Il vento ululava,il cielo era plumbeo.
Qualche spruzzo di stelle era visibile attraverso le nuvole,la luna nascosta.Calum Hood non dormiva,Calum Hood non sognava,Calum Hood non viveva.
Le coperte coprivano il collo e la nuca,i capelli corvini si spargevano a chiazza sul cuscino.
Ripensava a due anni prima: la scuola,la cattiveria,i disastri.
Non era mai stato bravo a parole,esternava i sentimenti con il corpo,contro gli altri.Se ne era pentito,troppo tardi.
Quella notte pensava a tutti i suoi guai,i segreti e le cattiverie,i danni e i problemi da lui causati,specialmente a Cath.
Piangeva,dentro di sè annegava,soffocato dalle parole non dette.
Nella stanza poteva percepire lo scorrere di una penna veloce su un foglio stropicciato a righe,parole scritte con foga,con amore,con rabbia,parole ricche di sentimenti,così piene da scoppiargli in testa...era quello strano ragazzo biondo,quell'angelo caduto dal cielo.
Ogni tanto la penna terminava di scrivere,per poi riprendere subito dopo.
Erano parole veloci,scarabocchiate,come colui che le scriveva.
Calum pensó a quanto potesse essere bello scrivere,ma non ne era in grado.
Sapeva leggere,ma non le persone.
Sapeva guardare, ma non negli occhi.
Sapeva ascoltare, ma presto se ne dimenticava.
Sapeva respirare,solo per non soffocare.Luke inspiró quanta più aria possibile,come se volesse sottrarre con un respiro tutto il male del mondo e assorbirlo.
Era una spugna, prendeva il cattivo ed espirava il buono.Il ragazzo moro si ridestó,non voleva dormire.
Il biondo se ne accorse e scappó sotto le coperte,così da non essere visto.
«Non nasconderti,Luke»
«Devo»
«Perché?»
«Nessuno è al sicuro,ragazzo»Il moro,spinto da una strana sensazione,scese le scalette del suo logoro letto a castello che stava per crollare,a causa dei suoi pensieri troppo pesanti per delle misere assi di legno.
Il moro non era mai stato così disponibile ad intavolare discorsi o ad avere minimo rapporto,ma sarebbe dovuto cambiare,avrebbe dovuto gettare via la sua vecchia immagine.
«Cosa scrivi?»
Calum appariva stranamente interessato,come se finalmente avesse trovato un interesse nel fare qualcosa.«Tutto»
Il biondo stringeva nelle mani un quaderno nero,con la copertina ricoperta da fotografie.
Aveva le pagine ingiallite,le righe si stavano sbiadendo,un po'come la sua anima che, inesorabilmente, ad ogni parola evaporava un po'.Impugnava una penna.
Le mani si muovevano veloci sul foglio bianco,come se volesse scrivere la storia della sua vita in un unico quaderno.«Non ti basterà uno solo» fece notare Calum,indicandolo.
«Lo so!»
«Perché scrivi queste cose?»
«Per non dimenticarle,semplicemente per questo»
Il moro rimase sconvolto."Oggi ho conosciuto un ragazzo"
La prima riga conteneva solo queste parole;
Così semplici,così stupide,così banali.
La pagina era qua e là inzuppata di lacrime,tanto che alcune parole sembravano illeggibili.«Non piangere,o finirai per riscrivere tutto da capo» disse Calum fissandolo negli occhi color del ghiaccio artico.
«Io sono fatto di lacrime»
«Non dire così,parla,o finirai nelle mie condizioni»
Il biondo si stropicció gli occhi con il dorso della mano sporca di inchiostro rosso.«Ti serve una penna nera?» sdrammatizzó Calum.
«No,ho scelto io il rosso»
«Perché?»
«È un colore bellissimo. È il colore del sangue nelle vene,il colore del cielo al tramonto,il colore dei papaveri d'estate,dei cuori disegnati su fogli bianchi,delle fragole mature e delle ciliegie,dell'amore e della passione,di me,di te di Michael...»
S'interruppe per poi riprendere.
«Della mia paura»Il ragazzo dalla carnagione olivastra guardó il biondo con occhi diversi,ambigui.
«Parlami del rosso,ancora»
«Il rosso è il colore dei tuoi occhi in questo istante»Calum stava per scoppiare a piangere,non sapeva perché.
Era diverso quella sera.«Luke,dovresti dormire»
«Non adesso,se dormo potrei perderti istanti preziosi per il mio quaderno» rispose.
«Sono sicuro che domani ne troverai altri»
«Voglio stare sveglio»
«Ti faccio compagnia» disse il moro scrutandogli dentro agli occhi,insistentemente.La notte passó veloce e insieme guardarono l'alba dalla finestra.
«Il cielo è rosso,Luke»
«Rosso sangue,Cal»Quella mattina cominciarono le attività di gruppo.
Ogni ragazzo aveva un programma diverso,a seconda delle problematiche diagnosticate dal dottor Lyell.Alle otto in punto, il personale della struttura consegno ad ogni ragazzo una cartellina contenente l'orario delle attività,strumenti necessari e una tabella,dove gli esperti avrebbero inserito giudizi e considerazioni riguardanti eventuali miglioramenti o peggioramenti.
Calum strinse a sè la sua,fissando quella di Luke: era rossa.
La prima attività era di laboratorio.
Anche Ashton doveva frequentarla.«Piacere Ashton! Sono stato maleducato a non presentarmi ancora» sputó fuori il ragazzo ricciolo.
I suoi capelli erano raccolti in una bandana a fantasia nera,le sue gambe erano compresse in un paio di skinny jeans e i suoi piedi fasciati da scarpe scure.
«Calum,chiamami Hood» rispose freddo l'altro.
«A quanto pare abbiamo laboratorio» disse Ashton indicando la tabella con gli orari delle attività.Il laboratorio di arte era nella parte nuova dell'edificio.
Una stanza ampia,conteneva circa trenta studenti per terapia.Grossi banchi erano disposti in fila da cinque,ognuno munito di pennelli,tempere e altro materiale artistico.
Alla parete erano affissi i più bei lavori dei ragazzi curati e/o attualmente in cura all'interno dell'ospedale.
I vetri era colorati di rosso.
Appena Calum li vide,non potè trattenersi dal pensare a quel biondino così complicato e devastato da problemi ben più gravi dei suoi.
Quel ragazzo era semplicemente poesia,pensó fissando la lavagna scura.
«Buongiorno»
Una strana donna varcó la soglia.
«Sono la Dottoressa Williams,Emma Williams»Tutti fissarono quella donna,Ashton compreso.
La classe era formata sia da ragazzi che da ragazze,una attiró l'attenzione di Calum.Sedeva in disparte con le gambe incrociate fissando il vuoto,immobile e rassegnata ai dolori della vita.
Aveva i capelli legati in uno chignon trasandato e indossava Jeans aderenti.
I suoi occhi erano verdi,i capelli ramati le incorniciavano il viso pallido solcato da due profonde occhiaie bluastre.«Adesso faró l'appello» disse Emma Williams fissando l'elenco degli alunni.
Disse una sfilza di cognomi per poi giungere al suo.
«Hood»Il moro alzó la mano incerto e la donna passó oltre.
«Irwin»
Ashton si ridestó,dicendo semplicemente "eccomi"z«Fletcher»
La ragazza dai capelli di fuoco alzó lievemente la testa ma non rispose.
«Rosalyn Fletcher,ci sei?» ripetè la Williams scrutando ogni singolo ragazzo negli occhi.«Presente»
Come una leggera brezza la voce della ragazza riecheggó nella stanza,giungendo alle orecchi di tutti.Calum rabbirvidì: la sua voce era opra d'arte.
La ragazza disse di essere presente.
Come si può mentire così spudoratamente?
Essere presenti fisicamente è un conto,mentalmente un altro.
Lei non era lì,era altrove,tra le braccia di qualcuno...e Calum lo aveva capito.
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1•Ruined Souls
Fiksi PenggemarEra laggiù che le anime perse ritrovavano se stesse. Dal testo: «Chiedimi cosa è una farfalla e te lo spiegheró,chiedimi cosa è la vita e te la inventeró». Calum,Ashton,Luke e Michael sono quattro ragazzi alla deriva, sottomessi ai...