58.

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Torno in camera dopo due ore di allenamento stancante in palestra. La testa mi gira, mi sento spossata. Mi faccio una doccia calda nella speranza di potermi sentire meglio. L'acqua calda scorre lungo la mia schiena, creandomi una sensazione di sollievo, ma non facendomi calmare il forte mal di testa. Mi vesto e mi preparo per uscire, e alla fine come sempre Megan bussa alla mia porta per venirmi a prendere.
"Che brutta cera!" esclama, non appena si accomoda e mi osserva bene in volto.
"Non sto tanto bene oggi." affermo, stropicciandomi gli occhi.
"Come mai?" mi chiede lei.
"Boh, non so proprio. Nemmeno una doccia calda mi ha fatto sentire meglio. Ho un forte mal di testa."
"Aspirina. La soluzione a tutti i tuoi problemi." scherza.
"Si, dopo la prendo..."
"Sicura di avere solo quello? Sembri strana."
"Sarà solo un po' di influenza." affermo non curante. "Ora muoviamoci, i ragazzi hanno il soundcheck tra poco."
Megan si avvicina dubbiosa a me, per poi porgere la mano sulla mia fronte. "Liz, ma sei bollente!" esclama preoccupata. - "Mettiti a letto, tu non vai da nessuna parte."
"Dai Meg, non dire cazzate, ce la posso fare. Sai che non posso mancare."
Scuote la testa, è irremovibile. "Te da qui non ti muovi."
Sbuffo. "E Belinda? E Gianluca? Meg, è il nostro lavoro controllarli. E io sinceramente li controllo per questioni che vanno al di là delle mie motivazioni lavorative."
"Hai detto bene, il nostro." scandisce bene l'ultima parola. "Me ne occuperò io oggi. Tu hai impellente bisogno di riposare e rimetterti in sesto."
Sospiro, alla fine dandole ragione. "Va bene." mollo tutto e vado in bagno a cambiarmi per rimettermi il pigiama e infilarmi sotto le coperte, con grande sollievo.
"Dove hai la borsa dei medicinali?"
Le indico il beauty-case sulla scrivania, e dopo aver frugato un po' tira fuori il termometro.
"Tieni." me lo porge, per poi farmelo mettere sotto al braccio. "Cosa ti senti?"
"Non so..." rispondo lamentandomi. "Ho mal di testa, gli occhi mi bruciano..." continuo, massaggiandomi le tempie. "E ho la sensazione che mi abbia investita un tir."
"Dai, non preoccuparti, sarà solo influenza." mi fa un piccolo sorriso rassicurante, che però non mi aiuta.
"Sai, lo stress, il continuo sbalzo di temperatura, i virus della stagione... io ad esempio mi sono fatta un sacco di influenze in questi anni, soprattutto in inverno. Guarda, un paio di anni fa ne ho avuta una che davvero..."
"Grazie, Meg." fermo la sua parlantina. "Ma non mi fai sentire meglio parlando dei tuoi malanni."
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo. "Sei antipatica pure da malata!" si lamenta, strappandomi un piccolo sorriso. "Dai, dammi qua."
Le porgo il termometro, e a giudicare dalla sua faccia non sta per dirmi ciò che vorrei sentirmi dire. "Minchia." afferma sorpresa.
"Sarebbe?"
"Trentanove e mezzo, Elisabetta." lo poggia sul comodino. "Eh no, io in queste condizioni non ti lascio così da sola."
Prima che io possa replicare qualcosa per esprimere la mia contrarietà a riguardo, qualcuno bussa alla porta. Megan va ad aprire: è Gianluca. Posso solo immaginare la sua faccia sorpresa nel trovare Megan e non me alla porta.
"Vane, è qui Emma?" lo sento chiedere.
"Sì, è qui, ma non sta bene..."
"Ma come non sta bene?" chiede incredulo, per poi arrivare davanti al mio letto. "Piccola..." si avvicina a me preoccupato, per poi sedersi sul materasso e accarezzarmi i capelli.
"Stammi lontano, potrei infettarti." mugolo, guardandolo con gli occhi semi chiusi.
"Ha trentanove e mezzo. Menomale che almeno l'ho convinta a mettersi a letto, voleva comunque lavorare anche in queste condizioni." s'intromette Meg.
"Resto qui con te."
"Eh?!" esclamiamo all'unisono io e Megan, guardandolo scioccate.
"Non posso lasciarti così da sola."
Sorrido intenerita dalla suo essere così premuroso.  "Gian, ma che dici... tesoro, ti ringrazio per essere così dolce, ma hai un concerto stasera." gli accarezzo leggermente le dita della mano, e lui fa lo stesso.
"Ringrazio di cuore entrambi, ma avete un compito oggi." li guardo entrambi.
"Io starò bene. Un'aspirina risolve tutto, no?" sorrido, ripetendo la battuta di prima che ha fatto Megan.
Mi guardano, alternano i loro sguardi tra me e un punto indefinito. Ci pensano, e alla fine prendono la decisione più sensata.
"Non esitare a chiamare se hai bisogno, mi raccomando." Gianluca mi saluta con un bacio sulla fronte. "Quando tornerò mi prenderò cura di te. Va bene?"
"Grazie." gli dico sinceramente, e in cambio mi sorride, per poi rimboccarmi le coperte.
"Chiamami se hai bisogno di qualcosa, eh." mi raccomanda anche Megan, fino a quando non lasciano entrambi la stanza.
Qualche minuto dopo vengono anche Piero e Ignazio a farmi visita, con le stesse identiche raccomandazioni di Margherita e Gianluca. Persino Melissa, anche se la sua sola presenza mi dà ai nervi.
Mando giù la mia aspirina, spengo la luce e provo a dormire, sperando che il sonno mi porti sollievo.

[...]

"Mi dispiace che Emma stia male." Belinda sfodera il suo lato più umano, sembrando davvero dispiaciuta.
"Tranquilla, è solo influenza." la rassicura Piero, facendole una carezza amichevole.
"Vane, l'hai chiamata?" chiede Gianluca. Sono tutti riuniti nel suo camerino, prima di augurarsi buona fortuna e salire sul palco.
"Ci ho provato, non risponde. Ha preso anche la tachipirina, si sarà addormentata." in quel momento Ignazio le avvolge la sua piccola vita con le sue braccia possenti, poggiando la testa sulla spalla e dandole un bacio sulla fronte.
"Sembrate molto affiatati voi due." commenta divertita Belinda, guardandoli curiosa.
"Sembrerebbe..." risponde vago Ignazio, con un tono da far scatenare la risata di Margherita.
"Igna, devi dirmi qualcosa?"
"E va bene, stiamo assieme." confessa lui. "Ma che non esca da queste quattro mura, non vogliamo che si venga a sapere, o almeno non subito."
"Ci teniamo molto alla nostra privacy." puntualizza lei.
"Il Volo in scena tra cinque minuti!" l'urlo di un fonico distrae tutti da quelle futilità. Vanno tutti via, Gianluca rimane per ultimo nella stanza insieme a Belinda. Lascia il cellulare e fa per andarsene dalla stanza, quando Belinda gli afferra il polso.
"Che c'è?" chiede, quasi infastidito.
"Non mi trattare male..." sussurra lei.
Sbuffa. "Cosa vuoi?" scandisce bene, piuttosto innervosito.
"Sei così bello in blu..." bisbiglia, avvicinandosi sempre di più alle sue labbra.
"Belinda..."
"Non dire niente." gli ordina, per poi fiondarsi senza ritegno sulle sue labbra.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora