0.1 CALUM

611 76 35
                                    

|Continuo a 2 voti e 1 commento|

Vi sembrerà strano,miei cari ascoltatori,come possa essere invitante questo inquietante rifugio di spiriti disadattati.

Era un edificio grigio,triste,rassegnato alle intemperie del tempo e tormentato dai venti gelidi del nord.

La foresta si stagliava dietro il mastio centrale,proprio dietro il dormitorio maschile.

Le regole venivano rispettate rigorosamente dagli "inquilini".
Non si poteva evadere,nessuno era ammesso senza il proprio badge identificativo e chiunque osasse saltare le attività di gruppo avrebbe dovuto abbandonare la struttura senza finire la terapia.
Nessuno aveva mai osato violare le regole...
Non prima dell'arrivo di Calum Hood.

Ricordo ancora l' espressione dura e impassibile tatuata sul suo volto,dai tratti fortemente asiatici.

Aveva gli occhi neri come la pece, che non permettevano a nessuno di guardarci dentro,la mascella prorompente e la pelle olivastra incorniciavano i suoi occhi cupi,tenebrosi,spenti.

Scese dall'auto e si guardó intorno, perplesso.
La sua canotta nera era perfettamente aderente al suo corpo muscoloso,i jeans gli fasciavano le gambe e le scarpe erano consumate.

Chissà quale vento aveva condotto quello strano ragazzo fin qua, quante strade aveva calpestato con le sue suole consumate dal tempo, quanti tramonti osservati e albe perse.

Il moro si voltó di scatto chiudendo la portiera dietro di sè,lasciandosi il passato alle spalle e spalancando le porte al suo futuro.

Si era ripromesso di non aver più paura dei suoi demoni,anche se il primo era lui stesso.

Varcó la soglia,ritiró il suo numero di matricola e attese che lo psicologo lo visitasse per la prima volta.

Le sedie della sala d'attesa erano consumate,tanto che se ne poteva intravedere l'imbottitura in gomma piuma gialla. Si respirava una strana aria.

Era nel limbo.

L'unica cosa che attiró la sua attenzione fu uno strano quadro appeso alla parete difronte a lui.
Raffigurava una giovane ragazza dai capelli chiari, sguardo languido e bocca carnosa specchiarsi nelle acque di un ruscello.

Calum aveva paura dell'acqua perché non voleva vedere il suo riflesso malato e insano.

«Hood» sussurró una donna sulla settantina con una cartellina gialla in mano.

Il ragazzo si alzó e ritiró un fascicolo con sopra il suo nome e la sua foto.

Odiava il suo riflesso,odiava le foto.

«È il suo turno,si accomodi. Il Dr.Lyell la sta aspettando con ansia»
La donna concluse il discorso con uno strano sorriso che fece rabbrividire il giovane,tanto da abbassare lo sguardo.

Prima regola: Calum Hood non abbassa mai lo sguardo.

Lo studio era piacevole: un divanetto di pelle e un vaso di fiori davano colore alla stanza con le pareti ricoperte di carta da parati pervinca.
La scrivania era imponente,di ciliegio e rigorosamente intagliata,come da protocollo vi era un lettino reclinabile anch'esso di pelle lucida.

Al centro della stanza vi era un busto raffigurante Sigmund Freud fiero di sè e sulla parete di destra vi era uno specchio barocco.

Calum odiava il suo riflesso.

« E lei?» chiese l'uomo dai capelli bianchi e la barba folta sul mento.
« Hood» disse il giovane scaraventando la sua cartellina gialla sulla scrivania.
« Vediamo cosa abbiamo qui!»

« Si accomodi Calum» sussurró lo psicologo accendendo la sua pipa.
«Hood,la prego,Hood» replicó il ragazzo,spaventato dalla troppa confidenza da parte dello specialista.
«Mi dica...» fece una pausa buttando fuori il fumo che andó a formare una nube densa.
«Cosa la ha condotta nel mio studio alquanto barocco?» rise sotto i baffi.

Non rispose.Silenzio.
Seconda regola: Non si rivolge la parola a Calum Hood.

«Signor Hood?» continuó Lyell sistemandosi gli occhiali sul naso rugoso.
«Sono malato» dichiaró il moro.
«Sono qui per lei Hood,si apra con me e mi mostri i suoi tormenti» rispose con fare altezzoso.
«Non penso che esista soluzione al mio problema»
«Vi è sempre un rimedio»

Terza regola: Non replicare.

Il ragazzo si accese d'ira e strinse le mani in due pugni ossuti.
«No!»
«Mi mostri i suoi demoni Signor Hood»

Vi fu una piccola pausa carica di tensione.
La mente del ragazzo si stava mettendo in moto a rilento,come un vecchio ingranaggio di un orologio dimenticato in soffitta.

«Qua l'unico mostro sono io!»

1•Ruined Souls Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora