6.1 MICHAEL

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Le lacrime bagnavano le pagine ingiallite del diario che stringeva tra le mani,i capelli sudati si erano appiccicato sulla fronte madida,il respiro si era ormai ridotto ad un sospiro ansioso,flebile,impercettibile,silenzioso.

Chiuse violentemente il diario,prendendosi la testa tra le mani,rotolandosi sul pavimento sporco della sua stanza,ormai piena delle sue paure,delle sue ansie e dei suoi demoni.

La felpa scura era zuppa di lacrime,gli occhi rossi sembravano non poter più sopportare tutte quelle sofferenze,la bocca violacea era secca,come se solo i baci di Luke potessero tenerla in vita.

Michael ingoió un boccone amaro di sofferenza,urlando con tutte le sue forze,tentando di liberarsi almeno un po del dolore che lo stava soffocando.

La porta della stanza si spalancò di colpo e la figura slanciata di Ashton si avvicinò a quella distrutta e sfatta di Michael,in preda ad una crisi di pianto.

«Mike? Cosa hai fatto? Che succede qui? Calum!»

Il moro apparve poco dopo,con in mano un pacco di biscotti e una bottiglietta di acqua.

«Michael? Cosa succede,Ash?»

Il moro si accorse dello strano oggetto che,ormai da tanto,Michael stava stringendo con le mani paffutelle.

Sembrava un diario,beh ovvio,era io diario di Luke.

«Ash,ha letto il diario di Luke,ecco perché sta così! Chissà cosa ci sarà scritto là dentro.»

Il ricciolo si voltò verso Calum,abbassando lo sguardo,comprensivo.

Michael,intanto,sentiva il peso dell'universo sulle sue spalle,come se il mondo stesse,pian piano,precipitando su di lui, come se,di punto in bianco,la vita avesse deciso di metterlo alla prova.

Fino a quando sarebbe riuscito a sopportare?

Quanta sofferenza avrebbe dovuto portare con sè?

Il ragazzo dai capelli tinti si alzó di scatto,dando una spinta al moro che gli si era appena parato davanti.

«Michael,che ti prende?»

«Andate via,lasciatemi da solo,non voglio vedervi mai più! Voglio morire!»

Il ricciolo,preoccupato,afferró Michael per un braccio,permettendo a Calum di circondarlo,impedendogli di scappare.

«Tu non vai da nessuna parte,non in queste condizioni,potresti cacciarti nei guai e far soffrire i tuoi amici,parenti e lo stesso Luke.Siediti sul mio letto e mangiati un po'di biscotti. Quando starai meglio,potrai andarti a fare un bel giretto.» esordì Calum,poggiando le mani sulle spalle del ragazzo dai capelli violacei.

«Ascolta quello che ti dice Calum,lo diciamo per il tuo bene. Se vuoi guarire,non lasciarti prendere dal panico e dall'ansia,andrà tutto bene,tranquillo.»

Michael si prese la testa tra le mani,scoppiando dinuovo in lacrime,urlando.

Voleva scomparire,lentamente,come la nebbia estiva che,a poco a poco,si dirà da,senza che nessuno se ne possa rendere conto.

Voleva diventare invisibile,perso tra miliardi di persone come lui,privo di sentimenti ed emozioni.

Voleva squarciarsi il petto e strapparsi via il cuore,sanguinando ma,una volta per tutte,privo del sua motore,privo della sua vita.

Avrebbe voluto dormire per sempre,lasciandosi cadere tra le braccia dei suoi sogni,senza dover vivere ogni giorno con la consapevolezza che non sarebbe mai guarito.

Calum lo spronó a mangiare almeno un biscotto,a bere un sorso d'acqua e a sorridere appena.

«So che ce la puoi fare,Mike. Ti faremo scappare e potrai rivedere il tuo Luke,te lo abbiamo promesso»

Il ragazzo dai capelli tinti afferró un biscotto dalla scatola e lo addentò,mischiando il sapore di vaniglia con il retrogusto amaro delle sue lacrime.

Faceva schifo.

Faceva schifo la sua vita.

Prese la bottiglietta d'acqua e se la portò alla bocca,ingoiando un sorso di amarezza.

«Bravo,non possiamo permetterti di morire,così,senza che nessuno se ne accorga» sussurró il ricciolo,carezzandogli i capelli tinti e sudati.

«Gr-grazie» sospirò.

«Non devi ringraziarci,stiamo solo facendo il nostro dovere di amici»

Ad Ashton sembró che,sul volto di Michael,fosse comparso un lieve sorriso,nascosto dietro a quel velo di tristezza che lo aveva ricoperto.

«Ash,portiamolo a prendere una boccata d'aria»

I tre si incamminarono verso il cortile,rendendosi conto che era giunta l'ora di pranzo.

Vederli insieme donava al cuore un'emozione unica,tre ragazzi a pezzi si stavano rimettendo a posto,lentamente.

Due di loro,quelli meno distrutti,tentavano di risistemare l'altro,quesi del tutto polverizzato dalla vita e dai suoi disastri.

Ashton faceva di tutto per farlo sorridere,a Michael.

Tentava con le facce buffe,poi le battute squallide e ,infine,con dei video divertenti che aveva scaricato sul suo telefono.

Il ragazzo dai capelli color galassia rideva appena,sentendo però nascere dentro di sè,un sentimento alquanto strano,del tutto nuovo.

Sentiva che,di quei due ragazzi,poteva fidarsi.

Loro erano "amici".

Lui gli "voleva bene".

Una volta giunti nel cortile esterno si erano accomodati su una panchina isolata,osservando le foglie gialle che,sempre di più,si accumulavano dinnanzi ai loro piedi.

«Siamo in autunno»

«Quasi» puntualizzò il ricciolo,afferrando una foglia che si era posta sulle sue ginocchia.

«Amo l'autunno,mi ricorda mia madre che mi cucinava i pancakes a forma di teschio il giorno di Halloween. Ero un bambino felice,a quei tempi. Scorrazzavo con il mio migliore amico Clive per il quartiere,cercando di guadagnare un sacco di dolciumi,conquistando una bella visita extra dal dentista di famiglia» esordì Calum.

«Io andavo sempre in Australia per le competizioni di mio fratello,mamma mi comprava un gelato alla fragola e passavo le ore ad osservare il mio "fratellone" cavalcare le onde. Una volta mi regaló una sua medaglia,ero davvero felice quel giorno,così fiero di lui e del suo talento. Sentivo il cuore scoppiare di orgoglio,gli occhi brillavano della sua luce» continuò il ricciolo.

«E tu,Mike? Cosa ti fa venire in mente l'autunno?»

«Paige e io andavano sempre a passeggiare nel bosco,quando avevo tempo. Per il resto era una stagione come le altre,suonavo la chitarra in camera mia,osservando il paesaggio mutare lentamente attraverso il vetro della mia finestra.
Scrissi una bella canzone,la dedicai alla mia cotta del tempo,che non ricambió.»

I tre sorrisero e cominciarono a parlare delle loro vite,di ciò che erano e erano stati,sei ricordi che amavano conservare e di quelli che,purtroppo,erano costretti a portarsi dentro,nonostante questo andasse contro la loro volontà.

«Grazie» esordì Michael.
«Ti vogliamo bene,ragazzo» disse Calum.

«Mi state salvando»

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