7.9 LUKE

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Il ragazzo rientró in cucina stranito e sorpreso dagli strani atteggiamenti che quel tizio dai capelli violacei aveva nei suoi confronti.

Non poteva essere normale,anzi.

Ogni volta che incrociava quel ragazzo,lui,puntualmente,sembrava quasi fetali tra le sue braccia.

Luke non ricordava molto,qualche ricordo sfocato faceva capolino dentro di sè,il resto era tabula rasa.

Cose poteva farci? Ormai era rassegnato alla sua condizione,nonostante fosse altamente incuriosito da Michael e da quegli occhi trasparenti dietro j quali si nascondeva.

Era strano,dannatamente insolito e alquanto inquietante,ma piacevole.

Luke,esausto,si sfiló il grembiule dalla sua uniforme da inserviente e si avvicinó al suo armadietto,afferrando la sua felpa.

L'altra ragazza che lavorava con lui,Ginger,si avvicinó al ragazzo e sussurró,come era solita fare,al ragazzo di sistemare i bicchieri e le posatez

Luke dovette obbedire,visto che quella non era nemmeno la sua mansione abituale.

Erano solo le cinque del pomeriggio,il cielo si stava coprendo di spesse nuvole grigie e la poggia non era poi così lontana.

Il biondo,dopo aver svolto il suo compito,chiese il permesso di andarsene a casa ma,come si aspettava,doveva lavorare anche per il servizio cena.

Suo padre lo avrebbe scoperto,molto probabilmente già sospettava qualcosa riguardo alle sue uscite furtive.

Non voleva assolutamente che lui ne fosse a conoscenza,aveva il terrore che lui potesse sapere e intervenire,rinchiudendosi nella sua stanza opprimente.

Sua madre,impassibile e sottomessa come al solito,si limitava a chiudere gli occhi difronte all'evidenza,senza esprimere un'opinione o giudizio.

La sua vita,o,perlomeno,quello straccio di esistenza che poteva ancora essere definita come tale,era appesa ad un filo,nelle mani della fortuna.

La pioggia cominció a precipitare,un leggero vento scuoteva glia oberi del bosco e sollevava la polvere del grande piazzale.

Luke dovette preparare il servizio cena e,addirittura,aiutare un altro suo collega in difficoltà.

Alle sette in punto,come ogni singolo giorno all'interno della struttura ospedaliera,terminavano le terapie pomeridiane e i pazienti si recavano frettolosamente a mensa,affamati e trepidanti.

Una folla di adolescenti si precitpitó al buffet,fiondandosi suo cibo e urlando agli inservienti,creando una gran confusione.

Tra quel caos così disordinato,Luke,scorse la chioma colorita del tizio strano che,come al solito,se ne stava in silenzio mentre ,tutto intorno, il mondo continuava  a vivere secondo le sue regole.

Luke amava quel tipo di persona,quella che,nonostante la confusione che la circonda,riesce a farsi notare,semplicemente tacendo e guardandosi intorno.

Luke credeva che chi fosse in grado di emergere in una folla trepidante standomene da un angolo è semplicemente in silenzio,fosse una persona particolare.

Michael lo era.

Quello strano ragazzo,nonostante si comportasse in modo strano,suscitava in Luke strane emozioni,come se quel soggetto fosse un semplice ricordo e non una coincidenza.

Michael camminava con le mani in tasca,guardandosi intorno e sospirando ritmicamente,come se fosse stanco della sua vita e di quella società così distrutta,da essere in grado di demolire interi individui.

Trascinava i piedi svogliatamente,dirigendosi verso i desserts e scegliendo un semplice brownie al cioccolato.

Non appena lo sguardo di Luke si scontrò con quello di Michael,il ragazzo tinto di ridestó e cominciò a frasi strada tra la folla per a raggiungere i primi,dove Luke era di servizio.

«Luke!»urló prendendo fiato.
«Ancora tu? Mi spieghi cos'è vuoi da me? Non so nemmeno chi tu sia»

Luke giocava a fare il duro,a tenere il fuso e a sentirsi superiore ma,come in ogni favola che si rispetti,sapeva che Michael sarebbe stato il suo Romeo.

«Tu credi,credi di non conoscermi»insistette Michael,cominciando a sudare per l'ansia

«No,sarei in grado di ricordare almeno il tuo volto,o qualche dettaglio.»

«Tu sei malato,non ricordi mai nulla e non sai quanto questo possa annientarmi. Non puoi neanche immaginare quanto io stia male per questo,consapevole del fatto che tu non sarai mai in grado di ricordarmi e di ricordare noi,soprattutto»

«Ascolta,dovresti prendere la tua pasta e mangiarla,non continuare a insistere,non risolverai nulla»

«Luke,diamine,la vuoi smettere? Almeno prova a ricordare,promettilo»

«Non so chi tu sia,credo che questo sia abbastanza»

Michael,con un gesto fulmineo,si precipitò al di là che bancone,affiancando Luke.

«Questo ti aiuterà,ne sono più che sicuro,Lukey»

Le mani cicciottelle di Michael si infilarono nella tasca posteriore dei jeans di Luke,facendo incastrare il diario tra il tessuto del pantalone e il gluteo del biondo.

«Cosa stai facendo?»chiese scocciato Luke,cercando di opporsi alla presa salda del ragazzo tinto.

«Sto facendo la cosa giusta,questo basta,giusto?»

«Io non ti capisco»

«Capirai,fidati di me,fidati della mia pazzia e della mia sofferenza. Fidati,non ho mai amato nessun altro come,adesso sto facendo con te,non ho mai intrapreso una relazione così velocemente ma,con te,tutto è diverso»

«Adesso vai,potrebbero sospenderti» concluse Luke,osservando Michael allontanarsi e confondersi con la folla che scaldava la mensa di quel piccolo ospedale psichiatrico.

«Leggilo!» urló io ragazzo dai capelli colorati, mentre si dirigeva verso un tavolo vuoto in disparte.

Luke non voleva ammetterlo,ma sentiva che quel Michael non era  poi così sconosciuto,era consapevole  del  fatto che tutto ciò non era altro che un assurdo deja-vu.

Michael,con le mani in tasca,si accomodò accanto ad un ragazzo giovane e dai capelli raccolti in un codino stretto,intento a divorare il suo budino al cioccolato.

Intanto,nonostante si concentrasse il più possibile sul suo hot dog,non poteva fare a meno di sperare,spaesate che Luke ricordasse almeno uno stupido dettaglio,così da poterlo avere tutto per sè,una volta per tutte.

L'amore è uno strano sentimento,riesce a distruggerti in pochi secondi e a salvarti in meno di un minuto,ti fa sentire vivo.nonostante tu non abbia la benché minima voglia di sorridere,ma sa anche ucciderti dentro,lentamente senza saperlo.

Michael si alzò e lasció la mensa,sperando che tutto andasse per il meglio e volgendo un'ultima occhiata a Luke,intento a raccogliere le posate sporche e portarle in cucina.

Michael non poteva saperlo,ma Luke,di lì a poco,si sarebbe rinchiuso in cucina a leggere quel suo diario che,come ogni suo componimento,riassumeva in modo schematico al loro storia travagliata,facendone respirare ogni singolo bacio.

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