1.0 ASHTON

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Toccava a lui svuotarsi,eliminare il marcio che lo stava divorando dentro.

Il ricciolo tiró un sospiro di sollievo mentre un gruppo di ragazzi lo invitava ad entrare all'interno del cerchio.

C'erano alcune persone che lo colpirono,soprattutto un ragazzo dai capelli color della notte più buia e gli occhi verde smeraldo che,in disparte,nascondeva una grossa e spessa cicatrice.

«Fatti avanti rammollito»
Fu proprio lui a parlare.
«Calmati,Thomas» lo zittì un ragazzo che sedeva difronte ad Ashton.
«Oh,Harrison...non vedi che sta tramando come una foglia? È uno stupido.» continuó l'altro strofinandosi la guancia ferita.
«Basta» concluse una ragazza dai capelli biondi e con un piercing al naso.
«Fatelo parlare almeno»

Ashton si sentì preso di mira,osservato da centinaia di occhi spenti e vuoti.

Entró nel cerchio,sfiorando con lo sguardo la sagoma oscura di Calum dietro un grande salice piangente.

«La scena è tutta tua,ragazzo»

Questa volta fu Dylan a parlare.

Ashton entró nel cerchio respirando piano e riassumendo le vicende di una vita in un discorso di tre minuti circa.

Una folata di vento si levó dal suolo,scompigliandogli i capelli raccolti in una vistosa bandana a fantasia che,con un gesto fulmineo,fu sistemata bene sulla sua fronte.

Tutti lo stavamo fissando,tutti erano in attesa e volevamo la stesa cosa: i suoi tormenti,come se quest'ultimo fossero in grado di farli sentire un po' mono colpevoli.

Ma ,Ashton, non aveva colpa,se non quella di essere stato in silenzio per troppo tempo,aspettando che lo scorrere di quest'ultimo lo aiutasse a superare vecchi traumi.

Gli alberi fremevano sulla sua testa bionda,le stelle cominciavano a farsi strada tra le nuvole spesse e cupe.

Fece un altro passo e cominció a parlare senza sosta.

«Sono Ashton,Ashton Irwin,ho 20 anni e non ho intenzione di parlare del mio passato,tantomeno di ciò che mi ha indotto a trovare una soluzione con l'aiuto di questa struttura. Penso che sia giusto lasciarmi ancora un po'di libertà.» dichiaró tro turandosi un dito.

«Sbrigati a parlare,idiota»  inveì Thomas grattandosi la guancia.
«Andiamo bello» continuò un tizio dai capelli dorati sulla sua destra.

Si innalzarono dalla folla centinaia di urli di protesta,imprecazioni e lamentele.

Ashton non ne voleva sapere.

Avrebbe protetto le uniche cose che ancora gli appartenevano: i suoi ricordi.

«Ashton,sei qui per questo,ricordi?»

Dylan apparve tutto ad un tratto,facendosi strada tra gli altri ragazzi presenti.

«Non ne ho voglia,Dylan»
«Oh,si che ne hai voglia»
«Invece no, non ho intenzione di sbandierare tutto ciò che ho,tutto quello che amica mi tiene in vita.
Pensi che mi farebbe stare meglio?»

Gli occhi di Ashton si ricoprirono di un velo di rabbia,la bocca si schiude in un urlo liberatorio.

«Irwin,tu devi! Sei qui e questo è un obbligo» continuò Dylan avvicinandosi sempre di più.
«Non ne vedo la necessità»
«Devi farlo e basta,io detto le regole e tu le rispetti! Sei qui da nemmeno una stima a è già sei troppo ribelle per i miei gusti.»

Dylan sferró un pugno allo stomaco e Ashton si accasció su se stesso,gemendo.

«Se io ti impongo qualcosa,tu non puoi decidere di non farla.Devi capire che non si possono violare certe norme»

Questa volta,il piede di Dylan,colpì la schiena fredda di Ashton,facendolo collassare al suolo.

«Questo è per farti capire che detta le regole qui dentro»

Un forte pugno colpì il labbro inferiore di Ashton,facendolo sanguinare copiosamente e imbrattando la terra umida sotto di lui.

«Andiamo»

Tutti i presenti si allontanarono di corsa,lasciandolo solo,agonizzante.

Tutto tranne uno,Calum Thomas Hood che,allibito è preoccupato,aveva assistito alla scena a dormire poco raccapricciante.

Improvvisamente il moro si fiondó a soccorrere l'amico in preda ai dolori.

«Ashton? Tirati su,ti medico il labbro...cerchiamo Luke e avvertiamolo!»

Luke era scomparso.

Supponevano fosse con gli altri.

Il ragazzo dai capelli dorati sputó sangue,ansimando.

Si incamminarono verso la clinica.

Calum sorreggeva l'amico in preda alla sofferenza,sentendolo tossire e vedendolo sanguinare.

Una volta entrati,entrambi,cercarono l'infermeria,con scarsi risultati.

«Co dovrà pur essere un'infermeria qui dentro» si lamentó il ragazzo dai capelli corvini e gli occhi come pizze di petrolio.

«Ashton?Ashton?»

Il ragazzo era ormai svenuto,aveva completamente perso i sensi.

«Ash? Rispondimi! Adesso ti porto dal medico e vedrai che tornerai come nuovo.»

Calum cominció ad urlare a pieni polmoni in c'era di aiuto,ma nessuno accorse.

Perse le speranze,decise di portare l'amico in camera e di distenderlo sul letto.

Raggiunta la stanza,sbattè violentemente la porta,trovandosi davanti un Michael furioso.

«Calum,dov'è Luke?» chiese passandosi una mano tra i capelli color galassia.
«Era con noi,ma lo abbiamo perso di vista»
«Cosa? Luke...»
«Aiutami a medicare Ashton»

Michael corse in bagno e cercó delle garze e del disinfettante,del cotone sterilizzato e dei cerotti.

«Stendilo» ordinó indicando il suo letto.

Il sangue del ricciolo sporcó il cuscino immacolato.

«Calum,prendi il disinfettante e pulisci bene le ferite aperte,poi mettici dei cerotti e la pomata.»

Il moro ubbidì in silenzio.

«Dove vai Michael?» chiese Calum vedendo l'altro aprire la porta della camera.
«A cercare Luke»
«Grazie per avermi aiutato»
«Grazie per aver ascoltato i miei consigli»

Detto questo Calum tornó alla medicazione del labbro di Ashton che,dopo poco, aveva ripreso conoscenza.

«Cal?»
«Ashton,zitto! Stenditi e fammi finire»
«Volevo ringraziarti per esserti preso cura di me»

Un sorriso illuminó il volto del loro.

Erano anni che una tale luce non illuminava il suo volto dai tratti fortemente marcati.

«Oh,dormi! È stata una lunga nottata»
«Grazie Cal»

Erano distrutti,sfatti,disastrati.

Ma erano insieme,come se volessero trovare un po'di pace nello sguardo dell'altro,come se un po'di affetto potesse salvarli.

Infondo,non si muore mai per un po'd'amore,di quello vero e delle sue mille sfaccettature,dei suoi mille problemi e difetti.

Ashton si addormentó e Calum gli accarezzó lievemente il volto.
Era una carezza,non un pugno.

Il moro ne aveva dato tanti,fin troppi.

Adesso doveva essere importante per qualcuno,essere d'aiuto.

Magari avrebbe potuto aiutare Michael che,in balìa di se stesso,stava cercando un paio d'occhio color del cielo.

1•Ruined Souls Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora