9.

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Ammiro il cielo dalle mille sfumature dal davanzale della grande finestra della mia camera. I colori passano dall'azzurro al giallo, fino al rosso fuoco. Il sole pian piano s'innalza nell'immenso cielo newyorkese, emanando una forte luce che si riflette sul vetro, senza però accecarmi.
Siamo arrivati nella Grande Mela due giorni fa, e il jet-lag mi gioca ancora brutti scherzi.
I ragazzi hanno partecipato ad un evento musicale la scorsa notte, dove hanno cantato fino alle due del mattino, quindi non sono proprio andata a dormire, si può dire.
Infilo una felpa ed un jeans e raggiungo il grande terrazzo del grattacielo del nostro albergo, da dove si può ammirare tutto il paesaggio. Porto con me la mia macchina fotografica, per catturare qualche attimo di quel momento così tranquillo e rilassante.
Scatto foto su foto, non mi stanco mai. La fotografia è senza dubbio una delle mie più grandi passioni, oltre che un elemento fondamentale nel mio lavoro.
"Bello, eh?" una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare: è Ignazio, anche lui in jeans e maglione, mentre ammira il paesaggio fatto di infiniti grattacieli.
"Ah! Ignà, che spavento!" esclamo, girandomi verso di lui, ancora con il cuore che batte all'impazzata.
Ride, per poi raggiungermi davanti al cornicione dell'enorme terrazza. "Scusa, non era mia intenzione. Insonnia anche tu?"
Annuisco. "Il jet-lag mi strema."
"Eri già stata qui, prima d'ora?"
"Sì, una volta..." rispondo vaga.
"Io invece sarò stato qui almeno cinquanta volte, e ogni volta il fuso orario mi fa impazzire." dichiara, stropicciandosi gli occhi.
"Anche tu qui per il paesaggio?"
"No, ero uscito per farmi un giro, poi ti ho vista nel corridoio e ti ho seguita..." ammette un po' imbarazzato, per poi cambiare argomento.
"C'è qualcosa di New York che non hai visto e vorresti visitare in questo ultimo giorno libero?"
Rifletto, di New York conosco già tutto ormai. "Uhm, non sono mai salita sull'Empire State Building." mento, quella torre la conosco eccome. Ma dovevo pur inventarmi qualcosa, e poi ammetto che mi fa sempre piacere rivedere quella vista mozzafiato. Non salgo in cima da un po'.
"Mah, non mi convinci." risponde perplesso. "Oggi faremo qualcosa di molto più figo!" annuncia elettrizzato.
Rido, per via del suo stato d'animo. "Sarebbe?"
Ammicca, sorridendo furbamente. "Vedrai." conclude, avviandosi verso la porta e lasciandomi di nuovo sola davanti a quel panorama, nel frattempo sempre più popolato di luce, suoni e anime.

[...]

"Oddio, sei qui a New York e non mi hai detto niente?! No Liz, dobbiamo vederci, per forza!" -Jennifer strilla dall'altra parte del telefono, perforandomi quasi un timpano con il suo eccessivo entusiasmo.
"Macchè Jen, sei pazza? Sono sotto copertura! Inoltre sono la loro assistente, non posso scollarmi da loro nemmeno un minuto!"
"A proposito, come va lì?"
"Meglio di quanto sperassi, devo dire che qui sono tutti molto simpatici. Ma per quanto riguarda lo scoop sono a zero." sbuffo.
"Possibile? Tre santi? Dai, sono ventenni, e soprattutto sono maschi, di cazzate ne combinano una al secondo."
Mi scappa una risata. "Sì, quel Gianluca soprattutto, è uno di quelli che pensa di avere tutte le ragazze del mondo ai suoi piedi, il che forse è anche vero, visto che tutte morirebbero anche solo per sfiorarlo."
"E tu?" mi chiede, con un tono più malizioso.
"Cosa?"
"Hai detto che tutte le ragazze morirebbero per lui, quindi anche tu?"
Sobbalzo dal mio letto, dove ero sdraiata. "No! Che schifo! Assolutamente no!"
"E va bene, okay, non innervosirti!" risponde scocciata.
"Scusa, è che qui la situazione sta diventando insostenibile... Voglio tornare a casa mia, restare qui a Manhattan e non andarmene più."
"Tranquilla, è tutto okay. Comunque, io credo che staccare anche solo per una sera non possa che farti bene, perché non ne parli con quel Cooper e gli chiedi cosa ne pensa a riguardo? Dai, e poi a me e Matt manchi tanto..."
Matthew, Matt per gli amici, è il fidanzato di Jennifer, convivono insieme da tre anni ormai, e presto si sposeranno.
"E poi, se vuoi, posso far venire anche Daniel..." continua, questa volta con un tono più malizioso.
"Sì guarda, uscire con un poliziotto è proprio ciò che mi serve ora, considerato quello che faccio!"
Daniel lavorava con noi nell'agenzia fino a due mesi fa, prima di prendere la decisione di abbandonare questo lavoro per entrare nelle forze dell'ordine. Ora è a tutti gli effetti un poliziotto del dipartimento di Manhattan. È un tipo strano, che prima mi riempiva di attenzioni. Ma io l'ho sempre tenuto in quella che tutti chiamano friendzone.
Ride a crepapelle. "Okay, okay, pensa a chiamare Cooper ora!"

[...]

"Buongiorno." si siede a tavola Gianluca, ultimo come sempre, mentre si stropiccia la faccia e gli occhi, contornati da due belle borse violacee.
"Ma buongiorno." gli rispondo, mentre cerco di scrutare il suo viso, essendosi seduto di fronte a me.
"Che ti succede? Sembra che qualcuno te ne abbia date di santa ragione!" rido, prendendolo un po' in giro.
"Tu non hai sonno?" mi chiede con un tono ovvio, e con ancora gli occhi socchiusi.
"A dire la verità, per niente. E ho dormito in tutto tre o quattro ore, negli ultimi due giorni."
"Ma come fai?" s'intromette Piero, anche lui più morto che vivo, mentre si versa qualcosa nella tazza con i cereali.
"Boh, piuttosto tu come fai a mangiare i cereali con il thè!" esclamo ridendo, e togliendogli di mezzo la tazza.
"Ah, si, giusto..." mormora, poggiando la testa sul braccio e richiudendo gli occhi.
Mi rigiro verso Gianluca. "Anche tu hai bisogno di farti dire qual è il latte, per caso?"
Annuisce, mentre gli preparo i cereali e gli taglio la frutta. "Mi sembra di fare la babysitter qui, altro che assistente!"
"Assistente di tre bambini, ma pur sempre un'assistente!" esclama divertito Ignazio.
"Eh, cara Emma, ne passeremo delle belle insieme. Questo è solo l'inizio!"

[...]

"No, no e ancora no! Elisabetta, non puoi mettere così a rischio la tua copertura!" mi rimprovera Cooper al telefono.
Sospiro. "Sì, fa niente, me l'aspettavo."
"Piuttosto, come sai, tra due giorni i ragazzi avranno tutta la prima settimana di giugno libera. È l'occasione buona per beccarli in qualche occasione scomoda! Inventati qualcosa, dovrai seguire almeno uno di loro." mi chiude il telefono in faccia, come sua abitudine.
"Ma che diamine ha questo contro i saluti?"
Sbuffo stanca e lancio il cellulare sul letto. Devo inventarmi qualcosa.

[...]

"È bellissimo!" esclamo entusiasta, non facendo altro che indicare determinati punti contro il vetro del finestrino dell'elicottero.
New York è sotto i nostri piedi ed io non potrei sentirmi più libera. La sensazione che si prova quando si vola è unica, fatico a descriverla. L'adrenalina che scorre tra le vene è tanta, si prova un senso di libertà assoluto. Io, che tra orfanotrofio e lavoro mi sono sentita costantemente in gabbia, avere l'illusione anche solo per pochi istanti di poter evadere da tutto è meraviglioso.
"Hai visto, Piccirì? Questo si che è figo!"  esclama Ignazio, anche più esaltato di me.
I tre iniziano ad intonare i primi versi de Il mondo, facendomi sentire in paradiso.

[...]

"Ci siamo proprio divertiti, eh?" chiede Piero, prendendomi sottobraccio.
"È stato meraviglioso!" esclamo, ho ancora l'entusiasmo alle stelle.
"Mamma mia, piccirì, io già ti voglio bene, come farò senza di te una settimana?" chiede maliconico Ignazio. La sua affermazione un po' mi spezza il cuore, è davvero dolce. Finché non mi rendo conto della grande occasione che mi sta porgendo.
"Ehm, non lo so, io però avrei un problema..." rispondo nervosa.
I tre stoppano assieme a me la loro camminata, e mi esortano a continuare.
"Ecco, è che... I miei sono all'estero, perciò non mi va di rimanere a Torino tutta sola..."
Mi sto davvero abbassando a livelli del genere?
"Ah, ci dispiace... E i tuoi parenti? Gli amici?" - Piero sembra davvero interessato.
"Partiti." rispondo secca.
"Ma tutti tutti? Possibile?" mi guarda stranito Gianluca.
Annuisco. "Quindi, sarò costretta a passare una settimana da sola, a casa, a Torino, magari a studiare... tutta sola... la prima settimana di giugno..." faccio una faccia da cucciolo bastonato, con tanto di occhioni dolci.
Dov'è la mia dignità?
"Beh, mi dispiace, io ti ospiterei a casa dei miei, a Marsala..." Ignazio fa trapelare un'espressione speranzosa sul mio viso. "...Ma questa settimana arrivano i miei cugini da Bologna, perciò è tutto un po' un casino..." - risponde mortificato.
"Ah, no Ignazio, davvero, non preoccuparti."  sposto la mia attenzione sugli altri due.
"Scusami Emma, non posso nemmeno io... La prossima volta però a Naro ti ci voglio, così ti faccio vedere la bellissima Agrigento!"
Piero mi sorride, ringrazio anche lui. Ora la mia attenzione è concentrata su Gianluca, la mia unica ancora di salvezza.
"E va bene, puoi venire da me se sei ridotta in condizioni così disperate." un sorriso mi compare in viso, ma mi ricompongo velocemente, per terminare la mia penosa recita.
"Oh, grazie, ma non so se posso accettare, non voglio disturbarti..." dico, fingendo di essere imbarazzata dalla sua proposta.
Scrolla le spalle, facendo un'espressione strafottente. "E non accettare, allora."
Gianluca Ginoble, che gentiluomo.
"E invece accetto!" esclamo, facendo un sorriso a trentadue denti e fingendo di ringraziarlo quando, in realtà, lo prenderei a schiaffi.
Sarà una settimana lunga, molto lunga.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora