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I giorni passano in fretta, e la routine ormai è sempre la stessa. Ti svegli alle prime luci dell'alba, se devi partire parti, prendi aerei o ti sposti in van; arriva il pomeriggio e ti precipiti sul luogo del concerto per il soundcheck, per poi aprire le danze qualche ora dopo.
Mi sono sempre chiesta come ai ragazzi possa piacere, questa vita. È una vita stressante, dove le soddisfazioni sono direttamente proporzionali al numero di sacrifici che sei costretto a fare. Ma loro non si sono mai lamentati di nulla al fin dei conti, perché l'hanno voluto loro, perché cantare è la loro vita. Se c'è una cosa che mi hanno insegnato fin da piccola, è che il segreto della felicità sta nel trovare un senso. Uno scopo in ciò che facciamo tutti i giorni, una ragione per cui vale la pena vivere. Beh, io in ventidue anni credo di aver fatto più sbagli che cose buone. Una di queste è senza dubbio il non aver ancora trovato la ragione della mia vita, della mia felicità. Ma questa è un'altra storia.
Ritornando a noi, oggi quella routine nel suo piccolo è variata: Torpedine ci ha raggiunti per alcune date, probabilmente starà con noi fino a quella di Los Angeles, nonché l'ultima del Nord America, oppure potrà prolungare la sua permanenza fino al Sud America, non si sa.
Avere il nostro capo con noi ci dà maggiore sicurezza, oltre che a sollevarci da più responsabilità, ma allo stesso tempo mette in soggezione me e Megan: ci sentiamo più controllate, e lo siamo.
Gesti più cauti, più attenzione alle parole e ai modi di fare. Non possiamo sgarrare di una virgola quando c'è lui. Infatti, credo che non sappia nemmeno del rapporto tra me e Gianluca, il che è un bene, poiché non sappiamo come potrebbe prenderla. Gianluca è il più bersagliato dei tre dai giornalisti, che più volte hanno tentato di infangare il suo nome.
E poi, non voglio che la vita privata interferisca con il lavoro.
Questa mattina ci ha dato tutti appuntamento nella hall, per motivi a noi ignoti. Un misto di curiosità e inquietitudine si fa spazio tra i miei pensieri. L'ha chiamata una semplice "riunione", ma solitamente quando si convocano c'è sempre un motivo ben preciso.
Io, Gianluca e Piero scendiamo verso la hall insieme, l'incontro è al bar della struttura.
"Che ansia ragazzi." commenta Piero, infrangendo il silenzio assordante dell'ascensore che ci porta verso il piano terra.
"Emma, tu hai idea di cosa deve dirci?"
"Davvero, non ne ho la più pallida idea." mi stropiccio la faccia, ancora un po' assonnata.
"Staremo a vedere." conclude Gianluca. È ansioso, lo percepisco da come mi sta stringendo la mano nel suo palmo.
"Tutto bene?" gli sussurro, e lui mi risponde con un cenno di testa, per poi lasciarmi un bacio tra i capelli. Nel frattempo le porte si aprono, e automaticamente molla la stretta.
Percorriamo pochi passi, prima di affacciarci al salone, caratterizzato interamente da toni scuri e uno stile piuttosto moderno e futuristico, che rispecchia a pieno la città di Detroit.
È seduto in fondo al salone, ad un tavolo in disparte, e già dall'entrata posso chiaramente scorgere le teste di Torpedine e Ignazio.
Camminiamo quasi con cautela, con una certa inquietudine e ansia. Ci avviciniamo di più e riesco ad intravedere anche il volto di Margherita, che s'illumina non appena ci vede arrivare. Mi sento in colpa, non volevo che rimanesse con Ignazio. Ma, ciò che mi lascia sorpresa, se non scioccata, è la presenza di una quarta persona al tavolo, seduta accanto a Torpedine. Una donna, di cui riesco a vedere solo i capelli biondo chiaro. Noi tre ci scambiamo un'occhiata interrogativa per un istante, per poi proseguire e arrivare al nostro tavolo.
"Buongiorno." diciamo in coro, e loro ci rispondono all'unisono con un tono piuttosto pacato e tranquillo. Ci sediamo sulla panca di pelle scura assieme a Meg, ritrovandoci di fronte a Ignazio, Michele e questa signora, o dovrei dire ragazza, che si limita a sorriderci timidamente. La guardo sospettosa, ma apparentemente non ci trovo nulla di male in lei. Spero di non sbagliarmi.
Capelli lisci, occhioni azzurri e una riga di eye-liner da gatta incorniciano il suo viso, dalla carnagione color latte. È molto bella.
"Sono lieto di annunciarvi che il progetto del film e del documentario sul fenomeno de Il Volo è ufficialmente andato in porto già da alcune settimane!"
Tra di noi scoppia un boato di felicità, soprattutto tra i tre ragazzi. Gianluca me ne parlava spesso, era un progetto a cui stavano lavorando dalla vittoria di Sanremo. Fino ad ora non c'erano certezze, erano solo idee. Sapere che ora questi progetti potranno diventare realtà, riempie di gioia anche il mio cuore.
"Vi starete chiedendo se c'è dell'altro, non è così?" esordisce Michele, sistemandosi meglio i grandi occhiali da vista squadrati sul suo naso, mentre noi annuiamo impazienti.
"Le riprese del documentario inizieranno domani!"
Questa affermazione ci lascia tutti un po' stupiti e spiazzati, non ce lo saremmo mai aspettati.
La ragazza di fronte a noi sorride, per poi tenderci la mano. "Mi chiamo Melissa, Melissa Esposito."
A turno le stringiamo la mano, ancora confusi. "E quindi, tu sei..." blatero, per arrivare al nocciolo della questione.
"...la vostra nuova compagna di avventure." finisce la frase Torpedine, facendomi gelare il sangue.
"Cosa?" spalanchiamo gli occhi, scioccati.
"Credo di non capire." rido nervosamente.
"Sono una giornalista. Sono colei che vi seguirà per i prossimi mesi, ventiquattro ore su ventiquattro, per documentare la vostra vita tramite dei video diario e delle interviste." sorride entusiasta, con un entusiasmo che quasi mi infastidisce.
"Ah, ora è tutto chiaro." mi scappa un piccolo sorriso.
"Beh, Melissa, benvenuta nella nostra famiglia." si limita ad annunciare Piero, prendendo in mano la situazione, dicendo la solita frase di rito, che solitamente dichiara con l'arrivo di ogni nuovo membro dello staff.
E questa Melissa, da oggi, ne fa parte a tutti gli effetti.

[...]

"Raccontaci qualcosa di te."
Ci ritroviamo tutti nella stanza di Ignazio, forse piccola per ospitarci tutti quanti. Lei è seduta sul letto, mentre noi la accerchiamo, appoggiandoci in ogni angolo libero.
"Vediamo... Ho ventisei anni, e sto facendo tirocinio su un giornale online. Scrivo articoli su eventi musicali, cinema e spettacolo in generale."
"Anche gossip?" le chiede serio Gianluca.
"No, quello no." sorride appena, imbarazzata.
"Ah, menomale." ricambia il sorriso, sollevato.
"Perché?"
"Non prenderla sul personale ma, capiscici, i giornalisti non sono mai stati i nostri migliori amici. Quelli di gossip poi, non ne parliamo." puntualizza Piero.
"Quindi non sei un'infiltrata in cerca di gossip, vero?"
Io e Margherita ci guardiamo un'occhiata furtiva, ascoltando perplesse la conversazione.
Nega con un semplice cenno. "Facciamo così: io faccio delle domande a voi e voi fate delle domande a me. È più divertente rompere il ghiaccio così, vero?"
"Okay, inizio io." si prenota Piero, che continua ad assumere un tono piuttosto diffidente. "Da dove vieni?"
"Roma. Vivevo in provincia ma mi sono trasferita nella capitale quando ho iniziato l'università. Voi ragazze, invece?"
"Io sono italoamericana, vivo a New York. Ma ho origini siciliane." risponde Meg.
"Torino." rispondo secca.
"Va bene, okay, tocca a me." dice Ignazio, per poi soffermarsi a riflettere qualche istante. "Hai qualche hobby o passione in particolare?"
"Mi piace molto suonare la chitarra e il pianoforte, ho imparato da autodidatta. I miei hanno sempre insistito affinché studiassi violino però, hanno sempre prediletto la musica classica."
È da appena due ore che conosco Melissa, ma di cose di lei ne ho capite, anche fin troppe: è una ragazza che sa come usare le parole. Sarà proprio perché studia giornalismo, o semplicemente perché è talento naturale. Sa catturarti con le parole, facendo sembrare affascinante anche uno stupido discorso sui suoi passatempi. Mi sporgo per guardare i volti dei miei amici, come sognanti, e sotto incantesimo.
"È una cosa bellissima." commenta Gianluca, e i suoi occhi brillano.
"Ma come bellissima? Gian, ha appena detto che ha passato una vita a fare ciò che non voleva fare..." controbatto io, scatenando una risata generale.
"No, cioè, non intendevo questo, nel senso che... cioè, è bellissimo che abbia comunque conseguito i suoi obiettivi." blatera per giustificarsi.
"Beh, grazie..." risponde lei, con le guance ormai arrossate, e distogliendo lo sguardo dal suo.
"Bene, che ne dite di andare a pranzo?" chiedo guardando il mio orologio, cercando di dissolvere quell'imbarazzo creato.
Tutti fortunatamente mi danno ragione, e usciamo dalla stanza di Boschetto, che però non spezza quell'alchimia creata tra loro.
"Dai, raccontami di più!" la prega di continuare, mentre camminano a passo svelto davanti a tutti noi, per poi sparire dietro al muro del lungo corridoio corridoio, svoltando al primo incrocio che porta verso gli ascensori.
"Sembra brava, vero?" - chiede Piero.
"Bravissima." rispondiamo all'unisono io e Meg, sfoggiando i nostri sorrisi più falsi.
Tiro per il braccio Margherita, facendo cessare la sua camminata, per separarci di qualche metro da Piero e Ignazio.
"La odio già."

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora