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"Si perdevano solo per trovarsi.
Si lasciavano per riabbracciarsi.
Si odiavano per amarsi.
Erano strani quei due.
Tanto da farmi credere che il vero amore esistesse."

Li osservavo, quel mattino dopo. Ridevano, scherzavano. Ogni tanto Ignazio la prendeva e la stringeva tra le sue braccia, così, tra l'odore di caffè e quello dei pancakes appena fatti e serviti al tavolo, con una goccia di sciroppo d'acero e una spolverata di zucchero a velo. Li osservavo e con loro sorridevo anch'io.
Erano tornati l'Ignazio e la Margherita di una volta. Quelli che giocano a non sopportarsi, ma che in realtà si cercano sempre, per ritrovarsi.
Cosa è successo quella sera prima fatta di chiarimenti rimarrà tra loro, ma deduco che abbia avuto effetti più che positivi.
Io e Gianluca ogni tanto ci guardavamo e sorridevamo anche noi, inteneriti da quella scena. Margherita non mi aveva voluto parlare molto di quella giornata, chissà.
Il tour è giunto al capolinea: Los Angeles. Il soleggiato capoluogo della California chiuderà il tour americano, e ci concederà una breve pausa: qualche giorno a casa, per poi ripartire dal Messico. Questa volta sarà diverso: starò a casa mia, a New York. Io e Gianluca stiamo insieme da due mesi e, per quanto sia bello il nostro rapporto, è meglio non correre troppo. Voglio lasciargli i suoi spazi, è giusto così. Deve passare dei giorni solo ed esclusivamente con la sua famiglia, e io con la mia: per quanto sia proprio Il Volo la mia famiglia, ho bisogno di staccare, di tornare alla mia vera vita.
Ma soprattutto, Jennifer e Matthew si sposeranno tra tre giorni. Quando le ho comunicato la mia presenza nel giorno più importante della sua vita, mi ha quasi perforato un timpano dall'altro capo del telefono. Anche se, a detta sua, un posto a tavola me l'aveva riservato comunque.
Torno in camera dopo la mia solita passeggiata mattutina, con la pelle e i capelli che odorano di salsedine. Stamattina ho passeggiato nei pressi del molo: dista poco dal nostro albergo, e cosa più bella della costa californiana non c'è. Kilometri e kilometri di spiaggia libera, con onde forti che s'infrangono e creano un'armonia di suoni meravigliosa.
La prima cosa che noto è una rosa rossa con una lettera allegata. Sorrido già. Annuso la rosa appena sbocciata, e poi faccio lo stesso con la busta della lettera. È impregnato del suo profumo. Un profumo che non si ferma solo a quello fortemente maschile e seducente di Gucci. Sa di lui. Odore di buono. Odore di amore. E lì, impregnata sulla carta, c'è proprio la sua scrittura.

-Ci vediamo in spiaggia tra poco. Ho bisogno di stare con te. Ti amo.-

Sorrido emozionata, non vedevo l'ora di passare un po' di tempo soli. Il tempo di cambiarmi vestito e di pettinarmi che esco di nuovo, verso il molo di Santa Monica, a pochi minuti di strada.
"Come farò senza di te in questi giorni?"
Passeggiamo lungo la spiaggia infinita, non ancora gremita di gente. Camminiamo a piedi nudi sulla sabbia, con le onde che ogni tanto ci raggiungono e ce li bagnano. Vestito bianco, occhiali da sole, profumo di salsedine: sembra essere tornati in estate, ed è sicuramente ciò che preferisco della California. Sembra di essere perennemente in vacanza.
"Dai, sono solo cinque giorni! Tu a Roseto, io a New York."
"Ma non puoi non andarci?" mi chiede lamentandosi.
Sorrido, fermandomi e girandomi verso di lui. "Gian, lo sai che dei miei amici mi hanno invitata a stare da loro. Non li vedo da tanto, non posso dire di no..."
"Sì, scusami. È che ormai non sono più abituato a non vederti per mezza giornata, figuriamoci per dei giorni interi!" ride appena, accarezzandomi i fianchi.
Lo osservo curiosa, con i suoi occhi che brillano e il suo sorriso un po' forzato.
"Che c'è?" mi chiede, questa volta facendomi un sorriso più vero.
"Gian... Ma tu mi ami?"
Si irrigidisce. "Cosa ti fa pensare che io non ti ami?"
Scrollo le spalle. "Così... Ogni tanto ho bisogno di avere una conferma."
"Sì, ti amo. E non mi stancherò mai di dirtelo."
Sorrido dolcemente. "A volte mi immagino come sarebbe stato se quel giorno a maggio non mi fossi presentata a quel colloquio di lavoro. Se non ti avessi mai incontrato, se non mi fossi mai innamorata di te... ora come ora ho come l'impressione che non riuscirei a dare un senso a qualunque cosa se tu non ci fossi, e questo mi spaventa."
"Perché? Tu non devi avere paura, tanto resteremo insieme, no?"
Vorrei potergli sorridere e dire di sì, come fosse la cosa più naturale del mondo. Lo guardo e sorrido per la sua ingenuità. "Spero di sì."
"Niente spero, non ti libererai di me così facilmente, te l'assicuro!" ride, per prendermi in braccio.
"Che intenzioni hai?!" gli chiedo spaventata, non appena mi porta verso la riva.
"È fredda l'acqua." sorride, cercando di provocarmi.
"Ehi, non azzardarti!" lo avverto, finendo per farmi contagiare dalla sua risata.
Ci pensa su. "Solo se mi baci!"
Lo assecondo e ci scambiamo un tenero bacio, e lui mi lascia scendere. "Non è che ci vede qualcuno?"
"E ammesso pure? Emma, obiettivamente prima o poi si verrà a sapere, non possiamo nasconderci per sempre. È meglio che accada il più tardi possibile, certo, ma se dovesse accadere anche ora, non cambierebbe nulla."
Accenno un sì con la testa, sempre con un po' di preoccupazione.
"Stai tranquilla, ti proteggo io."
"Da tutto?"
"Da tutto... tranne che dai ragni. I ragni fanno proprio schifo, veditela tu."
Rido. "Che scemo!" e lo spingo scherzosamente.
"È la verità!" mi prende le mani.
"Non permetterò mai a nessuno di mettersi tra noi. Nessuno, chiaro?"
"Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata."

[...]

È il giorno delle partenze.
Felice di tornare a casa ma triste di separarmi da loro. È un po' quando devi partire e lasciare la tua famiglia: a volte il dispiacere prevale sulla gioia di partire. Il nostro percorso si divide a metà già all'entrata dell'aeroporto Internazionale di Los Angeles, che si divide tra voli nazionali e internazionali.
Da una parte New York, dall'altra Roma, o meglio, Amsterdam. È l'aeroporto olandese uno dei maggiori punti di riferimento per gli scali. Li guardo: da una parte ci sono Melissa, Gianluca, Ignazio, Piero e Margherita. Dall'altra ci sono io. Gianluca tenta di rassicurarmi con un sorriso, che però si rivela più che falso. Tiro un sospiro, salutandoli tutti, uno ad uno, lasciando lui per ultimo.
"Fai il bravo, eh!" scherzo, strappandogli un sorriso. Senza pensarci due volte mi lascio stringere dalla presa delle sue braccia, potendo ascoltare il suo cuore, quel cuore che batte anche per me. Respiro profondamente, godendomi quegli ultimi attimi e impregandomi le narici del suo profumo.
"Ti amo." sussurra al mio orecchio, lasciandomi un bacio tra i capelli.
"Ricordatelo sempre, ti prego."
"Chi ti ama non ti lascia nemmeno se glielo chiedi."
"Lo so."
"Si ma mo' mi sa che qua nessuno lo piglia più l'aereo se non mi muovete!" Iganzio interrompe quel momento, facendoci ridere.
"Chiamami quando arrivi." concludo, prendendo la mia valigia.
"E mi raccomando Boschè, trattamela bene!" lo avverto, riferendomi alla sorridente Margherita, che al contrario di me non vede l'ora di partire per restare qualche giorno a Marsala con Ignazio. Lui mi risponde con un cenno, per poi abbracciare la mia amica.
"Buon viaggio!" esclamo, mentre loro mi salutano con un cenno di mano, e prendono la strada opposta alla mia. Tiro un sospiro. Cinque giorni per tornare alla vita di qualche mese fa. Cinque giorni per tornare ad essere Elisabetta.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora