10.

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"Bentornato a casa, amore mio!"
La mamma di Gianluca lo accoglie alla porta, sorridente e raggiante, mentre si fionda tra le sue braccia. Lui ricambia il lungo abbraccio, per poi staccarsi un po' imbarazzato e presentandomi. "Mamma, lei è Emma, la..."
"... la tua ragazza?" lo interrompe, nel tentativo di anticiparlo, euforica.
"No!" esclamiamo all'unisono. Il solo pensiero mi dà alla nausea.
"Sono la nuova assistente de Il Volo, signora." la correggo educatamente, mantenendo la calma.
"Oh, scusami cara... piacere, come avrai visto, io sono la mamma di Gianluca." mi porge la sua mano e me la stringe calorosamente.
"Emma Alto, signora Ginoble, il piacere è tutto mio."
"Chiamami pure Leonora."
Le sorrido, sembra molto gentile.
Lancio un'occhiata a Gianluca e lo vedo fare un'espressione schifata, per via dell'eccessiva cordialità tra me e sua mamma. Sbuffa. "Mamma, Emma si fermerà qui da noi per una settimana."
"Ah, va bene, non c'è problema! Mio marito Ercole già lo conosci, immagino." annuisco alla sua affermazione. L'ho già conosciuto prima, quando è venuto a prenderci dall'aeroporto di Roma per portarci fino qui, a Montepagano.
"Mio figlio Ernesto lo conoscerai dopo, è ad una partita di calcio ora." mi sorride.
"Vieni, ti mostro la stanza degli ospiti! Ah, Gianluca, figlio mio, se me l'avessi detto prima... avrei preparato qualcosa per darti il miglior benvenuto qui a Montepagano, cara!"
"Oh no, Leonora, grazie, non si preoccupi, davvero."
Mi sorride rassicurata e si avvia verso il corridoio, fermandosi di colpo. "Ah, Gianluca, caro, potresti prendere le valigie di Emma?"
"Si, mamma." risponde seccato, mentre io mi trattengo dal ridergli in faccia.
"Iniziamo alla grande questa convivenza." sussurra sarcastico al mio orecchio, facendo spuntare un sorriso compiaciuto sul mio viso.

[...]

La stanza degli ospiti di casa Ginoble è piccola ma molto familiare. Il parquet scuro fa da contrasto con le pareti color panna, ornate da quadri di paesaggi. La mia attenzione viene catturata dalla cassettiera, anch'essa scura, con tante foto incorniciate appoggiate sopra. Una foto di Gianluca da piccolo con suo fratello attira la mia attenzione: sorrido spontaneamente, ha un'espressione così innocente e dolce.
Apro la valigia e inizio a sistemare le mie cose, quando qualcuno subito dopo bussa alla porta ed entra.
"Emma?" la voce di Gianluca rimbomba per la stanza.
"Sì?" chiedo, girandomi di scatto verso di lui.
"Domani verso le dieci vado in spiaggia. Vuoi venire?"
"Si, certo." gli sorrido.
"Bene." accenna un sorriso. "Beh, buonanotte allora."
"Buonanotte." rispondo un po' imbarazzata, entrambi abbiamo poco da dirci.
Ci fissiamo qualche istante, fino a quando lui non prende l'iniziativa e va via, chiudendo la porta alle sue spalle.

[...]

"Emma, svegliati!" mi ordina Gianluca, spalancando la finestra e facendo entrare tutta la luce in camera.
"Ma che problemi hai?!" mi lamento, mettendo il cuscino sopra la testa.
"Sono le nove e mezzo, tra mezz'ora me ne vado. Se ci sei bene, sennò affari tuoi."
"E se volessi andarmene per fatti miei? Non dipendo da te, ciccio."
"No, è vero, hai ragione, sai cosa cosa c'è? La spiaggia di Roseto è fantastica da raggiungere a piedi da qui, sotto al sole cocente, in soli quanti? Sette chilometri? Oh, non ha importanza, vedrai che ti divertirai!" esclama con un finto tono entusiasta.
Sbuffo scocciata e mi alzo, ritrovandomelo davanti. Lo guardo male.
"Acido." affermo infastidita.
"Imparo in fretta dai migliori." sorride furbamente, facendomi innervosire ancora di più.
Mi preparo e infilo degli shorts e un top sopra al costume, per poi raggiungere la cucina, dove trovo lui e suo fratello Ernesto seduti a tavola, per la colazione.
"Ciao." mi saluta suo fratello. "Io sono Ernesto." afferma, stringendomi la mano.
"Piacere, Emma." gli sorrido, per poi prendere posto a tavola.
"Hai già sentito gli altri?" chiede Gianluca, riferendosi ai loro amici, credo. Ernesto annuisce.
"Alle ventitré allo stesso posto di fronte alla spiaggia, come sempre."
"Perfetto." sorride soddisfatto. Ascolto i loro discorsi interessata, ma senza dare troppo nell'occhio. Chissà, magari stasera è la serata buona per catturare qualcosa di interessante.
Finiamo di mangiare e io e Gianluca ci alziamo dalle nostre sedie, salutando Ernesto e uscendo di casa.
In macchina l'atmosfera è piuttosto fredda, non sappiamo cosa dirci, visto che ci conosciamo da poco, e per quel poco che abbiamo tenuto una conversazione la maggior parte delle volte siamo finiti per litigare o risponderci a malo modo.
"Cambia." gli ordino, lui sbuffa e cambia l'ennesima stazione radio. "Nah, cambia." gli ordino nuovamente. "Brutta, cambia."
"Te l'hanno mai detto che sei una rompipalle?"
"Qualche volta." rispondo divertita, continuando a cambiare stazione, e finalmente becco una canzone che io amo particolarmente: Se Telefonando, cantata da Nek.
"Ora si che si ragiona!" alzo il volume, iniziando a cantare a squarciagola.
"Lo stupore della notte
spalancata sul mar
ci sorprese che eravamo sconosciuti
io e te.
Poi nel buio le tue mani
d'improvviso sulle mie,
è cresciuto troppo in fretta
questo nostro amor."
"Quanti ricordi con questa canzone... miglior cover di Sanremo 2015." afferma malinconico.
"Davvero?" rimango sorpresa, non sapevo che questa canzone fosse stata cantata a Sanremo, per giunta durante l'edizione in cui vinse Il Volo.
"Ma come? Non hai visto Sanremo due anni fa?" mi chiede sorpreso.
"Ehm, sisi, certo, è che non mi ricordavo." rispondo convinta, quando mi vorrei sotterrare per la figuraccia.
"Un giorno mi spiegherai in che mondo vivi, Emma Alto."
Rido e rialzo il volume, mentre Nek canta il ritornello finale.
"Se telefonando io,
potessi dirti addio
ti chiamerei.
Se io rivedendoti
fossi certo che non soffri
ti rivedrei.
Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.
Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito."

[...]

"Che c'è?"  gli chiedo, mentre mi spoglio e appendo i vestiti ai ganci dell'ombrellone.
Gianluca mi fissa con occhi strani, come non mi aveva mai guardata. Non saprei definire la sua espressione, come imbambolata.
Distoglie lo sguardo, sorridendomi con uno di quei suoi sorrisi veri, che poche volte ho avuto il privilegio di ammirare. "No, niente..." guarda in basso, imbarazzato.
"È carino qui..." ammetto, mentre respiro a pieni polmoni l'aria marina.
"Lo so, è la mia città, del resto." mi risponde orgoglioso.
"E... i tuoi amici?" cambio argomento, per fare conversazione.
"Li conoscerai stasera."
"E, quindi... Siamo solo io e te stamattina?"
"È un problema?"
"Ah, no, assolutamente..." accenno una risata, penso di essere diventata di mille colori in viso. Il pensiero di stare tutto questo tempo soli, noi due, mi mette a disagio.
"Ti va di fare il bagno?" si alza, porgendomi la mano.
"Ma sì, perchè no." afferro la sua mano, ed insieme raggiungiamo la riva. L'acqua fredda bagna i nostri piedi, provocandomi un brivido lungo la schiena.
Come un bambino, inizia a schizzarmi, dando il via ad una vera e propria lotta l'uno contro l'altro. Ridiamo, ridiamo a non finire. Ancora non ricordo l'ultima volta che ho riso così tanto, forse non mi è mai successo.
Questo è Gianluca, il vero Gianluca. Quello simpatico, divertente, sincero, con la sua ingenuità e immaturità da ventenne. Ancora non capisco perché si ostini a mostrare il suo lato peggiore, quello che non lo rispecchia affatto. Alterna momenti di simpatia e gentilezza ad altri di acidità e maleducazione.
Il Gianluca di stamattina mi piace, e questo mi basta. Mi incuriosisce, vorrei conoscerlo di più per capire cosa c'è dietro a quel suo comportamento negativo.
Spero di poterci riuscire in questa settimana e, perché no, anche in futuro.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora