39.

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Metà settembre, ultima tappa del tour europeo: la splendida Varsavia ospiterà l'ultimo spettacolo di questa lunga tournée, che tra un paio di settimane si sposterà negli Stati Uniti e in Sud America.
Mi piace definire la capitale polacca come una città "a due facce", e in effetti è così. Si divide in due parti esattamente uguali: da una parte un borgo semplice, tipico stile nord europeo, caratterizzato da infinite schiere di case dai toni pastello e caldi, una accanto all'altra, con i loro tetti dalle tegole rigorosamente mogano. E poi il castello, costruito interamente in pietra rossa.
Noi invece, ci troviamo dalla parte opposta, quella moderna, così moderna che ricorda vagamente lo stile newyorkese, o perlomeno delle grandi metropoli statunitensi.
Grattacieli di oltre quaranta piani, centri commerciali a portata di mano, sedi televisive sui cigli della strada.
Il simbolo della parte moderna è indubbiamente il palazzo di Stalin, un grande edificio con un orologio in cima e un sacco di attrazioni al suo interno.
Illuminato di notte è molto bello, e dalla mia stanza è facile ammirarlo.
Ci troviamo al Marriott hotel, senza dubbio uno dei migliori della città. Il pezzo forte di questo albergo non è solo il suo punto strategico, ma anche il suo aspetto: un enorme grattacielo in vetro. Cinquanta piani, una follia per un albergo in una città di questo calibro.
Certo, vivendo a New York un grattacielo non mi sorprende, ma vederne uno del genere nel vecchio continente lascia sempre un po' stupiti.
Il paesaggio è buio, e le uniche cose visibili sono i pali della luce che illuminano le strade e le insegne dei centri commerciali.
Gianluca mi sorprende alle spalle, dandomi dei piccoli baci sul collo.
"Adoro il tuo profumo." sussurra con la sua voce profonda, facendomi spuntare un piccolo sorriso in volto.
Mi volto verso di lui, ritrovandomi davanti ai suoi splendidi occhi verdi. "Sei felice di tornare a casa?" mi schiarisco la voce, riferendomi all'imminente chiusura del tour.
"Tantissimo, mi manca un sacco la mia famiglia, i miei amici, Montepagano, il mare di Roseto... con te sarà ancora più bello." mi prende il volto tra le mani, baciandomi a stampo.
"Sicuro che non disturbo?" chiedo intimorita, con un filo di voce.
"Scherzi? Ovvio che no!" ride, alzandomi il mento per guardarmi negli occhi. - "Emma, la mia famiglia ti conosce già e ti ama, saranno felicissimi di ospitarti."
"Già, anche perché, di tornare a casa proprio non se ne parla..." sospiro.
"Come mai non vuoi tornare? Casa è sempre casa." mi chiede stupito.
E adesso come te lo spiego che casa mia è in altro continente? E soprattutto che abbiamo due concetti differenti di 'casa'?
No, non lo capiresti mai.
"Non mi va di stare da sola. I miei non ci sono, non sono molto presenti." rispondo secca, senza giri di parole.
"Sicura che sia solo questo? Ti vedo rabbuiata... scusami, non era mia intenzione entrare nelle tue questioni di famiglia se non vuoi parlarne." ribatte mortificato, con l'innocenza pari a quella di un bambino. Sorrido istintivamente, mi verrebbe solo voglia di stringerlo tra le mie braccia, e di non lasciarlo più.

Sai, Gian, ci sono volte in cui ti urlerei in faccia tutto quanto. Chi sono, chi non sono, che ci faccio qui, cos'è successo ai miei genitori.
Ma tu non capiresti, perché saresti così accecato dall'odio nei miei confronti, che non vorresti ascoltare ragioni. E, in fondo, sarebbe giusto così. Credo di non meritarmi nulla, nemmeno il tuo pseudo amore, la tua dolcezza, i tuoi baci, la tua voce, le tue parole, la tua nobiltà d'animo, i tuoi sorrisi, i tuoi abbracci... credo che non possa esserci posto migliore al mondo, se non tra le tue braccia.
E, in fondo, non sono degna nemmeno dei tuoi bronci, le tue giornate storte, i tuoi atteggiamenti da stronzo, perché è solo un modo di fare il tuo, mica sei così.
Notti insonni, momenti passati a chiedermi se stia facendo la cosa migliore o no, se è davvero il caso di lottare, se magari è meglio lasciare tutto.
Però poi tu arrivi, mi guardi con i tuoi occhi verdi, il quale colore varia in base alla luce, e mi sorridi, con il sorriso più bello che io abbia mai visto. E allora lì ciao, non ci capisco più nulla. Ti guardo e sì, per te non mollerei mai.

"Sono solo sciocchezze, nulla di importante. Non preoccuparti."

[...]

"Lo sapete perché siamo tutti riuniti qui?" Megan ci ha svegliati e fatti scendere tutti quanti nella hall, mentre seduti sui divani cerchiamo di tenere le palpebre aperte.
"Se magari ce lo dici ci fai un favore." ribatte Piero, sbadigliando.
"Tra due settimane è il ventitreesimo compleanno del nostro Boschetto. Che piani avete?" ci chiede mentre è in piedi davanti a noi.
"Io non voglio crederci che ci hai svegliati alle..." guardo l'orario sul cellulare. "...due del mattino per chiedercelo!" esclamo acida, per poi ripoggiare la testa sulla spalla di Gianluca, esausta.
"Che dobbiamo fare? Lo festeggeremo in qualche parte del mondo, come abbiamo fatto negli ultimi otto anni." risponde tranquillamente Gianluca, per poi avvolgermi e stringermi con il suo braccio.
"Ma poi, la vera domanda è: perché pensi ad Ignazio e al suo compleanno a quest'ora della notte?" chiede con un tono malizioso Piero.
"Uuuh, la nostra Vanessa deve dirci qualcosa, per caso?" continuo con lo stesso tono e mi diverto nel vederla arrossire.
"Oddio, una Vanessa rossa dall'imbarazzo!" esclama Gianluca, schernendola scherzosamente.
"Basta, smettetela!" ride anche lei, coprendosi la faccia con le maniche della sua felpa verde.  "Semplicemente voglio fare le cose per bene, tutto qui! Ragazzi, da dopodomani ci separeremo per due settimane, e partiremo per New York giusto il giorno della vigilia. Abbiamo si e no ventiquattro ore per organizzare tutto!" risponde nervosa, con un tono che non può non farmi sorridere.

Ehi, Megan, hai anche tu qualcosa da dirmi?

"E va bene, va bene. Vedremo di organizzare qualcosa a New York con dei nostri amici di lì. Ora ci fai tornare a dormire?" chiede Piero, quasi implorandola.
Sospira soddisfatta. "Sì, ora potete tornare a fare i fatti vostri."
"Tipo dormire." commento io, mentre ci alziamo tutti dai divani della hall, avviandoci verso gli ascensori, con Gianluca che mi tiene stretta a lui, con un braccio attorno al mio collo.
"Beh... Io mica so cosa combinate in camera..."
Mi giro di scatto e la fulmino con lo sguardo, trattenendomi dal ridere. "Sei un'idiota!" le urlo, mentre aspettiamo l'ascensore.
Domani parliamo, le faccio intendere con un semplice gesto, mentre le porte dell'ascensore si chiudono alle nostre spalle.

[...]

"Margherita... spiega." arrivo dritta al punto, mentre beviamo un frappuccino allo Starbucks di fronte all'albergo, nei nostri dieci minuti prima di andare al palazzetto per le prove, dove si svolgerà il concerto di stasera.
Sospira, girando nervosamente la cannuccia nella sua bibita. "Non ho niente da spiegare!"
Inarco il sopracciglio dubbiosa, non fidandomi delle sue parole. "Dai Meg, ci conosciamo da anni, viviamo ventiquattro ore su ventiquattro insieme, siamo come sorelle ormai. Da quando ci sono segreti tra me e te?"
Sbuffa scocciata. "Okay, va bene... potrebbe essere che mi piaccia." confessa.
Sorrido euforica, esultando per la felicità. "Sono troppo contenta!"
"Io no!" risponde nervosa. "Tralasciando il fatto che non frequento un ragazzo da mesi, io temo proprio di finire dentro una relazione del genere. Perché Liz tutto questo finirà, e io non voglio starci male."
Rifletto molto sulle sue parole, sentendomi colpita da ciò che ha detto. Alla fine, è il mio stesso timore. Ma, ahimè, io credo di essere su una via di non recupero ormai.
Annuisco pensierosa, guardando un punto indefinito, verso la finestra. "Credo di poterti capire."
"Già..." sussurra a malincuore, accarezzandomi il dorso della mano per consolarmi. "Beh, dai, cambiamo argomento, ci stiamo deprimendo troppo."
Mi strappa mezzo sorriso, mentre io riprendo a bere il mio caffè. "Io credo che dovremmo goderci il momento, finché dura. Meg, devi provarci almeno. Odialo, amalo, fai quello che ti senti di fare. Il futuro si vedrà. Ma almeno non vivrai con il rimorso di non averci provato, di non essertelo fatto scappare." la incoraggio, stringendole la mano.

[...]

"Ce l'abbiamo fatta!" urla Ignazio in un grido liberatorio, abbracciando tutti i membri dello staff che gli capitano a tiro. Il tour europeo è ufficialmente concluso nel migliore dei modi, e non potremmo esserne più soddisfatti.
"Picciridda, pure tu!" mi stringe in un abbraccio, e i suoi due amici a rotazione fanno lo stesso.
Tra me e Piero si percepisce un certo imbarazzo, nessuno dei due ha il coraggio di dire qualcosa, come è sempre successo da quel famoso bacio. Alla fine, quella famosa chiacchierata tra di noi non c'è stata più. Un po' per la mia mancanza di coraggio, un po' per la paura di ciò che avrebbe potuto dire. Io gli voglio bene, ma come un fratello. E non voglio che lui si faccia illusioni.
"Pronta a passare due settimane meravigliose in mia compagnia?" mi sorride furbamente Gianluca, con quel sorriso che mi fa andare in tilt.
"Mhm, non so." faccio finta di rifletterci. "Non penso potrò sopportarti tutto questo tempo." scoppio a ridere, per poi dargli un bacio.
"Ti troverai bene, vedrai." ammicca, facendomi un piccolo sorriso rassicurante.

Ma, finché ci sarai tu con me, non potrà mai andare male.

Note dell'autrice: breve nota solo per ringraziarvi di cuore per tutti i commenti positivi, i complimenti, i voti e le visualizzazioni di questi giorni. Davvero, fino a poco meno di tre mesi fa, non mi sarei mai aspettata tutti questi apprezzamenti. Perciò GRAZIE. Vi abbraccerei una ad una.
Un bacio, a presto con il nuovo capitolo <3

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora