L'aria veronese riempie i miei polmoni. La passione, il romanticismo, s'impossessano del mio cuore, facendomi entrare in un turbine di emozioni. Viene persino voglia di amare, amare qualcuno così tanto da star male. Il grande classico di Shakespeare riesce a tirare fuori anche il mio lato più romantico, il più nascosto.
"Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio."
L'opera di Romeo e Giulietta l'avrò letta e riletta almeno dieci volte, quando ero un'adolescente fin troppo romantica e sognatrice. Ho sempre vissuto in un mondo mio, grande e meraviglioso, di cui tutti ignoravano completamente l'esistenza. Un mondo migliore, meno ingiusto, con una me felice ed affamata di amore. Ora come ora, mi sembra che la malinconia sia l'unico stato d'animo che possa provare. Il disincanto è una delle parti peggiori del diventare grandi.
La casa di Giulietta, meraviglioso palazzo risalente a prima del quattrodicesimo secolo, è il cuore pulsante della città. Il grande cortile ospita un gran numero di turisti, incantati dalla famosa tragedia dello scrittore inglese. Naturalmente, essendo Giulietta un personaggio inventato, non si hanno molte notizie sulla reale famiglia proprietaria del palazzo, ma pare che ci siano dei riscontri con la storia vera e il racconto.
È senza dubbio il ritrovo preferito da tutte le coppie, o anche da tutti i single innamorati o con i cuori spezzati, che ricoprono interamente il muro all'entrata con lettere, scritte e post-it, in cui dichiarano il loro amore o chiedono disperatamente il consiglio di Giulietta, come se tutto ciò potesse essere davvero di aiuto.
Ammiro lo splendido palazzo medievale, soffermandomi sul famoso balcone dal quale pare che Shakespeare abbia preso ispirazione. Rivivo la scena del libro con occhi sognanti, immaginandomi la romantica scena di Giulietta che si affaccia, posandosi sul davanzale in marmo, e penandosi per il suo Romeo.
"Ho toccato la tetta a Giulietta!" urla fieramente Gianluca, attirando l'attenzione su di sé e soprattutto interrompendo il mio dolce sogno.
"Che tu solo quelle finte riesci a toccare!" lo prende in giro Ignazio, dandogli uno scappellotto sul collo, riferendosi ai seni della bellissima statua in bronzo.
"Abbassate la voce, ragazzi! Tra poco vi ritroverete invasi dalle fan se continuate così." li rimprovero, come si fa come i bambini piccoli.
"Dai, non fate i bambini, Emma ha ragione." interviene Piero, dandomi il suo appoggio. Ci scambiamo uno sguardo complice, e gli sorrido per ringraziarlo.
"Bleah, siete proprio una palla voi due." commenta schifato Gianluca, allontanandosi.
"Scusalo, ormai anche se sei con noi da una settimana, penso che tu abbia capito che tipo è." lo giustifica Ignazio, che mette un braccio attorno al mio collo, come per consolarmi.
"Non preoccuparti, se avessi dovuto prendermela per tutto quello che ha detto e continua a dire, probabilmente me ne sarei già dovuta andare dopo due ore!" ridiamo insieme.
Piero guarda incantato con i miei stessi occhi questo spettacolo, suscitando la mia curiosità. "E tu, Barone?" chiedo, prendendo entrambi a braccetto. "Non è che sei innamorato?"
Ride imbarazzato. "Cosa te lo fa credere?"
"Mah, non lo so, hai la testa tra le nuvole..." rispondo vaga.
"Macchè, è solo che adoro Shakespeare, adoro immaginare come abbia potuto prendere ispirazione anche da questo posto per scrivere una delle opere più celebri al mondo." mi spiega affascinato dal tutto, mentre io rimango un po' scontenta, non è la risposta che volevo sentirmi dire.
Ritento la stessa carta con l'altro alla mia destra, rivolgendogli speranzosa la stessa domanda. "No piccirì, io sono innamorato della vita." risponde felice, ammirando il palazzo.
Questi sono un caso perso, penso rassegnata.[...]
"We were both young, when I first saw you,
I close my eyes and the flashback starts,
I'm standing there, on a balcony in summer air.
I see the lights; see the party, the ball gowns.
I see you make your way through the crowd,
You say hello, little did I know..."Taylor Swift sul mio mp3 canta Love Story, e penso che non ci sia canzone più azzeccata di questa, al momento.
L'arena di Verona al calar del sole è meravigliosa; i deboli raggi del sole filtrano tra i grandi archi, riflettendosi in parte sul palco, creando un gioco di colori aranciati e rossastri.
Canticchio la melodia di quella canzone a bassa voce, mentre sul palco attendo l'inizio delle prove.
"Romeo take me somewhere, we can be alone.
I'll be waiting; all there's left to do is run.
You'll be the prince and I'll be the princess..
It's a love story, baby, just say yes."
L'ultima verso viene canticchiato insieme a me da una voce a me familiare, una che riconoscerei tra mille: il gesto di Gianluca mi fa girare di scatto verso di lui, mentre lo trovo sorridere compiaciuto.
"Non te la cavi male." ammette, rivolgendomi un sorrisetto compiaciuto.
Ricambio un sorriso rammaricato. "Grazie, ma i cantanti siete voi qui."
"Dai, cantiamo insieme il ritornello!" si avvicina a me, prendendo un'auricolare e sistemandola nel suo orecchio, per seguire il ritmo della base.
"Romeo save me, I've been feeling so alone.
I keep waiting, for you but you never come.
Is this in my head, I don't know what to think,
He knelt to the ground and pulled out a ring and said..
.Marry me Juliet, you'll never have to be alone.
I love you, and that's all I really know.
I talked to your dad, go pick out a white dress
It's a love story, baby just say... yes."
Ci ritroviamo a ballare e a canticchiare insieme, facendo piroette e ridendo senza motivo. A fine canzone scoppiamo entrambi in una sonora risata, trovandoci faccia a faccia, con le punte dei nostri nasi che quasi si sfiorano. Lui non smette di sorridermi: un sorriso sincero, amichevole, tutt'altro che malizioso o cattivo.
"Dovresti essere più simpatico come oggi più spesso, sai?"
"Ah, sì? Mi trovi simpatico oggi?"
Annuisco. "Anche stamattina lo eri, anche se mi hai fatta innervosire. In fondo, sei un bravo bambino, Ginoble." sorrido, dandogli due buffetti amichevoli sulla guancia.
"Cosa? Ehi, ho ventidue anni, mica undici!" fa finta di offendersi per le mie parole.
"L'età mentale è quella!" rido, accomodandomi in platea: l'orchestra e i due siciliani sono saliti sul palco, è il momento di rincominciare.[...]
Ci ritroviamo seduti ad una grande tavola imbandita, in un suggestivo locale all'aperto, dove si riesce a scorgere parte dell'arena. Ci troviamo sotto ad un grande gazebo in legno, ricoperto di edera, che da un tocco più romantico e in tema con la città.
"È davvero bello qui." commento, ammirando tutto il contesto.
"Già, stupendo..." continua Ignazio, bevendo un bicchiere d'acqua.
"Domani a che ora abbiamo l'aereo?" mi chiede Piero.
"Per le dieci dobbiamo essere in areoporto, il servizio fotografico inizierà nel primo pomeriggio. E poi niente, come sapete la mattina dopo si va negli Stati Uniti per quattro giorni." rispondo sorridente.
"Ahh, New York, quanto mi è mancata." sospira Gianluca.
"Già..." sussurro, ricordando malinconica la mia amata città.[...]
"Pronto per partire!" annuncia euforico Gianluca, presentandosi finalmente nella hall dell'hotel. La prima cosa che noto è la scomparsa della sua barba, uno dei suoi punti forti, dal punto di vista estetico.
Sgrano gli occhi. "Cos'hai combinato?!" quasi strillo dalla disperazione.
"Ho cambiato look tesoro, ti piace?" ammicca, sfoggiando il suo solito sorrisino che mi fa andare in bestia.
"No! Ma dico io, sei pazzo?! Ventidue anni e giusto oggi decidi di farti la barba?! Ma lo fai apposta?" gesticolo a caso, disperandomi.
"Che problema c'è?" mi guarda confuso.
"Oggi avete un servizio fotografico, e prevedeva che tu avessi la barba! Perché la barba ti fa figo!" sgrano gli occhi, portandomi una mano alla bocca, per l'ultima affermazione. L'ho detto davvero.
"Ah!" esclama, puntandomi il dito contro. "Quindi mi trovi figo! Lo sapevo!"
"Scendi dal piedistallo, è stata una frase detta giusto così..." mi giustifico imbarazzata.
Mi sorride malizioso, per poi riprendere in mano le sue valigie e avviarsi verso il van, dove viene gastimato da tutti per via del sua scelta troppo azzardata.[...]
"C'è modo di rimediare?" chiedo preoccupata al truccatore.
"Non si preocupi, gli applicheremo questi."
Il make up artist mi rassicura, aprendo davanti a me un astuccio con delle extencion castane.
Guardo le ciocche sintetiche piuttosto confusa, ma lascio correre. Del resto, il professionista è lui.
Dopo circa un'ora passata insieme a Piero ed Ignazio, torno da Gianluca, in ostaggio del truccatore da un'infinità di tempo. Lo vedo, seduto davanti allo specchio a farsi selfie e autoscatti, mentre l'esperto taglia in piccole parti ogni ciocca, per poi attaccargliele sul viso, con una pinzetta e una colla speciale.
Naturalmente, essendo solo la prima fase di questo lungo procedimento, si ritrova con una barba lunga come quella Abramo Lincoln.
"Wow." commento, trattenendomi dal ridere. "Secondo me vai già bene così."
"No guarda, non ti ci mettere anche tu, la devo tagliare dopo! Qui su Periscope mi stanno massacrando di battute." risponde scocciato.
"No ragazze, la devo tagliare dopo! I'll cut it!" - ripete per l'ennesima volta alla telecamera del suo iPhone.
"Cosa? Ah, sembro Hagrid di Harry Potter? Gentili!" fa il finto offeso, trattenendo la risata.
"Di cosa sono fatte le extencion?" chiedo divertita.
"Peli di yak." afferma l'uomo, concentrato sul suo lavoro. Scoppio inevitabilmente a ridere.
"Vedete, lei è cattiva!" mi indica, mostrandomi alla telecamera. La mia risata non si ferma, e io continuo a ridergli in faccia, mentre saluto i fan scuotendo la mano.
Rubo il cellulare dalle mani di Gianluca e parlo alle mille e oltre persone che ci stanno guardando.
"Vedete ragazze, chi non ascolta Emma si ritrova ad appiccicarsi peli di capra in faccia per un servizio fotografico!" avverto divertita, mentre lui non aggiunge altro, con un'espressione rassegnata.
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Photograph || Il Volo
Fanfiction"[...] E poi, alla fine, sì, mi sono innamorata. Mi sono follemente innamorata di una persona che non avrei mai pensato di poter amare. E sai come l'ho capito? Da quando vidi che in quegli occhi verdi ci ritrovavo me stessa. In quegli occhi ho ritro...