollevato, più sereno.
"Dio solo sa quanto ho voglia di stringerti, baciarti... Da domani recuperiamo!" ride malizioso.
Riesce a strapparmi una risata. "Sicuramente! Come va da te li? Che fai con Melissa?"
"Qui tutto bene, mia madre sta già addobbando la casa per Natale. Ah, e, a proposito, ti saluta."
"Dille che ricambio."
"Con Melissa tutto okay, ha legato molto con tutti quanti, anche con me. Non sarai mica gelosa, Alto?" mi chiede, con un tono provocatorio.
"Assolutamente no, Ginoble, figurati." rispondo scherzosamente, in realtà lo sono un po'.
Parliamo del più e del meno, di cazzate o vicende strambe dei suoi amici. Per trentaquattro minuti di telefonata è stato capace di non farmi pensare a nulla. C'eravamo solo io e lui. Per quanto sia io in realtà a proteggerlo, mi trasmette un senso di sicurezza unico. Ci passerei giorni, mesi, anni, tra le sue braccia. Con lui non ho mai paura. Con lui sono invincibile. Forse, la mia vera vincita è lui.[...]
Cammino a passo spedito lungo Wall Street illuminata e decorata dei primi addobbi natalizi, camuffandomi il più possibile con gli occhiali da sole e il cappuccio nero sulla testa. Mi guardo intorno con aria sospettosa, per assicurarmi che nessuno mi stia pedinando. Difficile da capire però, se ti trovi a New York, dove su un solo marciapiede circolano centinaia di persone. Finalmente arrivo a destinazione. Citofono e con un cenno saluto la receptionist all'ingresso.
"Posso esserle d'aiuto, signorina Neri?" mi chiede la donna, alle prese con il telefono, appena mi vede affacciata al bancone.
"Il signor Burton è nel suo ufficio?"
Annuisce e a passo deciso percorro tutto il lungo corridoio grigio e cupo dell'agenzia, destreggiandomi tra segretari indaffarati che corrono da un ufficio all'altro a colleghi di lavoro. Mi fermo davanti alla terzultima porta, dall'altra parte dell'edificio rispetto al mio ufficio. Spalanco la porta nera senza pensarci due volte.
"Josh!" esclamo, puntando il dito contro la sua poltrona girevole di pelle nera, nel frattempo rivolta verso la finestra.
Si gira lentamente, per poi rivolgermi il suo solito sguardo infastidito.
"Neri." risponde lui con indifferenza, tenendo unite le dita, le une contro le altre, come se avessi interrotto i suoi pensieri. "Ma tu guarda, chi non muore si rivede. In che parte d'America o del mondo ti avevano spedita questa volta?"
Alzo gli occhi al cielo, e senza che neanche me lo chieda mi siedo di fronte a lui, appoggiando computer e cellulare sulla scrivania. "Devi farmi un favore."
"Sarebbe?" controbatte con il suo solito tono nasale, sistemandosi la grande montatura nera degli occhiali.
"Devi rintracciarmi un numero sconosciuto, mi manda messaggi che... si vabbè, insomma, si tratta di lavoro."
"E perché non lo fai tu?"
"Perché non lo so fare, forse?" controbatto sarcastica.
Noto che gli occhi gli si assottigliano, e la fronte è ancora più corrugata. Meglio non farlo innervosire, non oggi.
"...e perché sei il migliore hacker ed esperto di informatica che io conosca!" ammetto esasperata.
Sorride soddisfatto. "Beh, modestamente, sono il migliore qui, ma questo si sapeva già..."
"Sì, sì, sei bravo, tutto ciò che ti pare, ma mi aiuti o no?!"
Ci pensa un po'. "Da dove iniziamo?"[...]
"Ti farò sapere in questi giorni." mi comunica, socchiudendo il suo pc portatile e rivolgendomi il suo sguardo dopo più di mezz'ora passata a battere freneticamente le dita sulla tastiera.
"Grazie, Josh." concludo, raccattando le mie cose e facendogli un piccolo sorriso per educazione.
"Non saprei proprio come sdebitarmi."
"Oh si, io invece credo di saperlo." risponde, aprendo un cassetto e porgendomi una foto di una ragazza.
"Miranda Davis? Ma chi, la tipa inglese che lavora qui da marzo?" gli chiedo allibita.
"Affermativo." risponde soddisfatto.
"Tralasciando quanto trovi inquietante che tu abbia in qualche modo una sua foto nel cassetto, cosa dovrei fare io?"
"Devi convincerla ad accettare il mio invito a cena."
Scoppio a ridere. "Si, certo, come no!" - esclamo ironica, aprendo la porta.
"Guarda che ci conto, eh!" lo sento urlare dalla stanza, mentre io sto per chiudere la porta alle mie spalle.
"Contaci!"[...]
Gli aeroporti mi provocano un'ansia incredibile. Ancora di più in questo caso, che sto aspettando i ragazzi: non ero più abituata a passare più di mezza giornata senza di loro!
Guardo il grande tabellone degli arrivi del J.F. Kennedy con trepidante attesa, camminando avanti e indietro. Il loro aereo dovrebbe essere atterrato da pochi minuti. La grande folla che attornia l'uscita dei passeggeri non mi permette di scorgere i loro volti.
"Aspetti qualcuno?"
Quella voce la riconoscerei tra mille. Sorrido istintivamente, ancora di spalle. Mi giro lentamente e lo vedo, con gli occhiali da sole e il ciuffo scompigliato, in tutto il suo splendore. Riesco a scorgere anche gli altri, che lo raggiungono. Lo guardo e mi sorride.
"In effetti sì... Sono l'assistente di tre idioti, sai dove sono?" inarco il sopracciglio, cercando di mantenere un'espressione seria, ma per poi scoppiare a ridere subito dopo. Mi raggiunge e finalmente mi stringe forte tra le sue braccia, sollevandomi in aria.
"Tre idioti ma sei stata conquistata da uno di loro." sussurra al mio orecchio, facendomi sorridere. Gli lascio un piccolo bacio sul collo per poi raggiungere tutti gli altri.
"Bene, assistente! Ti sei divertita in questi giorni?" mi chiede Piero, dopo avermi salutata calorosamente come tutti.
"Tutto bene. E voi, tutto okay?"
"Noi siamo stati benissimo." annuncia Ignazio, mettendo un braccio attorno al collo di Meg.
"Noi invece siamo stati insieme tutto il tempo! Vero Gian?" s'intromette Melissa, che ricorda con gioia quei momenti.
"Proprio così." risponde sereno, per poi metterle un braccio attorno alla vita e darle un bacio sulla guancia.
"Siamo stati con i suoi amici, siamo andati al ristorante sul mare, in discoteca, abbiamo visto dei film..." lei elenca il tutto sulle dita della mano, con una certa spensieratezza.
"Scusate, possiamo andare?" chiedo al gruppo, con un sorriso tirato.
"Ah, no, aspettate!" ci ferma la bionda, frugando nella sua borsa.
Tira fuori la sua videocamera professionale, e l'accende subito.
"Dobbiamo documentare nel video diario la ripresa del tour!" si giustifica lei, tra gli sbuffi contrariati del gruppo.
Pochi secondi e subito incomincia a parlare, con il suo solito sorriso smagliante e la voce squillante. Riprende dei Piero, Ignazio e Gianluca visibilmente stanchi, che a monosillabi raccontano ciò che stiamo facendo.
"...Ed infine c'è Emma!" mi inquadra, e io rispondo con un cenno di mano.
Rivolge nuovamente la telecamera su di se, con una felicità tale che mi dà sui nervi. "Bene, ora noi andiamo in albergo a riposare. E domani... Città del Messico, arriviamo!"[...]
"Mi sei mancata." mi bacia il dorso della mano intrecciata con la sua, mentre mi tiene stretta tra le sue braccia.
"Anche tu, tanto." rispondo, baciandolo sulle labbra.
"Che hai fatto in questi giorni?"
"Ah, beh, niente di che... sono andata al matrimonio di una mia amica, e ho rivisto molte persone che non vedevo da parecchio tempo."
"Giorni tranquilli quindi."
"Diciamo di sì." rispondo poco convinta. - "Tu invece hai avuto giornate molto movimentate con Melissa..."
Mi guarda, con fare offeso. "Sono stati solo giorni tra amici, abbiamo costruito un bel rapporto. Sai, lei non è male, dovresti conoscerla meglio."
Scrollo le spalle. "A me non sembra."
"Che c'è, sei di nuovo gelosa?"
"Gianluca io sto con te, è ovvio che lo sia almeno un minimo."
Scoppia a ridere, e ciò un po' mi infastidisce. "Lo trovi così divertente?"
"Sì! Perché la tua gelosia non ha alcun senso. Io ti amo, ti basta questo per non farti complessi su ogni ragazza che mi si avvicina?"
Scuoto la testa, per poi sedermi sul materasso. "Gianluca, non so quanto altro tempo staremo assieme. Certo, vorrei il più possibile, però..." sospiro, non volevo arrivare a pensare di nuovo a questo. "Sappi che qualunque cosa accada, io non smetterò mai di essere gelosa. Mai, e di questo ne sono certa."
Sorride stupito, guardandomi con occhi che brillano, quasi commossi... occhi innamorati. Sì, lui mi ama. E su questo non ho dubbi.

STAI LEGGENDO
Photograph || Il Volo
Fanfiction"[...] E poi, alla fine, sì, mi sono innamorata. Mi sono follemente innamorata di una persona che non avrei mai pensato di poter amare. E sai come l'ho capito? Da quando vidi che in quegli occhi verdi ci ritrovavo me stessa. In quegli occhi ho ritro...