"...No."
"Cosa?"
"Piero, accompagnami in albergo. Per favore." quasi lo prego, alzandomi. Lui mi asseconda, e io per un attimo mi appoggio al suo braccio, come se avessi la sensazione di poter cadere da un momento all'altro.
"I problemi si affrontano, Emma."
"Ma non ci riesco."
Si dà uno schiaffo sulla fronte, esasperato dalla mia testardaggine. "Dov'è finita la Emma coraggiosa, determinata e con gli attributi? Quella che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, e che non aveva paura?"
Prendo un respiro profondo, le parole di Piero sono verità. Questa non sono io.
"È qui." rispondo determinata, per poi dirigermi a passo deciso verso il suo tavolo.
Gianluca alza lo sguardo dal suo cellulare e sorride come incantato, congedando velocemente le sue amiche, e raggiungendomi in disparte, in uno dei corridoi lontani dalla sala.
"Ehi, ti stavo cercando." sorride felice, accarezzandomi i fianchi rivestiti dal tubino in raso nero.
Tengo la testa bassa, fissando i miei tacchi. "Che succede?" si fa improvvisamente serio, alzandomi il mento.
"Niente..." mento sistematicamente, con un tono misto tra il triste e l'arrabbiato. "Però non tornare da quelle, ti prego."
"E perché?" chiede curioso, ma riesce a darsi una risposta da solo dopo nemmeno un istante. "Non sarai mica gelosa?"
"No. Semplicemente non mi piacciono." rispondo fredda.
"E invece sì, tu sei gelosa eccome!" ride, per poi avvolgermi tra le sue labbra. "Tesoro, ma ti pare? A parte che non stava succedendo nulla, ma ammesso pure, le avrei rifiutate tutte, una ad una."
Sorrido appena. "La rossa, quella seduta accanto a te, non mi piace. Ti stava toccando."
"Quando la smetterai di essere così possessiva?"
Sospiro rassegnata, mantenendo lo sguardo basso.
"Devi fidarti di me. Lo so, all'inizio non è facile, ma dobbiamo imparare a fidarci l'uno dell'altro."
"Tu ti fidi di me?"
"E perché non dovrei?" ride ingenuo. E vorrei poterci ridere su con lui.
Scrollo le spalle. "Le persone se ne vanno. Per una scusa qualsiasi. Da me poi, non ne parliamo..."
"Beh, mi dispiace per tutti quelli che se ne sono andati. Non sanno cosa si sono persi." mi bacia sulla fronte, tenendomi sottobraccio.
Appoggio la testa al suo petto, e rimaniamo così per un po'. "Rimarrei per ore così, mi concilii il sonno."
Ride, per poi sciogliere l'abbraccio. "Dai, andiamo dormigliona, stanotte recuperiamo." sussurra al mio orecchio, per poi darmi un bacio a stampo.
La festa sembra essere un successone, soprattutto per Ignazio, che si sta divertendo tantissimo tra battute con gli amici e momenti con Megan. Sembrano davvero felici, si percepisce molta affinità tra di loro. Li guardo e in loro due rivedo me e Gianluca: così diversi, ma fatti l'uno per l'altra.
Ci sediamo assieme a Piero, guardando tutti divertiti Ignazio e Megan, più che affiatati e intenti a ballare.
"Sapevo che avreste risolto." sorride felice, ed io ricambio.
"Risolvere cosa?" chiede confuso.
"Gianlù, la tua ragazza stava dando di matto. Odia vederti con ogni essere di genere femminile."
"Piantala, Piero!" lo sgrido, mentre lui e Gianluca scoppiano in una sono risata.
"Come se non l'avessi capito!" mi stringe a sè in un abbraccio. "Però la amo così com'è." - conclude dandomi un bacio sulla guancia.
Io e Piero riprendiamo a parlare, fino a quando non sento Gianluca accanto a me sbuffare seccato, e lo guardo interrogativa. "Vogliono che torni al tavolo con loro."
Seguo la stessa traiettoria del suo sguardo, che si concentra proprio sul gruppo di prima, che con cenni e gesti invitano Gianluca a tornare da loro.
"Ma cosa vogliono?" chiedo nervosa. Più le vedo e più voglia ho di farle sparire dalla faccia della terra.
"Niente..."
"Gian, la verità."
"E va bene." si arrende. "Sono stato con una di loro, qualche tempo fa, e da lì ogni volta che sono a New York non fanno altro che tartassarmi."
"Fammi indovinare: parli della tizia rossa, vero?" gli chiedo, per niente stupita, mentre bevo il mio drink.
"Hai buon occhio." osserva, mentre io scrollo le spalle. "Sai, potresti fare l'investigatrice." ride, mentre a me va quasi di traverso la bevanda.
Accenno una risata fintissima, per poi riconcentrarmi sul discorso. "Vieni con me." Gli ordino, alzandomi e porgendogli la mano.
"Che intenzioni hai?" mi chiede incuriosito e allo stesso tempo allarmato, mentre mi asseconda.
"Tranquillo, ci penso io."
Ci dirigiamo al tavolo, dove Gianluca ritorna tra le grinfie delle due ragazze di prima, mentre io, senza nemmeno chiedere, prendo una sedia e mi aggiungo. Tra loro cala il silenzio, le risate cessano, e gli occhi sono tutti puntati su di me. Quelle ragazze mi guardano divertita e con arroganza, non avendo idea di chi sia.
"Gian, e lei chi è?" - chiede con stupore la rossa. Pelle chiara, capelli lunghi e riccioluti, con un leggero accenno di lentiggini sugli zigomi. Il fatto che sia di una bellezza oserei definire eterea, non mi sorprende affatto. Tutte in questo tavolo lo sono. Fresche di estetista e probabilmente anche di chirurgo palstico, certe volte mi chiedo come abbiano potuto conoscerle, ma soprattutto cos'abbia in comune Il Volo con queste bambole di plastica e silicone.
"Assistente de Il Volo, cara." mi avvicino a lei con un sorriso beffardo, stringendole la mano.
"E tu, invece? ...ah, no, aspetta! Tu devi essere Amber, giusto? Sì, quella della scorsa settimana! Scusami cara."
Mi guarda più che confusa. "Settimana scorsa? Io sono Grace!"
"Oh, oddio, scusami, allora non eri tu! Perdonami, ma frequenta così tante ragazze che putroppo ho perso il conto!" le confido sottovoce e mi fingo dispiaciuta, mentre un'espressione mista allo scioccato e allo sconcertato si fa spazio sul viso della giovane.
Lei fulmina con lo sguardo Gianluca, attonito anche lui, non sapendo cosa dire.
Ad un certo punto sento afferrarmi per il polso, e vengo letteralmente trascinata via.
"Ti sei divertita abbastanza?" inarca il sopracciglio, una volta lontani da quelle ragazze.
"No, mi hai portata via sul più bello." replico divertita.
"Bello farmi passare per uno stronzo, vero?"
"Certo, così almeno so che tizie come lei ci ripenseranno almeno due volte prima di sfiorarti ancora."
"Sei sempre la solita!"
Le nostre risate sono interrotte da un tintinnìo di bicchieri, per richiamare l'attenzione. Al centro della sala c'è il festeggiato, con un calice di champagne in una mano e un microfono nell'altra. Dei camerieri con dei vassoi pieni di calici passano tra noi, distribuendoli uno ad uno.
"Vorrei ringraziare tutti quanti per essere presenti questa sera." annuncia Ignazio, visibilmente emozionato. Per ogni frase fa una traduzione in inglese, essendo presenti anche molti amici stranieri. "In particolare vorrei ringraziare le persone che hanno organizzato tutto ciò. Loro, insieme ai miei parenti, sono le persone più importanti della mia vita, i miei compagni di squadra, di viaggio, di vita: vorrei che tutti voi faceste un grande applauso a Piero, Gianluca, Emma e Vanessa. Grazie ragazzi, per tutto. Siete la mia famiglia."
Qualche lacrima di commozione mi bagna gli occhi, mentre tra gli applausi corriamo ad abbracciarlo.
"Direi di brindare a questa sera, a voi, a me, e affinchè questi ventitré anni siano indimenticabili." conclude, innalzando il bicchiere verso l'alto.
"A cosa vuoi brindare?" mi chiede Gianluca, con la sua voce profonda, vicinissimo alle mie labbra.
Ci penso su, fissando lo champagne nel calice. "Al tour?"
"Scontato."
"A Il Volo?"
"Nah."
"...a noi?"
Sorride improvvisamente, sperava arrivassi a questo. "A noi." risponde, facendo scontrare i due bicchieri, e assaporando la bevanda alcolica.[...]
Degli occhiali da sole scuri ci coprono le palpebre chiuse. Vengo malamente svegliata di colpo da l'ultimo acuto dei ragazzi, quello di Grande Amore, che rimbombando nello stratosferico Madison Square Garden mi fa letteralmente saltare dalla sedia, posta in prima fila. La prima cosa che vedo è una Margherita spaesata tanto quanto me, che si stropiccia gli occhi e sbadiglia stanca. Lei forse avrà dormito anche meno. La festa di Ignazio si è conclusa tra risate e una torta alla cassata, proprio come desiderava lui.
"Ben svegliata." le dico ironica.
"Ma zitta, che dormivi pure tu."
"Non so di cosa parli." scherzo, per poi tornare più seria. "Sembra che qualcuno qui abbia dormito si e no due ore stanotte..." sorrido maliziosamente, mentre osservo divertita le sue occhiaie, forse più evidenti delle mie.
"Ehi, frena." mi stoppa con la mano, prima che mi possa fare strane idee. "Non è successo niente di ciò che pensi."
"E allora cosa?"
"Nulla, zero. Mi ha riaccompagnata davanti alla mia stanza, e stavamo per baciarci, eravamo davvero a pochi centimetri di distanza..."
"E...?"
"...e niente. Non è successo. Si è tirato indietro. Spero che non sia stato un modo per dirmi hey, mi piaci, ma di più come amica." si lascia scivolare sul suo seggiolino rosso sbiadito e in plastica.
Trattengo il sorriso a quella sua frase, ma non è il caso di riderle in faccia. "Ma no dai, vi ho visti ieri sera, c'è complicità tra di voi. Non penso possa essere solo amicizia, sinceramente."
"Vedremo." sospira. "E te con Gianluca? Chiarita la storia di ieri sera?"
Annuisco, ma in quello stesso istante il nostro momento di confidenze viene interrotto dallo squillo del mio cellulare. Lo prendo scocciata dalla borsa, e sul display appare un messaggio che mi fa gelare il sangue.
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Photograph || Il Volo
Fanfiction"[...] E poi, alla fine, sì, mi sono innamorata. Mi sono follemente innamorata di una persona che non avrei mai pensato di poter amare. E sai come l'ho capito? Da quando vidi che in quegli occhi verdi ci ritrovavo me stessa. In quegli occhi ho ritro...