«Per oggi hai terminato,a domani Hemmings»lo congedó il guardiano,salutandolo con un fugace cenno del capo rotondo.
Gli occhi di Luke corsero giù per le scale,osservando i sassolini sotto le sue scarpe e ripensando alla sua prima giornata di lavoro all'ospedale.
Aveva sentito una ragazza bionda chiamare quel posto "Ospedale per anime" e aveva riflettuto molto su quello strano appellativo,così ambiguo e tetro si addiceva alla perfezione alla struttura psichiatrica in questione.
Ripensava alle voci,ai piatti che aveva lavato e strofinato,alle stoviglie tintinnanti sei grandi lavandini in acciaio inossidabile,a quello strano eco che si era incastrato nelle sue orecchie e a tutti quegli occhi smorti e velati,arrossati e gonfi.
Quel posto,a lui,ricordava qualcosa,come se lo avesse portato dentro di sè da una vita intera,come se non avesse mai avuto il coraggio di dimenticare quelle mura scolorite e quel corridoio bio e stretti.
Ne erano successe di cose,nonostante fosse stato solo il suo primo giorno di lavoro.
Uno strano tizio dai capelli viola si era fiondato sule sue labbra,mordendole e baciandole con ardore e passione,senza neppure chiedere il permesso,si era solo insinuato dentro di lui soffocandolo.
Quegli occhi gli erano rimasti impressi,così vuoti e trasparenti da mettere paura,le labbra erano screpolate e secche,come se non avessero mai sfiorato altre labbra all'infuori di quelle morbide di Luke.
Non ricordava.
Si portó una mano in tasca,cercando di ricordare la strada per tornare a casa,aiutandosi con il navigatore satellitare.
Il giorno dopo sarebbe dovuto tornare a lavoro,sostituendo un inserviente sulla sessantina in preda ad una crisi di nervi di mezza età.
Era felice,felice di poter vivere come ogni essere umano presente sul pianeta,sorrideva nonostante dovesse strofinare piatti sporchi e asciugarli,si sentiva vivo anche se poteva aspirare a qualcosa di meglio.
Ma a lui andava bene così,stava con i suoi pensieri e veniva trattato come tutti gli altri,non disobbediva nè si lamentava.
I jeans aderenti erano scivolati appena,rivelando l'elastico dei boxer grigi e neri,la felpa slacciata lasciava scoperto il collo pallido e marchiato da qualche livido violaceo,mentre le mani fredde di insinuavano tra i capelli color del fieno in piena estate.
La strada verso casa sembrava non finire mai,mentre il sole stava per scivolare dall'altra parte dell'orizzonte,lasciando nel cielo una scia rossastra.
Il rosso...quel rosso.
Nella mente malata del ragazzo comparve qualche immagine sfocata e fioca,quel colore aveva risvegliato in lui qualcosa,lo stesso qualcosa che lo legava a quella strana clinica psichiatrica arroccata.
Le nuvole candide e rossastre tingevano il cielo invernale,insinuandosi nell'anima ammaccata del giovane Luke,senza dargli pace.
Quel profumo,la fragranza buona che emanavano quelle labbra,lo lasciavano perplesso,come se quel bacio fosse solo un ricordo,l'ennesimo dejavù legato alla struttura ospedaliera.
Profumava di buono,di calde giornate estive e piogge autunnali,di corse sotto la pioggia battente,di sabbia in riva al mare,di albe tra le vette delle montagne e di foglie secche in mezzo al vialetto.
Sapeva di tutto e di niente,di speranza e rassegnazione,di ricordo e reminiscenza.
Luke si passó la lingua sulle labbra,riassaporando quel vivido ricordo,come se la bocca secca di Michael fosse ancora sulla sua.
Quel rosso,quel verde,quel profumo,Luke non aveva scampo,era intrappolato in quelle memorie così vive da non poter essere dimenticate.
Voleva rivederlo,chiedere spiegazioni a quello strano tizio così impertinente,ascoltare le sue risposte e cercare di collegare il suo viso pallido a qualcosa,anche ad una briciola di ricordo.
Intanto,il sole se ne era già andato ed una leggera brezza scompigliava la folta chioma del biondino,mentre cercava di varcare la soglia di casa sua senza essere notato dai suoi familiari.
Sua madre era in cucina,suo padre non era ancora tornato dallo studio e i suoi fratelli,molto probabilmente,stavano studiando per le imminenti prove di matematica e chimica.
Lui non era come loro,non aveva mai amato studiare,rinchiudersi in camera sui libri e passare ore intere a leggere definizioni e schemi del tutto inutili.
Aveva sempre avuto un debole per la matematica,la capiva al volo senza troppi sforzi,prendeva buoni voti senza nemmeno studiare.
Adorava la perfezione dei numeri,così perfetti e infiniti,era affascinato dalle regole matematiche che permettevano di risolvere problemi astronomici.
La materia che più detestava era la storia,credendo che fosse del tutto inutile imparare delle date a memoria,soprattutto quelle delle guerre e delle grandi catastrofi.
Non voleva ricordare quegli eventi devastanti,lo trovava davvero sconcertante.
I suoi genitori non erano contenti di lui e del suo rendimento,soprattutto a causa di Ben e dell'impetuosa passione sbocciata tra i due giovani ragazzini.
Purtroppo non lo ricordava e,anche lui,non aveva mantenuto le sue promesse
Non lo aveva salvato,non l'aveva portato in Europa o in Giappone,come gli aveva giurato di fare,non era tornato per amarlo ancora come la prima volta,anzi,non si era fatto più vivo.
Ben era stata l'ennesima persona che l'aveva abbandonato,dimenticandosi di lui fin troppo velocemente.
Chiuse la porta dietro di sè,facendo attenzione a non fare confusione,sgattaiolando su per le scale e chiudendosi in camera.
«Dove sei stato,Luke?»
«Nathaniel...ero in giro,volevo fare due passi e..e respirare un po'»Il fratello lo stava squadrando da capo a piedi,soffermando lo sguardo sulla felpa slacciata e sui capelli spettinati e appiccicati dal vento.
«Non dovevi»
«Non l'hai detto a mamma,vero?»La saliva si bloccó giù per la gola di Luke,sentendo un groppo salire fino alla bocca dello stomaco
«Non sono così stronzo,ma sappi che stai rischiando grosso,papà non vuole che tu te ne vada in giro da solo,soprattutto dopo quello che hai fatto. Scappare di casa non ti sembra già abbastanza? Adesso vuoi continuare a mettertelo contro?»
Le labbra di Like si schiusero,facendo fuoriuscire un flebile sospiro.
«Ho sbagliato,mi dispiace»
«Non basta dispiacerti,Luke. Ma non ti rendi conto di quanto caos ci sia in casa? Perché fai così?»Il fratello si era alzato in piedi,puntando un dito contro il petto di Luke.
«Non voglio creare problemi,ne ho già fin troppi. Nath,io non ho colpe,sai papà come è fatto,lui mi odia»
«No Luke,lui odia ciò che sei adesso,ciò che sei diventato,non sopporta vederti così diverso da ciò che eri. Lui vuole veder tornare il suo Luke a casa,stringerlo tra le sue braccia e parlargli dell'ultimo incontro di baseball,vuole ritornare a parlare con te come ai vecchi tempi,quando andavamo a pesca e Theo voleva a tutti i costi rubarci le canne,papà necessita di te,di ciò che eri,del figlio che ha amato e non del suo spettro»
Nathaniel si chiuse la porta alle spalle con un tonfo,lasciando Luke senza parole e senza fiato,sdraiato sul letto con mille pensieri nella testa.
999 di quelli riguardavano uno strano tizio dai capelli color Andromeda.

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1•Ruined Souls
FanficEra laggiù che le anime perse ritrovavano se stesse. Dal testo: «Chiedimi cosa è una farfalla e te lo spiegheró,chiedimi cosa è la vita e te la inventeró». Calum,Ashton,Luke e Michael sono quattro ragazzi alla deriva, sottomessi ai...