Luke corse a perdifiato verso l'ospedale,con un solo nome in testa:
Michael.
La luna era alta nel cielo,una schiera di stelle illuminava la notte fredda e buia,le foglie secche scricchiolavano sotto le suole delle sue scarpe.
Si sentiva il cuore in gola,come se una scarica di amore stesse pompando nelle sue vene bluastre,sottraendogli ogni singolo atomo di ossigeno presente nei polmoni.
Era freddo,si congelava,ma dentro di lui,come per magia,si stava risvegliando qualcosa,una fonte di calore talmente potente da superare quella del sole.
Una volta giunto davanti alle scalinate principali,Luke,si fermò e si portò una mano sul petto,afferrando la felpa tra le dita e mordendosi le labbra umide.
Scrutó la struttura davanti a sè,la vide diversa,la vide più colorata e viva,come se fosse un edificio pieno sii ora ed amore.
Ed è proprio quando si vedono i colori in mezzo all'oscurità e al grigiore più cupo che si capisce di essere felici.
Luke,guardandosi attorno,scopriva colori nuovi,dettagli mai notati,impercettibili differenze che,fino ad un'ora prima,non aveva nemmeno immaginato.
Tutto prese vita,tutto cominciava a ruotare attorno a lui,le stelle in cielo sembravano staccarsi da quella coltre scura e discendere su di lui,illuminandolo,gli alberi parevano danzare nel vento freddo,a ritmo di una musica mai sentita e talmente sottile da poter solo essere immaginata.
La realtà cambiava forma,tutto si stava trasformando in un'eterna danza d'amore.
Luke decise di entrare nella struttura,senza fiato nei polmoni e con la vista annebbiata,con le mani tremanti e le ginocchia indolenzite.
Prese a correre per l'ospedale,cercando in ogni corridoio,in ogni fessura,in ogni spazio vuoto che si trovava difronte.
Cominció ad aprire porte,ad urlare il nome del suo Michael,ad invocare santi che nemmeno credeva potessero esistere,a sussurrare parole d'amore come se fossero poesie recitate ad alta voce.
Le gambe tremavano,la voce si abbassava e si trasformava in lamento,ogni qualvolta che apriva una porta e trovava altri ragazzi che,per sua sfortuna,non assomigliavano neppure un po' a Michael.
Michael era la sua persona,quel l'individuo così imperfetto che Dio,o chi per lui,aveva deciso di donargli.
Michael era semplicemente un ragazzo,un ragazzo ambiguo,perfetto nelle sue imperfezioni,fatto di sogni perduti e speranze appena nate,era amore ed odio che facevano la guerra,era la pace dopo un bombardamento,era la quiete dopo la tempesta,ma anche un fulmine a ciel sereno.
Aprì l'ennesima porta e si scusó con l'ennesima ragazza dagli occhi cerchiati,dicendole che stava cercando un suo amico.
Aveva perso le speranze,aveva abbassato lo sguardo e si era voltato verso l'ultima stanza,consapevole del fatto che se non lo avesse trovato lì sarebbe dovuto tornare a casa,litigare con suo padre e restare chiuso in casa per il resto dei suoi dannatissimi giorni sprecati.
Bussó,questa volta.
Nessuno rispose.
Bussó più forte.
Nessuno rispose.
Allora bussó più piano,avvicinando l'orecchio alla porta.
Nessuno rispose.
Entró.
Secondo,istanti,attimi impercettibili che scorrono davanti agli occhi,il tempo passa,la vita va avanti,ma spesso ci dimentichiamo dei singoli secondi.
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1•Ruined Souls
FanfictionEra laggiù che le anime perse ritrovavano se stesse. Dal testo: «Chiedimi cosa è una farfalla e te lo spiegheró,chiedimi cosa è la vita e te la inventeró». Calum,Ashton,Luke e Michael sono quattro ragazzi alla deriva, sottomessi ai...