38.

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Madrid, cuore pulsante della Spagna, è senza dubbio una delle città che più amo al mondo. Il suo clima fortemente ispanico è qualcosa di unico. La trovo indescrivibile: da un lato conserva il suo stile tipicamente europeo, dai meravigliosi palazzi classici, capolavori architettonici come il Palazzo Reale e il museo del Prado, alle zone più turistiche, come Plaza Mayor e Puerta del Sol, trafficata di auto e gente dalle miriade di buste colorate tra le mani; fino ad arrivare alla zona più industriale, caratterizzata da grattacieli in vetro. È il centro dell'economia spagnola, nei pressi dello stadio Santiago Bernabeu.

Il nostro albergo è proprio sulla Gran Vía, uno dei maggiori punti di riferimento della città. La fine di questo enorme vialone porta a Plaza de España, uno dei centri della città. Ma questa via è caratterizzata soprattutto per i grandi teatri, ormai quasi tutti chiusi, o adibiti a pochi musical. Un tempo però era addirittura soprannominata la Broadway madrilena, ma ora tutto ciò che rimane sono solo negozi di tutti i tipi e tanta gente che traffica i marciapiedi.
"Ti piace proprio, eh?"
Sospiro, buttandomi a peso morto sul materasso. "Meg, è... non lo so, è una sensazione magnifica."
"Liz, davvero, sono felicissima per te, te lo meriti. Meriti una persona che almeno proverà a darti un po' di amore. Nemmeno con Nicholas ti vedevo così presa, sinceramente."
Nicholas è il mio ex, il mio primo e ultimo ex. Siamo stati insieme per un anno e mezzo all'incirca, fino a nove mesi fa. Sembrava tutto così perfetto quando niente lo era. Credevo di essere innamorata, e in effetti lo ero, e anche parecchio.
Era il tipico ragazzo americano, tifoso sfegatato dei Lakers e amante del rischio, delle corse in moto e del surf che praticava durante le sue vacanze in Florida.
Occhi color cioccolato, fisico invidiabile, capelli castani, che al sole apparivano sempre più chiari. Era attraente, eccome se lo era. E lui lo sapeva, e conosceva i miei punti deboli.
Romantico quanto bastava, gentile, premuroso... sapeva sempre come farmi felice. Non litigavamo mai, tra noi due pareva esserci un'intesa assoluta. Era tutto perfetto, così dannatamente perfetto che per un periodo mi balenò in testa l'idea che avrei potuto costruire un futuro insieme a lui.
Ma poi, si sa, il fulmine a ciel sereno arriva sempre. Due biglietti per Phoenix, sola andata, io e lui. Lui un venticinquenne con tanti progetti e sogni da realizzare, io una ragazzina che i suoi sogni li aveva già realizzati, o perlomeno credeva di averli già in pugno.
New York era casa mia, lui ci abitava da due anni e già non ne poteva più.
Lui voleva impegnarsi seriamente, io avrei dovuto fare un passo più lungo della mia gamba.
E così, si sa come va a finire.
"Se ti avesse amata per davvero non avrebbe mai scelto tra te e una stupida città."
Fu molto difficile per me, come è giusto che fosse, ma Jennifer e Margherita mi aiutarono tantissimo ad andare avanti, a rimarginare la ferita.
"Non me lo nominare nemmeno." la interrompo fredda. "È un capitolo chiuso della mia vita, che non ho intenzione di riaprire."
"Okay, okay, scusa!" ribatte, infastidita dal mio atteggiamento. "...però Liz, non odiarmi, ma... io spero che sia solo una sbandata, la tua."
La fulmino con lo sguardo. "Che vorresti dire?"
Sbuffa. "Lo sai che questa storia non durerà in eterno. Cavolo, Elisabetta, stai sotto un treno per uno che non sa nemmeno qual è il tuo vero nome! È complicato, capisci?" alza il tono di voce, dando il libero sfogo ai suoi pensieri.
Rimango in silenzio, senza aggiungere nulla. Perché lei ha ragione, purtroppo. E io sono troppo orgogliosa per ammetterlo, solitamente.
Ma questa volta non si tratta di orgoglio. Io non l'accetto perché, ora come ora, non riuscirei ad immaginare una vita senza di lui.

[...]

"Sto così bene con te..." mi confessa, mentre la mia testa preme sul suo torace, tenendomi stretta a lui. Le coperte e le sue braccia mi fanno sentire al sicuro, come se non desiderassi altro.
"Vale lo stesso per me." sussurro, mentre lo bacio a stampo. Respiro profondamente, mentre giocherello con la catenina d'oro bianco che porta al collo. "Sai, mi sorprende che tu..."
"Io cosa?" mi chiede curioso, incentivandomi a finire la frase.
"Beh, che tu non abbia ancora voluto... sì, insomma, hai capito."
"Fare l'amore con te? Ti va?"
Nego con la testa, piuttosto imbarazzata. "Non subito..." e infatti non mi sento pronta. Sarà un punto di vista piuttosto astratto e lontano dalla realtà il mio, ma per me il sesso non è solo un bisogno fisico o attrazione. Ci dev'essere sentimento, passione. E voglio essere certa che, quando arriverà il momento, lo faremo come atto di amore, non come un semplice gesto carnale.
"Sono d'accordo. Sai, voglio fare le cose per bene. Voglio renderlo perfetto, indimenticabile. Già so che lo sarà, ma non ho fretta. Voglio godermi ogni singolo istante." mi sorride, dandomi un bacio sui capelli.
"Sei fantastico. Non ho mai sentito dire certe cose da un ragazzo." ammetto, piuttosto colpita.
"Ma il punto è che io queste cose non le ho mai dette a nessuna. Nemmeno alle mie ex, capisci? Non ho mai tenuto così tanto ad una cosa del genere." dichiara, stupito da se stesso.
"...ci tieni davvero così tanto a me?"
"Sì." risponde convinto. "E tu?"
"Sì, anche io." rispondo scontata. "E tu non sai quanta paura ho di perderti..."
"Perché dovresti?" mi chiede confuso.
Scrollo le spalle. "Tutti se ne vanno." sussurro intimorita, pensando al discorso di prima con Megan, e riconcentrando inevitabilmente il mio pensiero su Nicholas.
"Io no." ribatte subito. "Io non ti lascio, te lo giuro."
"Non fare promesse che non sei sicuro di poter mantenere..." sussurro.
"Non le faccio, infatti. Niente promesse, ricordi? Non te lo sto promettendo. Ti sto dicendo che io, di lasciarti, non ne ho la minima intenzione."
Un leggero sorriso si dipinge sul mio volto pensieroso, e istintivamente mi faccio ancora più piccola tra le sue braccia.
E, ti prego, ricordati di questa promessa anche quando saprai la verità.

[...]

"Io che non vivo più di un'ora senza te,
come posso stare una vita senza te?
Sei mia,
sei mia,
mai niente lo sai,
separarci un giorno potrà."

Questa canzone risuona nella mia testa da tutta la sera. Ero seduta in prima fila, quando l'hanno cantata stasera. Gianluca non faceva altro che sorridermi e guardarmi, soprattutto sul ritornello, nel suo momento da solista. La sua voce, mischiata alla dolce melodia dei violini, è qualcosa di meraviglioso.
Ha continuato a cantarmela anche mentre eravamo in camerino, persino per strada, rischiando di attirare fan e curiosi.
"Smettila, dai!" rido, coprendomi gli occhi con le mani.
"Io che non vivo più di un'ora senza te,
come posso stare una vita senza te?" e la ricanta all'infinito, tra il silenzio e il buio delle strade, dovuto anche all'orario.
Ride, mettendomi un braccio attorno al collo.
Ormai siamo arrivati a destinazione, e, per fortuna, il tempo delle figuracce è finito.
Se ti trovi in Spagna, una delle cose da fare assolutamente è assistere ad uno spettacolo di vero flamenco, davanti ad un buon bicchiere di sangría.
I ragazzi hanno appena terminato il loro spettacolo, ed essere qui è un buon modo per staccare un po' la spina dagli impegni e la vita lavorativa. Gianluca ha insistito tanto per presentarci al resto del nostro gruppo come coppia, e quale miglior occasione se non a Madrid, con musica e paella come contorno?
Il locale è piccolo, ma molto accogliente: le pareti verde scuro, i tavoli, le sedie in legno e il parquet scuro e un po' consumato, che da un tocco di vissuto. In fondo alla sala, un piccolo palco, dove un gruppo di ballerini e cantanti si esibisce sulle più famose cantate spagnole, a ritmo di nacchere e chitarre, con vestiti e acconciature tipiche.
"Ragazzi, io ed Emma abbiamo qualcosa da dirvi." Gianluca quasi urla, per farsi sentire dai suoi due amici.
Megan invece lo sa già, perciò si limita a lanciarmi occhiate compiaciute.
"Come se non avessimo ancora capito che state insieme!" esclama Ignazio, dandogli una pacca sulla spalla.
"Come facevate a saperlo?" chiede stupito.
"Maddai Gianlù, era più scontata di non so cosa la vostra relazione, ci stavamo per giocare le schedine io e Piero!"
Io e lui ci guardiamo imbarazzati, mentre mi sorride teneramente.
"Spero siate felici assieme." Piero accenna un sorriso, ma non sembra convinto delle sue parole.
Cavolo, Piero. Mi ero completamente dimenticata di ciò che è successo tra me e lui. E temo che ci stia soffrendo.
Da una parte trovo assurdo che Piero possa stare male per me, dall'altra spero con tutto il mio cuore che sia solo una situazione passeggera.
"La prossima settimana torni con me a Roseto, ovviamente." mi sussurra all'orecchio, mentre un brivido scorre lungo la mia schiena.
Gli sorrido e mi limito a baciarlo sulla guancia.
"Beh, non ci fate vedere nemmeno un bacio?"!chiede deluso Boschetto, che in cambio riceve un pugno sul braccio da parte di Margherita.
"Ahia! Che c'è? Cos'ho detto di male?" le chiede confuso.
"Idiota, è meglio che per il momento nessuno sappia di loro. Per questo, è meglio evitare ogni tipo di effusioni in luoghi pubblici." risponde con un tono ovvio.
"Mhm, giusto."
Alzo lo sguardo e noto che Piero mi sta fissando, ma nel momento in cui lo nota lo distoglie subito, e la cosa fa salire ulteriormente i miei dubbi. Ne ha di cose da spiegarmi, poco ma sicuro.
"Beh, io direi di brindare!" - la voce di Gianluca interrompe i miei pensieri, riportandomi alla realtà. Prendo il calice pieno di Sangría e imito lo stesso gesto dei miei amici, che lo sollevano leggermente dal tavolo.
"Brindiamo a questo tour, a Madrid, a questa bellissima sera, alle nostre splendide assistenti." - io e Meg sorridiamo e facciamo un breve cenno per ringraziarlo.
"Ma soprattutto, a me e te." - mi rivolge un grande sorriso, lasciandomi un piccolo bacio sotto l'orecchio.
La dolcezza di questo ragazzo mi farà morire, me lo sento.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora