5.

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Mi osservo allo specchio e quasi non mi riconosco. I capelli chiari e gli abiti eccessivamente femminili non fanno parte dell'essere me.
Prima che io andassi in albergo per iniziare questa nuova avventura, l'agenzia mi aveva fornito un intero guardaroba nuovo e firmato. Non che mi dispiaccia, ma questi nuovi vestiti mi mettono a disagio.
Hanno detto che il mio look total black, i miei jeans a sigaretta e la mia personalissima collezione di giacche di pelle non siano abbastanza credibili per questo tipo di lavoro. O meglio, per il mio personaggio studiato a tavolino.
Tacchi in ogni occasione, anche se lo trovo inutile, dato il mio metro e sessantacinque di altezza, che alla fin fine va più che bene.
Stasera serata "via libera", ovvero che ognuno fa come crede, un ultimo svago prima dell'inizio del tour.
Le mie intenzioni erano quelle di rimanere in albergo a riposare e a studiare un po' la situazione, ma i ragazzi mi hanno invitata ad uscire con loro per andare a bere qualcosa. Chissà, magari potrò osservare e scoprire qualcosa di utile.

"Ehi, stai benissimo!" esordisce Ignazio, appena mi vede, squadrandomi dalla testa ai piedi, dalle décolleté nere a punta fino al top color avorio.
"Troppo gentile..." rispondo, arrossendo e spostando il mio sguardo verso il basso.
"Sì, però qui c'è un solo problema." esordisce Piero, con un tono serio. Lo guardiamo entrambi con aria interrogativa.  "Ora sei alta quasi quanto me, non sembri più piccola!" esclama deluso. Tiro un sospiro di sollievo e rido, sinceramente pensavo avesse notato chissà cosa.
"Dove andiamo di bello?"
"Aspetta, il nostro Elvis ci deve ancora degnare della sua presenza." mi risponde seccato Ignazio.
"È sempre ritardatario?"
"Benvenuta nel club." risponde Piero, anche lui parecchio scocciato. Pochi istanti dopo le porte dell'ascensore si aprono, e Gianluca compare davanti a noi in camicia bianca e capelli tirati adeguatamente a phon.
Cammina verso di noi con il tipico passo di uno che se la tira, che pensa di essere figo. Anni di casi investigativi mi hanno portata a riconoscere il tipo di persona già solo dal portamento.
Mi squadra dalla testa ai piedi, sorridendo maliziosamente. "Però, niente male la nostra assistente..."
I suoi commenti mi urtano parecchio, facendomi innervosire. "Guarda dritto mentre cammini, potresti inciampare. Ginoble." rispondo sarcastica, mentre lui rimane senza frasi con cui controbattere. Poverino, deve essere stato il suo primo due di picche.
Ci avviamo verso un locale, il Piper, noto locale romano per gli innumerevoli vip che lo presiedono.
Attori, cantanti, calciatori, modelle ed imprenditori girano per il locale, molti squadrandomi e cercando di guardarmi in faccia, magari per ricordarsi se il mio volto è familiare ad uno di loro.
Rimango con Piero ed Ignazio al piano bar per una vodka, mentre perdiamo già Gianluca tra l'enorme folla.
"Quattro minuti e sei secondi!" urla Ignazio, per via della musica molto alta.
"Eh?" chiedo confusa.
"Quel ragazzo è un caso perso, Ignà." gli risponde Piero, arrendendosi con una risata.
"Posso sapere di cosa parlate?"
"Nah, nulla di preoccupante, riguarda Gianluca." Piero manda giù il suo cicchetto.  "Cronometriamo quanto ci mette ad approcciare le oche di turno in discoteca."
Musica per le mie orecchie. Osservo da lontano i suoi comportamenti, i suoi gesti, i suoi modi di fare. Qualche battuta, qualche risata, qualche bicchiere di troppo. Ha un modo di fare insolito: sembra molto naturale in quello che fa, come se stesse scambiando delle battute con delle semplici amiche.
Si passa spesso la mano nel suo ciuffo, segno di desiderio di voler attirare l'attenzione su di sè, di farsi attraente agli occhi delle presenti. Cerca il contatto visivo con ognuna di loro, fissandole una ad una. La prima che cede se la porta a letto. Semplice.
Solito schema del tipico puttaniere, in pratica.
Ad un certo punto lancia un'occhiata anche a me, e mi giro subito per non fargli notare che lo stavo osservando. Con la coda dell'occhio noto che risponde al mio gesto con un sorriso compiaciuto, uno di quelli odiosi, che vorresti prendere a schiaffi.
Non ritengo opportuno reagire con la violenza, dunque scelgo di fare la persona civile, tornando ad occuparmi di Ignazio e Piero, che si guardano attorno, piuttosto annoiati.
"Allora, parlatemi un po' di voi!" chiedo, sfoggiando un mega sorriso.
"Troppo noioso, la nostra storia già la conoscono tutti." si lamenta Ignazio. "Parliamo di te piuttosto!"
"Di me?" chiedo sorpresa. "Beh, non credo ci sia molto da dire..."
"Dai, le cose più semplici! Com'è la tua famiglia?" continua Piero.
"Oh, beh, sono figlia unica." guardo in basso, un po' rattristita. "Ho vissuto con i miei genitori a Torino."
"Mhm, strano." Ignazio mi guarda sospettoso. "Non hai proprio l'accento torinese!" - sorride.
Questi qui fino alla fine mi faranno morire di infarto. "Me lo dico tutti, non so perché!" ribatto, produco una risata piuttosto nervosa.
In quel momento Gianluca si alza, prendendo per mano una di quelle ragazze. Alta, mora, pelle olivastra, e un mini abito nero e aderente, potrebbe essere una modella.
"Impazzisce per le more." bisbiglia Piero nel mio orecchio, vedendo il mio interesse verso quella scena.  "Però non è un ragazzo che fa discriminazioni. Insomma, se tu sei disposta, ti accetta pure se sei calva, eh." commenta ironico Ignazio, sentendo la frase di Piero. Inevitabilmente mi scappa una risata, per poi rimanere disgustata pensandoci. Con una scusa abbandono Ignazio e Piero, dirigendomi verso i bagni, nella stessa direzione di Gianluca e quella tipa.
Li perdo di vista per via di tutta quella gente, non riuscendo più a trovarli. Ad un certo punto, dopo un po' di minuti, li individuo di nuovo, mentre stanno tornando verso gli altri del gruppo. Metto subito via nella borsa la mia macchina fotografica, che precedentemente avevo preso. Ritorno da Ignazio e Piero come se niente fosse, in tempo per vedere Gianluca che ci passa davanti, mano nella mano con quella ragazza. La riaccompagna dalle sue amiche e la saluta, per poi tornare finalmente da noi.
"Ti sei divertito, Gianlù?" Ignazio gli dà una pacca sulla spalla, mentre lui si accascia sullo sgabello accanto all'amico. Lui non risponde, sembra esausto. Del resto, sono le quasi le tre del mattino.
Torniamo in albergo ed ognuno va nella propria stanza. Chiudo la porta alle mie spalle e mi tolgo quelle dolorosissime scarpe, tirando un sospiro di sollievo. Parecchio assonnata mi strucco e metto il pigiama, anche se dopotutto non è nemmeno tanto tardi, il jet-lag questa volta gioca a mio favore.
Mi avvolgo nel piumone del mio letto e finalmente mi rilasso, fino a quando non sento bussare alla porta. Sbuffo e a malincuore mi alzo, aprendo la porta.
A mia sorpresa mi ritrovo davanti Gianluca, in pantaloni della tuta e maglietta bianca, il suo pigiama, immagino.
"Che c'è?" gli chiedo, seccata per aver disturbato il mio sonno.
"Perché stasera mi hai seguito?" chiede serio, quasi arrabbiato.
"Io non ho seguito proprio nessuno stasera." ribatto con il suo stesso tono acido.
"Senti piccola, io so di interessare a tante persone, ma se mi vuoi non c'è bisogno di fare queste cose." mi alza il mento con il suo indice.  "Anche perché anche io ti trovo piuttosto... interessante..." si sofferma sull'ultima parola, sussurrandola in un modo piuttosto sensuale e prendendo tra le dita una ciocca dei miei capelli.
"Amico, seriamente: ma che problemi hai?" lo scanso. "Esci fuori dalla mia stanza, prima che qui finisca male." lo avverto, tentando di mantenere la calma. Se non fossi stata sotto copertura, probabilmente ora gli avrei risposto in un altro modo.
Elisabetta, calmati, non puoi sbottare e attaccare una persona solo perché è un totale idiota, calmati, ripeto nella mente.
Lui non ha più il coraggio di replicare ed esce dalla mia camera, togliendosi dalla mia vista.
Spengo la luce e mi rimetto a dormire, ripensando all'episodio appena accaduto.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora