14.

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Roma.
Ancora la mia bella e afosa Roma. Il caldo torrido non riesce a far dormire nessuno, nonostante l'aria condizionata. È strano svegliarsi ogni mattina e trovarsi in un posto diverso, con un panorama differente, ma oramai ci sto facendo l'abitudine, e devo dire che questo tenore di vita sta iniziando a piacermi, con l'unica pecca di avere due semicerchi belli violacei che mi contornano gli occhi.
Mi giro e rigiro nel letto con la minima speranza di prendere sonno, ma nulla.
Guardo il cellulare, sono le quattro del mattino. Rinuncio all'idea di poter dormire e prendo il computer, alla ricerca di qualche informazione su questa Beatrice, forse uno dei tanti pensieri che mi tormentano e che non riescono a farmi conciliare il sonno.
Non si hanno molte notizie su di lei, e il che mi insospettisce. Qualche sua foto in passerella, e poi in posa per l'ultima collezione primavera-estate di Armani, come mi avevano già accennato i ragazzi.
Ha buon gusto il ragazzo, penso, vedendo le sue innumerevoli foto: 1.75 di fisico perfetto, capelli lunghi e castano scuro, pelle olivastra e occhi azzurri da cerbiatta. Ventiquattro anni sotto i riflettori tra spot pubblicitari e servizi fotografici sin da quando portava ancora il pannolino, a detta del suo modestissimo sito web.
Inoltre noto che ci sono scarse informazioni sulla sua vita privata.
"Pronto?" la voce rauca e confusa di Cooper mi risponde dall'altro capo del telefono.
"Mi servono informazioni su una certa Beatrice Romano, una modella, è lei la ragazza delle foto."
"E avevi l'impellente bisogno di chiedermelo alle quattro e mezzo del mattino?"
"Ah, sì, scusa." mi trattengo dal ridere, rendendomi conto dell'orario indecente.
Sbuffa e mi chiude il telefono in faccia, io nel frattempo indago ancora.

[...]

"Buongiorno." farfuglio sbadigliando e sedendomi al tavolo della colazione. Questa mattina è già un traguardo che io sia riuscita ad arrivarci al salone della colazione, visto che le mie stesse gambe non mi reggono.
"Qualcuno ha fatto le ore piccole stanotte?" mi prende in giro Ignazio, mentre beve il suo cappuccino.
Lo fulmino con lo sguardo, e lui sorride divertito. Di fronte a me, come sempre, c'è seduto Gianluca, strapreso a messaggiare con il cellulare e rivolgere sorrisetti allo schermo.
Cerco di scrutarlo attentamente, ma lui sembra entrato nel suo mondo, non accorgendosi nemmeno della mia presenza.
"Beh, come va questa mattina?" cerco di attaccare bottone, ma senza risultati. "Gianluca?" gli passo una mano davanti agli occhi, rendendomi finalmente degna di un suo sguardo.
"Ah, si, ciao." mi guarda un secondo, per poi riprendere a guardare lo schermo.
"L'abbiamo perso, ormai." sospira rassegnato Piero.
"Aspetta." mima con le labbra Ignazio e fermandomi con un cenno di mano, prima che potessi dire qualcosa. "Guarda Gianlù, c'è Beatrice là!" urla, per scatenare la sua reazione.
"Dove?!" sobbalza dalla sedia, guardandosi ingenuamente intorno e scatenando la risata dei due siciliani.
"Siete degli stronzi!" urla offeso, facendoli ridere il doppio.
"Deve proprio piacerti questa Beatrice, eh."
Mi sorride timidamente, annuendo.  "E a te? Come vanno le cose?"
"A me?" chiedo sorpresa.
"Sì, da questo punto di vista... tutto apposto?" - mi chiede con una tenerezza immensa, che mi verrebbe voglia di abbracciarlo forte.
"Che?"
"Stai bene?"
"Sto bene, ho smesso da un po' di tempo di crearmi problemi." sospiro amareggiata.
"Una persona a cui tieni non dovrebbe mai considerarsi un problema..."
"Peccato che spesso è così. Ma ora sono a posto da un po'. E non ne voglio sapere."
"E come mai?"
Scrollo le spalle. "Non bisogna sempre avere qualcuno per cui stare male."
"Ma amare non vuol dire stare male! L'amore ti fa stare bene, ti fa sentire in pace con il mondo!" mi risponde sognante.
Rido ironica e mi alzo da tavola, dandogli due piccole pacche sulla spalla. "Quello non è amore caro, è aver preso una sbandata!"

[...]

"Ho un sacco di notizie da darti su questa Beatrice Romano."
"Spara, sono tutta orecchie." rispondo carica.
"Sua madre è francese, e attualmente vive vedova in un lussuoso palazzo nel centro di Parigi. Lei ha vissuto un'intera infanzia tra Milano e Parigi, in quanto suo padre era italiano. Alta borghesia, per intenderci."
"Però, vita difficile la ragazza." sottolineao sarcasticamente.
"Ha iniziato a sfondare nel campo della moda in questo ultimo periodo, da quando è stata notata da Giorgio Armani in persona. Pare sia molto richiesta, gira il mondo grazie al suo lavoro."
"Non lo so, continua a non convincermi la sua storia." rispondo perplessa. "E poi sono sicura di averla già vista da qualche parte."
"Stai mettendo in dubbio la sua identità?"
"Tutto è possibile. Poi sai che scoop? La supermodella che non è chi dice di essere... me lo vedo già come uno degli scandali dell'anno." dico, fantasticando con l'immaginazione.
"A noi che sia lei o no poco importa. L'importante è ribeccarla con Ginoble, è questa la tua missione. Chiaro?"
"Chiaro." rispondo seccata.
"Ah e, sappi che ti attende una sorpresa domani mattina."
Sgrano gli occhi."Ho paura delle tue sorprese, Cooper. Che intendi?"
"Vedrai." risponde secco, troncando anche questa telefonata.

[...]

Aspetto impaziente nella hall il manager Torpedine, che ha bisogno di parlarmi di qualcosa di importante. Non mi ha specificato di cosa, perciò la curiosità mi tormenta.
Ad un certo punto, lo vedo arrivare, mentre mi viene incontro. "Ciao Emma, come va?"
"Tutto bene, lei?" sorrido.
"Benissimo. Vorrei presentarti la mia nuova seconda assistente, nonché il tuo nuovo braccio destro, dato che Barbara andrà via la settimana prossima."
Alle sue spalle compare una ragazza, e un'espressione di gioia e stupore compare sul mio viso.
"Piacere, Vanessa Amato." la ragazza mi stringe la mano, facendomi l'occhiolino.
"Trattatela bene tutti voi, è italo-americana." mi avverte Torpedine, ridendo. "Vi lascio sole, così potete conoscervi meglio."
Aspetto che si allontani, per poi poter esprimere tutto il mio stupore.
"Cosa ci fai qui?!" le chiedo ancora incredula.
Scrolla le spalle.  "Sono la tua nuova compagna di avventure, amica!" ride, abbracciandomi.
"Altro che Vanessa Amato: tu sei proprio una stronza Megan!"
Margherita Marchetti, detta Megan perché davvero italo-americana. Ci conosciamo da quattro anni, praticamente da quando ho iniziato il mio lavoro in agenzia. Lei era una delle poche persone con cui riuscivo a dialogare, in quanto in grado di comprendere la mia lingua. Mi è stata di grande aiuto nel mio primo periodo a New York, lei e i suoi genitori mi hanno fin da subito trattata come una di famiglia, e tutt'ora le sono riconoscente per tutto l'affetto ricevuto. Andava tutto bene, fino a quando lei non ha accettato una missione che l'ha portata dall'altra parte d'America per diversi mesi. Non ci vedevamo dallo scorso dicembre, e per me riabbracciarla è una grande emozione.
"Come ci sei finita qui?! E la tua missione a Washington?"
"Beh, ero appena tornata a casa da alcuni giorni, e avevo programmato un bel viaggetto alle Hawaii. Solo che poi, sì, quello, il tuo amico..."
"Parli di Cooper?"
"Ecco, sì!" esclama.  "Mi ha contattata dicendomi che avevi bisogno di una mano qui, perciò... Al posto di fare le vacanze alle Hawaii, inizierò una meravigliosa avventura con te nel nostro paese!"
"Grazie, di tutto." l'abbraccio forte accarezzandole i suoi lunghi boccoli scuri, è come una sorella.
"Servono a questo le amiche, no?" sussurra al mio orecchio, mentre siamo ancora strette in quell'affettuoso abbraccio.
"Andiamo, devi presentarmi un po' di persone, non ho idea di chi siano sti tre!" ride, mettendo un braccio attorno al mio collo e avviandoci verso le nostre stanze.

Photograph || Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora