Stesso hotel, stesso orario, stesso jet-lag che mi tortura. Aspettavo con ansia le prime luci dell'alba. Due profondi solchi neri incorniciano i miei occhi scuri, e la luce fioca mi provoca un lieve bruciore. Scendo dal davanzale della finestra, e guardo Gianluca dormire beatamente. Per un momento quasi lo invidio, lui che oramai ai continui fusi orari ci avrà fatto l'abitudine. Gli rimbocco le coperte, fermandomi un attimo a contemplare la sua figura, i tratti del suo viso: se la perfezione esiste, un esempio perfetto non possono non essere i suoi lineamenti.
Sorrido appena, per poi prendere la giacca e la macchina fotografica, uscendo dalla stanza.
Stesso posto, la terrazza del palazzo. Stessa persona appoggiata al cornicione, intenta a fumare una sigaretta, Ignazio.
Ormai quando ci troviamo a New York abbiamo appuntamento fisso. Sapevo che l'avrei trovato qui.
Cerco di non farmi notare, per poi apparire di sorpresa dietro le sue spalle. "Ventitré anni, stai diventando vecchio." ironizzo, e lui si gira di colpo, rivolgendomi un bel sorriso. Spegne nel posacenere il mozzicone ormai consumato, per poi abbracciarmi.
"Tanti auguri Igna, ti voglio bene." gli sussurro, mentre mi strige tra le sue braccia. Lui è molto più alto di me, facendomi sentire minuscola.
"Grazie mille, Picciridda." sciogliamo l'abbraccio, per poi appoggiarci entrambi al muretto. "Ormai è tradizione vederci qui all'alba, eh." ride, facendomi notare l'orario.
"Già! Allora, Boschetto, cosa vorresti fare per il tuo compleanno?" gli chiedo con un tono dolce.
"Mah, non mi aspetto nulla di esaltante. Al limite, un cupcake con una candelina sopra e un pacchetto di calzini da parte di quelle due scimmie."
"Addirittura?" gli chiedo ridendo.
"Picciridda, non ridere! Lo scorso anno lo fecero davvero!" esclama, scatenando ancora più la mia risata.
"Okay, okay, basta, sto piangendo!" cerco di calmarmi, tornando più seria. "Prova ad essere più ottimista quest'anno."
"Mhm... una cassata e il letto di casa mia?"
"Non ti allargare troppo ora!" lo prendo in giro, dandogli un colpetto sul braccio. Controllo l'ora sull'orologio da polso: sono le otto del mattino.
"Beh, è stata bella questa chiacchierata delle sette del mattino a New York." sorrido. "È ora di svegliare gli altri. Mi raccomando eh, pensa in grande." gli do un bacio sulla guancia, avviandomi verso gli ascensori.
"Ci vediamo a colazione tra mezz'ora?" mi urla, dall'altra parte della terrazza. Rispondo annuendo, ma bloccandomi di colpo, e tornando verso di lui.
"Ignazio?"
"Sì?"
"Ma tu, tipo, cosa ne pensi di Vanessa?"
Scoppia in una risata nervosa. "Perché questa domanda?"
"Ma non è che ti piace?"
"Cosa?! No!" risponde nervosamente, e scoppia in una risata forzata.
"Oh, okay." concludo, per poi tornare indietro, e prendendo l'ascensore per dirigermi nella mia stanza.
Perfetto, lo prendo per un sì.[...]
"Sorpresa!"
Ignazio è rimasto visibilmente sorpreso da questa festa, ma ancora di più nel vedere tutte quelle persone riunite, in abito da cocktail e scarpe lucide, solo per lui. D'altra parte, la festa a sorpresa, dati i trascorsi dei suoi precedenti compleanni, non penso sia stata abbastanza prevedibile. Sull'Empire State Building, poi.
Musica alta e panorama mozzafiato: la serata è perfetta, in ogni singolo dettaglio. Una parete è completamente ricoperta di vetro, dando una panoramica di grattacieli più o meno alti, illuminati da migliaia di luci. Del resto, New York è questa. Niente a che vedere con l'Europa.
Luci che si disperdono nel nero della notte.
Gli invitati si dividono tra amici del posto e qualche amico siciliano che ha raggiunto la Grande Mela solo per festeggaiare con lui; e non manca qualche vip, tra modelle e colleghi, come Lorenzo Fragola, giunto a New York per qualche giorno di vacanza, anche lui reduce da un tour in tutta Italia.
Lo conobbi tre anni fa con X Factor, praticamente l'unico programma italiano che mi capitava di seguire.
Lorenzo, con i suoi occhioni blu e il suo accento fortemente siciliano, ha incantato tutti, dal primo all'ultimo. Sembra un ragazzo semplice, simpatico, con una giacca blu elettrico e una semplice maglia bianca. In questo clima festivo mi sento piuttosto a disagio, non ho mai amato particolarmente le feste.
Menomale che almeno c'è lui, nelle mie stesse condizioni, a tenermi compagnia.
"E così, tu sei la loro nuova assistente?" mi chiede, bevendo il suo mojito.
"Beh, sì, da più di quattro mesi, ormai." gli sorrido timidamente, mentre il mio sguardo non fa altro che cadere su Gianluca, come preso in ostaggio dalle sue amiche newyorkesi.
"Sembri molto giovane per un lavoro del genere. Sai, solitamente il management è composto da persone che fungono quasi da figure genitoriali."
"Già, ho solo ventidue anni." gli sorrido.
"Ah, novantacinque anche tu allora!" esclama felice. "E come ci sei finita nel gruppo di 'sti tre?"
"Un curriculum e una faccia affidabile ti portano a tutto." rido. "Mi presentai un po' di tempo fa ad un colloquio a Roma, tenuto da Torpedine. E da lì, ho semplicemente atteso di ricevere una chiamata ventiquattro ore dopo."
"Non vorrei sembrare fuori luogo, ma... per caso, sei fidanzata?"
Che faccio? Glielo dico?
...Massì, dai, mi sembra uno con la testa apposto.
"...in realtà sì." confesso, un po' amareggiata, riguardando in continuazione Gianluca.
"Guarda che l'avevo capito. Puoi star tranquilla." ridacchia, lasciando il bicchiere sul bancone.
"Ah, sì?" chiedo sorpresa.
"Gianluca, no?" chiede, e mi limito ad annuire, con un po' di timore. "Mi sono bastate le tue occhiate verso di lui per capire il vostro rapporto."
"Tu invece? Fidanzato?"
"Non proprio, mi sto sentendo da un po' con una ragazza che ho conosciuto a Milano, grazie a delle amicizie comuni. È una brava ragazza, mi piace davvero." Lorenzo ne parla con gli occhi sognanti, e non posso fare a meno che sorridere, poichè in quegli occhi riesco a rispecchiarmi.
Ma la mia attenzione viene inevitabilmente ricatturata da quella scena, che è una continua fitta allo stomaco. "Bello schifo dover nascondere la propria relazione così, e assistere a queste scene..." commento seccata.
Sono tutte sedute attorno a lui. Alcune a primo impatto mi sembrano brave ragazze, altre... un po' meno.
"Come mai avete deciso di non uscire allo scoperto?"
Alzo un sopracciglio. "Beh, dato che hai anche tu il tuo livello di notorietà, puoi ben capire..."
Lui fa spallucce. "Mah, sì e no, cioè... son scelte eh, per carità. È vero, sei circondato da persone che provano a farsi i fatti tuoi, però ad una certa che mi frega? Se io sto bene con chi ho accanto, non posso mica vivere la mia vita da eremita non uscendo mai di casa e nascondendola al mondo. Però, ti ripeto che sono scelte, nel nostro mondo da questo punto di vista c'è una divisione netta di opinioni..."
Annuisco passivamente, mentre continuo a lanciare occhiate al tavolo in fondo.
"Ehi, non ci pensare. Se vi amate non vedo perché tu debba vedere quelle ragazze come una minaccia." Lorenzo cerca di rassicurarmi, leggendomi in faccia la mia preoccupazione. Ha ragione, dovrei comportarmi da persona più matura e matenere i nervi saldi.
Nello stesso momento Margherita e Ignazio compaiono da dietro le mie spalle, in preda all'entusiasmo più totale.
"Amica! Beh, come va? Ti diverti?" mi chiede Megan, più che esaltata, e subito mi viene il dubbio che si sia bevuta qualcosa di troppo.
"Bene, bene... Ignà, sono contenta che ti stia piacendo." gli sorrido sincera.
"Davvero, è fantastico! Oddio, una festa o roba così me l'aspettavo, lo ammetto, sono otto anni che ricevo feste a sorpresa, che ormai non sono più una sorpresa." ride, tenendosi sottobraccio Meg, molto più bassa di lui.
"Si, ecco... Vanessa." mi schiarisco la voce. "...potrei parlarti in privato un attimo? Scusami Lorenzo." mi alzo, e prendendola per il polso, la trascino in un posto più appartato. Fragola mi risponde annuendo, mentre inizia a parlare con il festeggiato.
"Hai la macchina fotografica?" le chiedo, raggiunto il corridoio dei bagni.
"Sì." afferma, prendendola dalla sua grande borsa nera.
"Trovato qualcosa di interessante?"
"A parte Gianluca che fa lo stronzo? Nient'altro, per ora. A proposito, com'è che si chiamano quelle oche che non gli si staccano di dosso?"
"Elisabetta..."
"No! Niente Elisabetta!" la interrompo infastidita, prima che possa iniziare la sua polemica. "Si sta comportando male, va bene? Posso capire che non siamo fidanzati pubblicamente, che lo stiamo facendo anche per portare avanti il nostro scoop. Però, davvero, non ci si comporta così."
Sbuffa stufa. "Liz, ascolta, lo so come ti senti, ma ringrazia che stia facendo lo stronzo, ti ricordo che è questa l'immagine che il giornale vuole dare di lui. Più è stronzo e più va meglio."
"Meg..." prendo un respiro profondo. "Io non sono più sicura di volerlo fare."
Sgrana gli occhi. "Che intendi?"
Scrollo le spalle, con ormai le lacrime agli occhi. "Io lo amo, va bene? E non riuscirei mai a fargli del male. Perché sì Margherita, pubblicare le foto sue, nostre, significherebbe fargli del male. Ma soprattutto fare del male a me. Non potrei mai fare una cosa così infame."
Guarda in basso. - "Hai ragione da vendere. Ma, ormai ci troviamo qui. Liz, prima o poi tutto questo finirà. Cosa intendi fare? Nasconderti dietro una falsa identità a vita?
Fa male, e lo so. Perché non credere che io non ci starò male, quando Ignazio non mi vorrà più vedere sulla faccia della Terra. Dobbiamo farlo. È il nostro lavoro, è un lavoro infame, ma pur sempre il nostro lavoro."
E da una parte vorrei anche darle ragione. Ma non ci riesco. Testa contro cuore. Prendo un respiro profondo, e per questa volta do retta alla testa.
"E va bene. Tu mantieni occupati Piero, Ignazio, Lorenzo... Sì, insomma, fai in modo che si avvicini meno gente possibile alla zona dove mi apposterò, ovviamente." lei annuisce ed entrambe usciamo dal bagno, nascondendo la macchina fotografica dietro alla schiena.
La poca luce, prodotta dalle candele sui tavolini, fortunatamente mi aiuta a farmi notare di meno. Mi siedo al tavolo in fondo, appostandomi dietro una colonna, che mi copre parzialmente.
Uno scatto.
Gianluca che sorride, mentre altre sei ragazze fanno lo stesso.
Due scatti.
La rossa seduta dal suo lato sinistro gli accarezza il petto, mentre si scambiano un'occhiata complice.
Tre scatti.
Lei gli sfiora delicatamente la barba. È vicina alle sue labbra.
Basta così.
Un nodo allo stomaco mi provoca un dolore intenso, tanto da non darmi più la forza di continuare il mio lavoro. Non mi era mai capitato prima.
Sarà perché di chi fotografavo e investigavo non me ne importava nulla.
Sarà perché non sono mai stata innamorata persa della mia 'vittima'.
Incrocio le braccia sotto il seno. Il dolore è davvero intenso. Così tanto da non farmi più avere il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui. Sento che potrei svenire.
Custodisco subito la macchina fotografica nella borsa, per poi ritornare ad accovacciarmi su un divano in disparte.
"Emma, stai bene?" Piero si avvicina a me preoccupato, sedendosi accanto e accarezzandomi il braccio.
Scuoto debolmente la testa, cercando di trattenere le lacrime.
"Senti, lo so che non possiamo uscire allo scoperto, ma io non ce la faccio! Guarda, Piero, sta facendo lo stronzo! Il non aver reso pubblica la nostra relazione non lo autorizza a fare quello che vuole. Cazzo, io sono qui!" mi sfogo, senza piangere. Sono solo arrabbiata, stanca. "E prima che anche tu mi possa fare lezioni di perbenismo e dirmi che sono troppo gelosa e possessiva, sappi che puoi anche evitare di sprecare fiato."
Lui rimane in silenzio ad ascoltarmi. "...Ma io veramente ti consiglierei il contrario."
"Eh?"
"Sei l'unica persona al mondo che è riuscita a far cambiare Gianluca Ginoble da stronzo a persona quasi normale." -lmi strappa un mezzo sorriso. "Hai trovato ciò che gli altri non sono riusciti a trovare, Emma. Hai trovato i suoi pregi immersi nei suoi infiniti difetti. Evidentemente sei stata l'unica che è riuscita a capirlo davvero. Amica mia, siete destinati a stare assieme, cavolo! Non c'è altra spiegazione. Perciò, hai tutto il diritto di essere arrabbiata, gelosa e possessiva. È tuo.
Vai a riprendertelo."
Rimango quasi commossa davanti alle parole di Piero, che riesce a farmi sorridere. "Ma come farei senza di te?" gli chiedo con gli occhi lucidi, abbracciandolo forte. "Tu e Ignazio siete i fratelli che non ho mai avuto."
Mi sorride, dandomi un colpetto sulla spalla, come per incitarmi. "Dai, vai a riprendertelo."

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Photograph || Il Volo
Fiksi Penggemar"[...] E poi, alla fine, sì, mi sono innamorata. Mi sono follemente innamorata di una persona che non avrei mai pensato di poter amare. E sai come l'ho capito? Da quando vidi che in quegli occhi verdi ci ritrovavo me stessa. In quegli occhi ho ritro...