La sera arriva in fretta, e il teatro monumentale di Guardalajara, gremito di gente, non aspetta altro che l'entrata sul palco de Il Volo.
"Due minuti e si va in scena!"
Questa frase credo di averla sentita almeno un centinaio di volte in questi ultimi sei mesi, tra concerti o programmi televisivi di vario genere.
Solitamente subito dopo l'entrata dei ragazzi, io, Megan e tutto lo staff andiamo a sederci in platea. Ma, da quando c'è Belinda, siamo costrette ad aspettare la sua entrata in scena, per assicurarci che tutto vada bene. In un certo senso, in questi giorni siamo diventate anche le sue assistenti. Margherita ha insistito tanto per ascoltare l'assolo di Ignazio questa sera, guarda caso proprio prima dell'ingresso di Belinda. Ignazio ha detto che glielo avrebbe dedicato questa sera, e io non ho saputo oppormi.
Dunque rimaniamo solo io e lei dietro le quinte, ma non mi degna delle sue attenzioni, trattandomi con indifferenza, perciò mi va bene.
"Belinda, preparati, tra cinque minuti è il tuo momento." le comunico, dopo aver parlato con dei tecnici.
"Sì, ora arrivo." mi risponde, mentre la sua truccatrice le da un'ultima spennellata di fard sulle guance, prima di terminare il suo lavoro e andare via.
"Va bene." le rispondo io con un falso sorriso, appoggiata allo stipite della porta.
"Ah, Emma?" mi chiama.
"Sì?"
"Vieni qui, ti va di parlare un po'?" mi invita ad entrare, con un tono dolce.
Sospiro. "Se ti va sì, ma abbiamo poco più di due minuti." rido nervosamente io, raggiungendola al centro della stanza.
Annuisce, per poi chiudere la porta. "Tutto bene, cara?" si appoggia al tavolo, dando le spalle al grande specchio da muro.
"Benissimo, direi."
"Sono contenta per te." risponde, accennando un sorriso. "Quindi, tu e Gian... State insieme, no?"
"Già." rispondo secca io, con un filo di imbarazzo. Quella ragazza riesce mettermi in soggezione.
Cammina avanti e dietro con un'espressione seria, girandomi lentamente attorno, come un leone che sta per attaccare la sua preda.
"Immagino che vi amerete molto, non è così?" si ferma, attorcigliando una ciocca dei miei capelli tra le dita.
"Dove vuoi arrivare?" le chiedo senza mezzi termini, guardandola con aria di sfida.
Distoglie il suo sguardo dal mio, riprendendo a camminare. "Da nessuna parte. Però, forse, lui non la pensava così quando ieri sera mi è praticamente saltato addosso."
"Cazzate." rispondo impassibile. "Non lo farebbe mai."
Sghignazza divertita. "Cos'è, non mi credi?"
"Dovrei?"
"E va bene, non farlo." risponde, prendendo il microfono dal tavolo, ormai pronta ad entrare in scena. Si ferma sull'orlo della porta, girandosi di scatto verso di me.
"Non ricordavo baciasse così bene, comunque. Avrà fatto pratica con te." conclude con una risata odiosa, per poi sparire nel corridoio.
"Che stronza." sussurro tra me e me a pugni stretti per il nervosismo.
Poco dopo arriva anche Margherita, che si sporge sulla porta. "Ehi, ti stavo cercando!" esclama, ma in quegli istanti capisce subito che qualcosa non va. "Che succede?"
"Niente." rispondo seccata io, raggiungendola sulla porta. "Belinda ha fatto di tutto per provocarmi."
"Wow, tipo?"
"Ma che ne so, mi ha parlato della sua pomiciata con Gianluca qualche giorno fa."
Sgrana gli occhi. "E tu le credi?"
"Ma ovvio che no!" esclamo infastidita. "L'ha detto solo per farmi litigare con lui."
"Che puttana." sentenzia lei, piuttosto sorpresa.
"Già, lasciamo stare. Andiamo a sederci, và."[...]
Concerto finito, brindisi finale per salutare Belinda e tutti in albergo, stanchi ma felici. Io e lei non ci siamo più rivolte la parola, al massimo ci siamo lanciate qualche occhiataccia a fine concerto. Ma sinceramente poco mi importa di cosa ha detto o fatto in questi giorni, l'importante è che da domani mattina, si spera, sarà solo un capitolo chiuso.
"Sono sfinito..." Gianluca si stropiccia gli occhi infiammati, mentre si cambia per mettersi il pigiama. È talmente stanco che amche un'azione così semplice gli risulta difficile, e io non posso non dargli torto, stanca quanto lui. "Però amo fare i concerti in Messico, quasi quanto in Italia. Sono appaganti, non trovi?"
"Sì, qui i fan sono parecchio esaltati!" accenno una risata.
"Poi, con Belinda, abbiamo avuto forse addirittura il doppio del successo che potevamo immaginarci, queste sere."
"Esagerato!"
"Dico sul serio! La venerano qui. Avrà avuto difficoltà persino ad andarsene dall'albergo, è partita poco fa."
"Menomale..." sussurro a bassa voce, sperando di non essere sentita.
"Cosa?"
Lo guardo e sospiro. "Menomale, ho detto!"
"Come mai?" mi chiede lui, dandomi le spalle nel sistemare delle cose in valigia.
"È solamente una stronza, ecco cosa c'è."
"Perché dici così? Cos'ha fatto?" si gira, mi guarda quasi preoccupato. Nel suo sguardo riesco a percepire un po' di paura, forse.
"Mi ha detto che vi siete baciati la scorsa sera."
Lo vedo sbiancare improvvisamente. "E tu le hai creduto?"
"Ovviamente no! Mi fido di te." rispondo con un sorriso, e lo sento tirare un sospiro di sollievo. "Perché faccio bene a fidarmi, vero?"
"Certo, amore." sorride, a me pare un po' forzato.
"Dai, su, vieni a dormire, io sono stanchissima." sbadiglio, sistemandomi sotto le coperte.[...]
Cultura, cucina, musica e storia: Bogotà, capitale della Colombia, si può riassumere in queste quattro parole. Una città in via di sviluppo e dalle grandi potenzialità, dove non manca nulla, dai centri commerciali fino a luoghi di culto e musei, come il museo dell'oro, il più famoso. Se la Colombia si dovesse simboleggiare, questi elementi probabilmente sarebbero il caffè, la cucina totalmente a base di cibo fritto e Shakira, la cantante latina che apprezzo di più.
"Che belli che siete!" la voce acuta e squillante di prima mattina e di post volo di Melissa quasi ci stordisce, mentre guarda intenerita me e Gianluca.
"Ti ringrazio." rispondo io, ricambiando con un sorriso cordiale.
"Quindi tre mesi insieme, eh?" sorride Piero, mentre aspettiamo nella hall che ci consegnino le chiavi delle nostre stanze.
"Già, tre mesi che lo sopporto." rido.
"Però mi ami..." sussurra lui al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
"Mah, forse..." rido ancora.
"Ignà, tutto apposto?" gli chiedo, notando i suoi occhiali da sole ancora sul viso e il suo sguardo assente.
"Non vedo l'ora che arrivi il Natale per farmi più di quattro ore di sonno senza nessuno che mi svegli!" mugula.
"Com'è, la tua Vanessa non ti fa dormire la notte?" chiede maliziosamente Gianluca.
"Che idiota che sei!" lo spintona scherzosamente Megan, scatenando una risata generale.
Poco dopo ci consegnano le tessere magnetiche, e tutti noi andiamo a sistemarci nelle nostre stanze. Essendo giornata libera, io, Megan e Melissa ci concediamo una giornata tra ragazze, facendo un po' di shopping ed esplorando la città con occhi da turiste.
"Quindi, tutto sistemato tra voi?" esordisce lei, mentre usciamo da un negozio e camminiamo su uno dei grandi marciapiedi, con grande affluenza di persone.
"Non c'è stato nulla da sistemare, in realtà." sorrido e non aggiungo altro, anche perché Melissa mantiene il nostro stesso passo alla mia destra.
"Emma, posso parlarti un secondo?" mi chiede, facendomi voltare verso di lei.
"Certo, dimmi."
"In privato, se non ti dispiace." puntualizza, invitando Margherita a lasciarci sole.
"Privato? Ma se la strada è piena di gente!" si intromette Megan, ridendo divertita. Poi però incrocia il suo sguardo piuttosto serio, e capisce che non sta scherzando. "Va bene, okay, vi lascio sole." dice, camminando più avanti, mentre io e lei ci fermiamo ai lati del marciapiede.
Prende un respiro profondo, per poi guardarmi dritta negli occhi. "C'è una cosa che devi sapere."
"Ti ascolto." la esorto a continuare.
"La cosa che ho visto qualche sera fa era..."
"Cosa?" le prendo la mano, la vedo piuttosto titubante.
Sospira e si ferma un attimo. "Non so se dirtelo o meno."
"Melissa, mi stai facendo preoccupare, parla!" alzo il tono di voce, fino a risultare forse troppo brusca.
Mi guarda di nuovo, fa una pausa di qualche istante, prende coraggio. "Gianluca e Belinda si sono baciati!"Note dell'autrice: ma ciao ragazze! Riprese da questi giorni di festa? A me poteva andare meglio, ho avuto per due giorni la febbre alta. Ora diciamo che mi sto riprendendo, ma, capitemi, non è facile scrivere un capitolo decente e sensato tra pranzi infiniti, cugine piccole che rompono le palle e un bel 39 di febbre. Spero abbiate passato un bel Natale, io ora devo cimentarmi in quella mole infinita di compiti che mi hanno dato (voglio morire) e disperarmi perché non so come e con chi passare il capodanno.
Consiglio: non riducetevi al 29 dicembre senza avere piani per l'utimo dell'anno.
A presto!
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Photograph || Il Volo
Fanfiction"[...] E poi, alla fine, sì, mi sono innamorata. Mi sono follemente innamorata di una persona che non avrei mai pensato di poter amare. E sai come l'ho capito? Da quando vidi che in quegli occhi verdi ci ritrovavo me stessa. In quegli occhi ho ritro...