5.3 LUKE

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Luke era immobilizzato,indifeso,messo a nudo.

Joyce sbattè violentemente la porta d'ingresso,ordinando a due suoi collaboratori di organizzare la stanza,controllando i collegamenti elettrici.

Le lacrima vagavano sulle giovani guance di Luke,segnate da qualche accenno di acne adolescenziale e qualche setola di barba.

Gli occhi rosso sangue avevano pianto gin troppo,erano secchi e asciutti,gonfi e violacei.

Era una alone era l'ombra di ciò che,fino a qualche anno prima,poteva essere definito "ragazzo","persona",era un ammasso di cellule aride e deboli,consapevoli del loro destino.

Luke,da lì a poco,sarebbe divenuto un robot,un organismo fatto ad immagine e somiglianza di io padre.

Questo lo faceva stare peggio.

Non voleva assomigliare a quella bestia che,purtroppo,aveva avuto la sfortuna di conoscere e frequentare.

Joyce disse che tutto era pronto.

Il signor Hemmings allentó le cinghie strette attorno agli arti del figlio,lo afferró per un polso e lo trascinó su per le scale.

«Farà male?» chiese il biondino come se,tutto ciò,non lo avesse già fatto soffrire abbastanza.

«Non te ne renderai conto,sarà veloce e indolore,ma avrà dei risultati ottimi. Sarai felice,Luke.»

Suo volto del medico compra e quella che poteva essere definita un 'ombra di sorriso,come se,per un istante,si fosse trasformato in essere umano.

Spalancarono la porta della sua camera,mostrandogli lo strano congegno che lo avrebbe completamente "resettato".

Luke fu costretto a sedersi su una sedia circondata da elettrodi e circuiti elettrici,collegati ad una sorgente di energia.

Fu legato,immbilizzato e fu collegato alla macchina.

All'interno dei suoi bulbi oculari furono inseriti altri collegamenti con la sorgente,che,insieme a tutto il resto,avrebbero contribuito allo shock.

Il padre annuì,Joyce fece lo stesso.

Un uomo dalla pelle ambrata e gli occhi di ghiaccio,un assistente del medico,azionó il congegno.

Luke cominciò ad agitarsi sulla sedia,colpito dagli impulsi nervosi e con i capelli dritti,ben ancorato alla struttura.

Il signor Hemmings,però,chiuse gli occhi per non vedere il figlio soffrire,agonizzante.

Era ciò che voleva,doveva rassegnarsi.

La colpa era tutta sua,delle sue idee e della sua anima malata,straripante di egoismo e omofobia,macchiata del sangue del figlio agonizzante e di una moglie sottomessa.

La sua mente marcia era in grado di fare del male,non conosceva limiti,era spregiudicata.

Luke era perduto,ciò che era stata o non tornò mai più.

Luke era diverso,non sarebbe mai più tornato a brillare di luce propria,ad osservare il mondo dietro a quegli occhioni vispi color dell'oceano Atlantico,non avrebbe mai più colto un fiore e osservato da vicino,non avrebbe mai più ascoltato mischia fino a tarda notte,sognando di scappare con Ben e volare via da quella piccola città.

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