7.3 LUKE

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Il ragazzo scese velocemente dall'auto,stringendo ancora tra le dita il volantino spiegazzato e scolorito che aveva trovato poco prima.

Lo osservó nuovamente,mentre un centinaio di domande si stavano facendo largo nella sua mente arrugginita.

«Avanti Luke,entra in casa. Fa freddo qui»

La madre lo sfioró leggermente con la mano fredda,carezzandogli la guancia pallida e velata da una leggera barbetta.

«Ti sei divertito?» chiese la donna rivolgendogli un sorriso piuttosto ampio.

«Si può dire di sì,è la prima volta che esco di casa dopo tanto tempo»

«Se il dottore sarà d'accordo,potremmo andare al parco, qualche volta. Che ne pensi,Lucas?»

Il biondo annuì e sorrise appena,mostrando i denti bianchi e luminosi.

«Su,andiamo. Si congela qui fuori»

«Mamma?»

«Luke?»

«Mi racconti qualcosa di me?»

La donna raggeló,abbassando immediatamente lo sguardo.

«Non credo sia possibile,la non consapevolezza di sè fa parte della tua terapia,il medico non approverebbe.»

La madre si chiuse la porta alle spalle,dopo aver fatto entrare il figlio che,immediatamente,si sentì nuovamente in trappola.

Il ragazzo corse su per le scale,rinchiudendosi nella sua stanza,mentre la madre si stava lentamente avvicinando al marito,intento a leggere il quotidiano locale sulla poltrona del soggiorno.

Il biondo si buttó sul letto,stringendo ancora tra le mani quel maledetto volantino pubblicitario.

Osservó nuovamente l'annuncio,pensando che fosse necessario svagarsi,abbandonare quelle mura soffocanti e aprirsi al mondo,quello vero.

Non bastavano più le parole fredde del padre,le mezze verità della madre,i silenzi assassini che lo stava no lentamente annientando...

Luke voleva conoscere,conoscersi.

Luke voleva lasciarsi alle spalle quelle notti insonni che lo stava no tormentando,gli incubi frequenti e le scariche elettriche che,puntualmente,aggredivano il suo cervello.

Desiderava scoprire,osservare,indagare come un bambino per la prima volta alle prese con il mondo dei grandi,come sè quelle serate strane fossero solo un periodo di preparazione per la vita vera.

Si passó una mano sulle labbra,percependo il piercing freddo e la pelle calda sotto il suo tocco,riflettendo su quale fosse la soluzione migliore per dare una svolta alla sua vita.

Sapeva che non sarebbe mai stato in grado di ottenere l'approvazione da parte della sua famiglia per lavorare nell'ospedale,quindi era costretto a trovare una soluzione alternativa che non implicasse litigi e urla.

Pensó che fosse opportuno parlare con il medico,ma,quella strana idea,lasció ben presto la sua mente,volatilizzandosi.

La fuga sembrava la soluzione più opportuna.

Sul volantino,in basso,vi erano tutte le informazioni necessarie per sostenere un curriculum presso la struttura,tra le quali i contatti telefonici e l'indirizzo.

Decise di chiamare la struttura,per conoscere i dettagli del colloquio.

Afferró il telefono,sfilandolo dalla tasca posteriore dei suoi jeans scuri attillati,sbloccandolo e cominciando a digitare frettolosamente sulla tastiera.

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