4.9 "Diario di Luke"

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19 Novembre 2012,

Ben è incazzato con papà,vuole a tutti costi presentarmi alla sua famiglia e rendere la cosa ufficiale,ma,sono legato a Paige,secondo mio padre.

Ieri ha chiamato la sua famiglia,li ha invitati a cena e gli ha parlato della "relazione" tra me e la loro giovane fanciulla,dotata di una straordinaria intelligenza e cultura.

Paige è odiosa,ma devo sopportarla.

Di nascosto mi vedo con Ben e lo stringo forte,annusando ogni particella del suo odore,come se,in un modo o nell'altro,riesca ad assorbire parte della sua pelle,del suo calore avvolgente,della sua voce profonda e calda,della sua anima tormentata.

Sa di Paige e non sopporta questa situazione.

La sua famiglia,a quanto pare,ha accettato l'orientamento omosessuale del figlio mentre,mio padre,si ostina a farmi frequentare quella ragazza,come se il contatto con lei potesse portarmi ancora su quella che lui definisce "diritta via",ovvero l'eterossssualità.

Non sa che non la amo e mai lo farò,non sa che la mia anima è destinata e legata indissolubilmente a Ben,non sa che l'amore da me provato nei confronti di url ragazzo va oltre il bacio,il semplice contatto fisico.

Amo le parole che pronuncia,il modo in cui lo fa,come scandisce ogni singola sillaba del suo discorso,amo ogni singolo dettaglio che lo incornicia,ogni singolo tratto fisico e morale che lo rende così unico e speciale.

È il mio principe,la mia salvezza,la mia speranza per un futuro diverso da quello che mi si prospetta,rappresenta l'amore inteso come collegamento indissolubile tra due anime,la mia e la sua, il fuoco e l'acqua,il paradiso e l'inferno.

Papà non voleva semplicemente accettare.

Ieri ho visto Ben fuori da scuola e gli parlato del mio ultimo incontro con Paige,dei suoi sorrisi falsi e delle sue mani di protagonismo,della classifica del campionato di decathlon,dei risultati alle olimpiadi della chimica,delle nuove formule che deve studiare per la prossima settimana.

Ben crede che sia noiosa e banale,una ragazza normale.senza nulla da raccontare,io penso che sia l'essere umano più noioso sulla faccia della terra.

Odio le sue camicette color pesca e i cardigan larghi di cotone,le sue scarpe all'antica e il suo carattere così menefreghista ed egoista,i suoi pensieri condizionati dalla mania di riuscire ad ottenere il massimo e la sua voce sottile.

Io,che voglio semplicemente la libertà,cosa dovrei fare?

Ben pensa che il miglior modo per porre fine a questa situazione sia scappare e lasciarci tutto alle spalle,una volta per tutte.

Ho detto che per me andava bene,ma non posso abbandonare così mia madre,senza nemmeno una spiegazione.

Papà sarebbe felice,forse.

Eviterebbe di spaccarsi le nocche ossute contro le mie costole,perderebbe meno voce,urlerebbe di meno e risparmierebbe tante parole colme d'odio.

Sono corso a casa,dopo aver baciato dolcemente le labbra piene di Ben,dopo averlo stretto forte e avergli sussurrato un "ti amo" veloce.

Papà era in salotto,quando sono entrato,con il quotidiano appoggiato sulle ginocchia e gli occhiali sul naso,una tazza di the fumava sul tavolo del soggiorno,mentre Noah stava svolgendo gli esercizi di matematica sul divano.

Nathaniel,probabilmente,era al suo corso extracurricolare di chitarra,mentre mamma,beh,era da qualche parte a nascondersi dalla realtà dei fatti.

Non la perdonerò per questo.

«Luke,dobbiamo parlare»

Mio padre che voleva "parlare"?

Mi sono seduto sulla poltrona difronte a lui e l'ho guardato fisso negli occhi,mentre esponeva i suoi problemi.

«To vedi con Ben,lo so,è inutile che ti nascondi dietro quel sorrisetto strafottente»

«Papà...»

«Non posso continuare ad usare le maniere forti,visto che non hanno portato a nessun miglioramento. Ho deciso di consultare uno specialista del settore,un medico che riuscirà a guarirti da questa malattia,tornerai ad essere normale.»

Sono sbiancato e ho spalancato la bocca.

«Dottore?»

Essere gay per lui è una malattia al pari della peste bubbonica e della tubercolosi,una malattia mortale e in grado di contagiare la sua famiglia perfetta,fatta di apparenza e pregiudizio.

Amare,per papà,significa dare,ricevere e condividere,ma non significa ammettere omosessualità.

La sua chiusura mentale mi fa stare male.

Amare era un sentimento a senso unico,per lui,o sei etero,o lo diventi.

«So che quello che stai affrontando ti sembra difficile,specialmente in un periodo così particolare della tua vita,dove ti senti solo e abbandonato,senza una speranza di sopravvivenza. Il dottor Joyce di aiuterà a guarire,ti insegnerà ad essere "normale",ti dirà come mantenere questa normalità senza ricadere nella tua pazzia. Sappi che la tua famiglia sarà sempre qui a proteggerti e a volere il tuo bene,non cerchiamo di farti del male,anzi,vogliamo aiutarti e riportarti a quello che eri»

Famiglia? E questa lui la chiama famiglia?

A me sembrano solo cinque persone diverse,senza alcun legame che le unisce,costrette a vivere sotto lo stesso tetto.

Io voglio solo scappare.

Poi si è alzato e si È recato nel suo studio,dedicandosi al lavoro.

Sono corso in camera,piangendo per l'ennesima volta,cercando riparo nella mia chitarra e nella voce rassicurante,ma preoccupata di Ben.

Ho scritto qualche strofa della nuova canzone,pensando alla mia famiglia distrutta.

Penso che la intitolerò "Broken Home"

Abitazione distrutta,come quella nella quale sono imprigionato.

Per sempre tuo,
Luke :-)

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