"In bilico,
tra santi e falsi dei,
sorretto da un'insensata voglia di equilibrio,
e resto qui,
sul filo di un rasoio,
ad asciugar parole,
che oggi ho steso e mai dirò;
Non senti che
tremo mentre canto,
nascondo questa stupida allegria,
quando mi guardi;
Non senti che
tremo mentre canto,
è il segno di un'estate che
vorrei potesse non finire mai..."Già, un'estate che vorrei potesse non finire mai, come cantano i Negramaro. Questa estate è stata sicuramente la più strana, stancante, pazza, ma anche la più bella della mia vita.
Ma niente dura per sempre, purtroppo.
Ci risiamo. Settembre. Questo mese mi ha sempre messo addosso una tristezza assurda. È il mese dei cambiamenti, o meglio, della fine dei cambiamenti, e del ritorno alla realtà. Una monotonia che ci accompagnerà per i prossimi nove mesi. Addio giornate al mare, addio abbronzatura, addio top e pantaloncini, addio tramonto delle ventuno. Giornate più corte, piogge più frequenti, e felpe come nuove compagne di viaggio.
Se ti trovi a Monaco di Baviera poi, giacche di pelle ed impermeabili sono indispensabili in valigia.
I ragazzi si trovano qui per un programma tv, uno della mattina, una versione tedesca di Good Morning America, per intenderci.
Sguardi persi e occhiaie violacee si impadroniscono prepotentemente dei nostri visi, a causa dello show della scorsa notte a Bruxelles. Siamo arrivati qui in Germania in tarda notte, perciò reclamiamo tutti parecchie ore di sonno.
Le truccatrici cercano di fare il possibile per coprire i segni di stanchezza dei tre, ma comunque con scarsi risultati.
Gianluca è davanti a me, mentre cerca di sistemarsi freneticamente il ciuffo, passandosi la mano tra i capelli."Ti cadranno tutti a furia di pettinarteli!" scherzo, mettendomi di fronte allo specchio, accanto a lui.
"Sto così male oggi?" mi chiede, con una faccia parecchio assonnata.
"Sei sempre bellissimo. Ti va bene?"
"Mah, più o meno..." mi attira a sé, abbracciandomi e appoggiando la testa sulla mia spalla, quasi come un bambino che desidera essere cullato.
"Ehi Ginoble, non è il momento di dormire, milioni di persone ti vedranno tra pochi minuti." sussurro dolcemente, stampandogli un bacio sulla guancia.
"Aspetta, solo una cosa." annuisco, esortandolo a continuare. "Ich liebe deine augen." - afferma, con il tono più romantico e sensuale possibile.
"Wow, cerchi di impressionarmi con frasi fatte in tedesco?"
"Eddai! Lo penso davvero però! Io amo i tuoi occhi."
Arrossisco, non sapendo cosa dire. "Sono solo occhi, che hanno di speciale..."
"A me piacciono molto. Hai per caso qualcosa da dire in contrario?"
"Ma sono occhi, occhi marroni uguali a tanti altri, cosa c'è di diverso?"
Sbuffa. "Possibile che la tua modestia ti porti a non accettare nemmeno un complimento? Eddai." mi dice, per poi stringermi tra le sue braccia. "Dammi l'opportunità di farti capire ogni giorno quanto mi piaccia ogni cosa di te." mi sussurra.
Sospiro scuotendo la testa, non smette mai di stupirmi. "Gianluca, du bist mein Engel."
Rimane in silenzio, guardandomi incuriosito. "...non ho capito niente."
"Lascia stare!" ridacchio, invitandolo a seguire dietro le quinte del programma i suoi due compagni di avventure.[...]
"Beh, Piccirì, come vanno le cose? È da un po' che non facciamo una bella chiacchierata io e te."
"Puoi dirlo forte." gli rispondo.
"Non so tu, ma io non ce la faccio più, ho bisogno di staccare un po'!" si stropiccia gli occhi. E in effetti è vero: per quanto possa essere bello ed emozionante, salire ogni sera o quasi su un palco diverso in ogni angolo d'Europa è parecchio stressante.
"Non dirlo a me guarda, io amo dormire!"
"E con Gianluco come va?" ammicca dandomi una gomitata sul braccio.
"Non farti film!" rido, per poi tornare seria. "Davvero, tutto normale. Stiamo imparando a conoscerci davvero... da quando Beatrice è andata via, abbiamo avuto l'occasione di stare più insieme, e io sto conoscendo solo ora il vero Gianluca." confesso, in tutta sincerità.
"E... sì, insomma... niente di niente? Nemmeno un bacetto?" chiede incuriosito, quasi deluso.
"Smettila di fare l'idiota!" rido, dandogli uno spintone. "No, comunque."
"Strano, non è da Gianluca..."
"E...?"
"Lui si butta subito con le ragazze, non è tipo da intimidirsi così."
"Che vorresti dire?"
Sospira, mettendo una meno sulla mia spalla. "Picciridda, per mia sfortuna conosco il signor Gianluca Ginoble da quando eravamo tre adolescenti in fase puberale e brufolosi." mi trattengo dal ridere, Ignazio è sempre il solito. "E perciò posso dirti che i possibili casi sono due: o ti vede solo come un'amica, cosa alquanto improbabile a mio parere, oppure gli hai fatto perdere totalmente la testa."[...]
Anche questa giornata è volata via, e stanchi ci accingiamo ad andare a cena in un locale nei dintorni, per poi filare a dormire. È stata un'altra giornata pesante, e domani partiremo per Londra.
Madrid, San Pietroburgo, Amsterdam, Vienna e Varsavia: queste sono le ultime tappe dopo il concerto londinese. Dopo ci aspetta una piccola vacanza, per poi subito ripartire: il tour americano ci aspetta. Torneremo per Natale a casa, si spera.
"Gian, sei pronto?" io e Megan facciamo il giro delle loro stanze, bussando alle tre porte. Tutti pronti di fronte alla stanza di Gianluca, manca solo lui.
Mi apre poco dopo, visibilmente pallido e scombussolato. "Tutto bene?" gli chiedo apprensiva.
"Si, cioè no... ho un forte mal di testa. Scusate, ma non me la sento proprio di uscire." si stropiccia il viso, mettendo ulteriormente in risalto le sue occhiaie.
"Sembri un cadavere Gian, sicuro di non avere la febbre?" gli chiede Piero, preoccupato.
"Vuoi che rimanga qui con te?"
"Ma no dai, bisogna controllare Ignazio e Piero..."
"Prima di tutto c'è Vanessa con loro." la indico, mentre lei mi sostiene annuendo. "Secondo, hanno rispettivamente quasi ventitré e ventiquattro anni, non mi risulta che siano né bambini dell'asilo, né dei cani." rido, nella speranza di strappargli un sorriso.
"Beh... io avrei da ridire." mi interrompe Meg, beccandosi sguardi assassini da Ignazio e Piero, che subito si oppongono alla sua affermazione.
"Dai, mettiti a letto, ci sto io qui con te."
"Ma non sto mica morendo, non ho bisogno di tutte queste attenzioni." ride nervosamente.
"Oh sì che ne hai bisogno." s'intromette prepotentemente Ignazio.
"Noi togliamo il disturbo. Divertitevi." sorride Megan, portandosi via a braccetto i due tenori.
"Vabbè, mettiti a letto, vado a prendere qualcosa dalla mia stanza che ti possa aiutare." gli ordino, per poi raggiungere la mia stanza, prendere la borsa dei farmaci e tornare da lui, nel frattempo già sotto le coperte.
Gli porgo il termometro, che lui prontamente sistema sotto il braccio.
"Grazie." dice con un filo di voce, mentre la testa affonda nella miriade di cuscini del suo letto matrimoniale. "Come fai ad essere così preparata? Sì, insomma, sai sempre cosa fare, persino che medicine somministrare." accenna una risata.
"Quando si è da soli s'impara a fare tutto."
"E tu sei stata sempre sola?"
Scrollo le spalle. "Si, beh, ecco... I miei genitori non sono mai stati molto presenti, e nemmeno ora lo sono. Questioni di lavoro, viaggiano tanto."
"Mi dispiace che tu sia sempre stata così sola..."
Sospiro. "Non preoccuparti, ci sono abituata. Non è poi così male." sorrido per rassicurarlo.
"Su, fai vedere la temperatura." mi porge il termometro in mano. Trentasette. Nulla, per fortuna. Sarà dovuto al mal di testa che ha.
"Bene, almeno non hai la febbre."
"...dormi qui?"
Sento le guance andare a fuoco. "Se può farti stare meglio, sì." sussurro, quasi balbettando.
Prendo il pigiama, un libro e il mio cuscino, e torno in camera sua, dove lo trovo sul punto di addormentarsi.
"Sei bella quando leggi..." accenna un sorriso, stringendomi la mano destra, mentre con l'altra sorreggo il libro, stando a pancia in giù.
"E cosa ci sarebbe di sensuale in una povera ragazza struccata e in pigiama che legge Anna Karenina?"
"Non avevo mai visto una ragazza leggere un libro sdraiata sul mio letto, fregandosene della mia presenza. Sai, di solito venivano qui per altro..."
"Wow, ma che latin lover che sei, quale onore essere la prima!" esclamo ironica.
"E l'ultima, aggiungerei."
Tra noi due si forma un silenzio imbarazzante, ma facciamo finta di nulla, e io torno a leggere il mio libro, con i pensieri tra le nuvole.
Sono davvero così importante per lui?
Glielo sto per chiedere, fremo dalla voglia di conoscere la sua risposta, quando noto che il sonno si è impadronito di lui.
Le nostre dita sono ancora intrecciate, e non ho voglia di staccarmici, non ora.
Lui sembra un angelo, non smetterò mai di dirlo: mentre dorme si trasforma in un capolavoro.
La sua espressione calma, serena, mi intenerisce.
"Buonanotte, angelo mio." sussurro, lasciandogli un piccolo bacio sul dorso della mano. "Io sono qui."

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Photograph || Il Volo
Fanfiction"[...] E poi, alla fine, sì, mi sono innamorata. Mi sono follemente innamorata di una persona che non avrei mai pensato di poter amare. E sai come l'ho capito? Da quando vidi che in quegli occhi verdi ci ritrovavo me stessa. In quegli occhi ho ritro...