26.

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C'è una leggenda molto interessante, chiamata "leggenda del filo rosso del destino", una storia che da secoli viene tramandata di generazione in generazione in Giappone. In poche parole, secondo questa credenza, ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra, che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. Il filo ha come caratteristica quello di essere lunghissimo, indistruttibile e invisibile. Serve a tenere unite due persone destinate prima o poi ad incontrarsi e a stare insieme per sempre. Può succedere che per la sua lunghezza, il filo possa aggrovigliarsi e quindi creare non poche difficoltà ai due innamorati, prima che possano ricongiungersi l'uno all'altra, ma è certo che, qualsiasi sia l'ostacolo, saranno sempre uniti e legati, nel cuore e nell'anima.

Me la raccontava sempre una delle educatrici che lavoravano nella casa-famiglia dove ho passato parte della mia infanzia. Una dolce signora bruna e sulla quarantina, che reincarnò la figura della mamma che, per quanto ricordi, non ho mai avuto. Vissi con lei e circa altri dieci bambini in questa struttura, dove suore e assistenti sociali riuscivano a pieno nel loro intento: far respirare a bambini orfani aria di casa, di famiglia.
La vita lì fu grossomodo felice, fino ai tredici anni, prima di essere trasferita in collegio, dove ho vissuto la mia intera adolescenza. Ma io in quel posto non ci sono mai voluta stare, così compiuti i diciotto anni ho ricevuto l'eredità lasciata dai miei genitori, e sono partita alla volta di New York, dove ho terminato gli studi e trovato il mio attuale lavoro. Ma questa è un'altra storia.

"Non preoccuparti Elisabetta, sono sicura che dall'altra parte del filo c'è un bellissimo ragazzo che ti aspetterà!" e per l'ennesima volta conclude il racconto di quella leggenda, che io ormai forse conosco più di lei, ma che non mi stanca mai di sentirla raccontare. Mi rassicura con uno dei suoi dolci sorrisi, accarezzandomi i capelli.
"Un principe?" le chiedo euforica, mentre i miei occhi sognanti e ingenui non smettono di brillare.
"Sì, un principe che ti amerà più di ogni cosa al mondo. Un bellissimo principe per una bellissima principessa, o no?" mi fa l'occhiolino, per poi rialzarsi da terra.
Annuisco convinta e la stringo in un forte abbraccio. "Ti voglio bene Rosa..." mormoro, con la mia sottile voce da bambina.
"Anch'io, tesoro. Se avrai bisogno di parlarmi, confrontarti, o anche solo ricevere un abbraccio, saprai sempre dove trovarmi. Per sempre! Anche quando sarai grande. Conta sempre su di me."

Cammino a passo svelto in quel grande cortile, poco fuori Roma, e davanti a me c'è l'edificio dove ho passato parte della mia vita. L'ansia si fa sentire, non ci metto piede da quasi dieci anni.
Settimana di riposo per Il Volo, iniziata subito dopo il concerto di Genova. Piero e Ignazio in Sicilia, Megan a New York dai suoi genitori.
Gianluca e Beatrice non lo so, ma sicuramente insieme. E poi ci sono io, che cerco di seguire le orme degli altri. Non avendo una famiglia con cui condividere un tetto e dell'amore, ritorno alle origini, nel posto in cui probabilmente mi sono sentita più a casa.
"Si?" la custode all'ingresso mi squadra dalla testa ai piedi, guardandomi con aria saccente.
"Buongiorno, cerco la signora Mancini."
Sospira scocciata. "Ha un appuntamento?"
"No... però la prego, è importante."
"La signora Mancini è occupata adesso. Ritorni quando avrà un appuntamento, signorina." alza il tono di voce, e a me non resta che arrendermi e girare i tacchi.
"Anna! Chi è che mi cerca?" sento una voce, provenire dal fondo del corridoio, che riconoscerei ovunque.
Mi giro lentamente e la vedo lì, a metà corridoio, ancora nella sua freschezza, esattamente come la ricordavo. I capelli, bruni e dalle punte all'insù, sono sempre gli stessi. Il sorriso, sincero e genuino, anche. Qualche ruga in più forse, ma anch'esse conservano il loro fascino.
"Elisabetta..." mormora, e il cuore mi scoppia di gioia. Non diciamo nulla, ma ci veniamo incontro e ci abbracciamo forte, dopo anni.
"Mi sei mancata tanto..." sussurro, con le lacrime che ormai hanno preso il sopravvento.
"Anche tu, bambina mia..." lei forse è più emozionata di me.
"Come stai? Che ci fai qui?" mi sorride, ancora scioccata, mentre con un fazzoletto si asciuga le lacrime.
Scrollo le spalle. "Avevi detto che avrei sempre potuto contare su di te, per qualunque esigenza..." ricambio il sorriso, anch'io parecchio scossa.

[...]

Passiamo tutta la mattina a raccontarci tutto ciò che è accaduto in dieci anni. Sua figlia è cresciuta, ha sedici anni ormai, e lei continua a vivere felice con suo marito. Io le parlo di New York, della scuola, persino del mio lavoro, che non le nascondo, so che posso fidarmi.
"Ti ricordi la storia del filo rosso?" le chiedo, mentre un sorriso mi spunta involontariamente in volto.
"Te l'avrò raccontata almeno mille volte!" ride. "Allora, hai trovato il fortunato all'altra estremità?" mi chiede curiosa.
"...E se ci si innamora di qualcuno legato ad un'altra?"
"Allora non è vero amore. Semplice. Perché il vero amore è indistruttibile, anche con mille problemi di mezzo. Il filo non si potrà mai spezzare."
"E come faccio a capire se è lui ad essere legato a me?"
Sospira. "Non si può sapere. Però la sensazione che provi con il tuo vero amore, non la provi con nessun altro. È questo ciò che ti fa aprire gli occhi. Qualcosa mi dice che tu il tuo principe già l'hai trovato."
"Peccato che ami un'altra..." rispondo sovrappensiero, ripensando ai giorni scorsi.
"E questa ragazza ama lui più di quanto lo ami tu?"
Rido nervosa. "Quella ama solo se stessa..."
"E allora è solo questione di tempo. Se è destino, prima o poi starete assieme. Se no, non sarà una tragedia. Troverai quel ragazzo che ti toglierà il sonno e ti farà avere le palpitazioni, Elisabetta. Amerai sentire il suo cuore battere mentre ti stringerà tra le sue braccia, e solo allora ti sentirai amata. Amerai fare l'amore con lui e ancor di più trovarlo accanto a te il giorno dopo. Magari lo guarderai dormire, e penserai a quanta perfezione c'è nella sua espressione innocente.
Forse vi sposerete, e ti emozionerai nel tenere tra le braccia il frutto del vostro amore. Magari avrà i suoi stessi occhi, il suo sorriso o i suoi capelli, la sua camminata o la sua dolcezza.
Ma soprattutto lo amerai, amerai da impazzire, e ti sembrerà di essere sempre vissuta nell'attesa di quell'incontro. E sarà bellissimo."
Ma, forse, quel ragazzo l'ho trovato già.

[...]

"Cooper, devi togliermi di mezzo quella piaga della Moreau." gli ordino senza mezzi termini, mentre gli faccio l'ennesimo rapporto della mia missione.
Ci pensa su. "Penserò a come fare. L'unico modo sarebbe farla invaghire di qualcun altro."
"Invaghire? Ma figurati, penso che l'unica cosa che la ecciti sia il numero degli zeri sul conto in banca."
"Troveremo una soluzione. Come va lì?"
"Ora sono a Roma, gli altri a casa loro, penso. Ci rivediamo la prossima settimana per Torino, l'ultima data. E poi a settembre si parte con le date internazionali."
"Cosa? Li hai lasciati tutti soli? Almeno Barone o Boschetto potevi seguirli, dai!" sbuffa nervoso.
"Ma figurati, cosa succederà mai!"
"Visto che Margherita non c'è, questa volta ti accompagnerò io in missione. Preparati, stasera si parte per Agrigento."
Sgrano gli occhi scioccata. "Come pensi di integrarti lì? Nessuno sa chi sei!"
"Appunto, io spio e tu scatti! Semplice, no?"
Alzo gli occhi al cielo, devo dargli ragione. "E va bene. Vada per la Sicilia."

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora