5.2 LUKE

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Luke appoggió la sua chitarra sul letto,lanció il diario dall'altra parte della stanza e si voltó verso lo specchio.

Quelli non erano i suoi occhi,cioè che vedeva riflessa non somigliava, neanche vagamente, a Luke Hemmings.

Dove erano finiti i suoi occhi blu come il mare?

Ben,Ben,Ben.

Luke si passó una mano tra i capelli,donandogli un po'di vita,poi,si decise a scendere giù per le scale.

Il padre era appena precipitato in camera sua,ordinandogli di scendere al più preso possibile,con quell'espressione di disgusto stampata sul volto scavato,con le labbra tese e screpolate,con le rughe che disegnavano figure astratte sulla sua fronte corrugata.

Non era un padre.

Chiuse la porta alle sue spalle e si mordicchió un labbro,sentendo una fitta di dolore in prossimità della cicatrice.

Doveva coprirla,doveva nascondere i segni della "sua" violenza o, perlomeno, tentare di dimenticarla per un po'.

Scese le scale a due a due,sentendo delle strane voci,provenienti dal salotto vecchio stile di Villa Hemmings.

Luke non si era mai cantato dei suoi possedimenti, della Lamborghini del padre e del televisore 3D che aveva in camera,non aveva mai sbattuto in faccia a tutti la realtà,considerandosi superiore soltanto perché possedeva qualcosa in più degli altri.

Era una prigione fatta di diamanti e smeraldi,ricca di oro e argento,piena di ricchezza e sfarzo.

La sua casa era un castello dorato,come quelli che si vedono nei negozi di giocattoli.

Poteva essere ricca,sfarzosa,nobile,ma restava,comunque,la sua prigione,e la sua famiglia un ammasso di corpi freddi e inermi senza sentimenti.

Luke odiava tutto questo.

Le voci si facevano sempre più vicine e chiare,mano a mano che scendeva giù per la scalinata d'ingresso.

«Luke?» lo chiamó suo padre dal soggiorno.
«Eccomi» sussurró appena il biondo,abbassando lo sguardo.
«Joyce è venuto per aiutarti,ha deciso di smontare prima da lavoro perché ha delle buone notizie. Siediti figliolo.»

Luke si accomodò sulla solita poltrona in pelle,infilando le mani nella felpa scura e sistemandosi il berretto di lana sulla testa.

«Luke,come stai?» chiese Joyce mostrandosi interessato.
«Come sempre»
«In che senso,Hemmings?»
«Sopravvivo»

Il dottore rivolse uno sguardo preoccupato al signor Hemmings,passandosi la lingua sulle labbra sottili.

«Ho studiato una terapia per te,ho messo in moto tutta la mia equipe di esperti e specialisti,siamo giunti ad una conclusione.»

Il ragazzo non sembrava essere interessato.

«Luke,ascoltalo» lo spronó il padre,dandogli una pacca sulla coscia e sulla guancia.

Luke rabbrividì.

Non aveva mai ricevuto una pacca da suo padre,non era mai stato spronato a dare il meglio,non era mai stato ascoltato sul serio senza mettere i problemi altrui in primo piano.

«Luke,ho davvero trovato un modo per farti guarire,so cosa potrà portarti ad una svolta»

Il medico estrasse dei fogli dalla valigetta marrone appoggiata sul tappeto del soggiorno,afferró una penna qualunque da un astuccio logoro e cominció a sottolineare dei versi stampati sulla carta.

"Terapia definitiva:20 sedute"

«Di cosa si tratta?» chiese il Signor Hemmings,corrugando la fronte incuriosito.

«Adesso spiegherò tutto,con calma»

Il dottore tossì,si passó una mano sulla bocca e cominció ad esporre la sua soluzione,argomentandola alla perfezione.

«Luke,sai quanto la tua situazione sia critica,sappiamo quanto tu ti stia ostinando ad evitarmi,quanto tu stia tentando di scappare da questa realtà. Devi sapere,Luke, che io sono qui per aiutarti,non voglio certo farti del male,tantomeno renderti peggiore. Sono qui per aiutarti a ritrovare la tua strada,conoscendo i tuoi difetti e le tue insicurezze,correggendo ciò che è sbagliato e sottolinenando ciò che,invece,reputo giusto. È per questo che ho messo tutto l'impegno necessario per elaborare la tua terapia al meglio.»

Prese una pausa.

«Si tratta di una terapia a lungo termine,venti sedute circa,quattro alla settimana per cinque settimane.»

Un inquietante silenzio ricoprì la stanza,tanto che a Luke sembró di percepire il suo battito cardiaco aumentare sempre di più,secondo dopo secondo.

«Elettroshock,Hemmings,elettroshock»

Luke sussultó,non appena sentì quelle parole.

Davvero suo padre era stato capace di fare ciò?

Elettroshock?

Elettroshock?

«Stai calmo,Luke,ti spiegherò cosa faremo»

Il biondo fece per alzarsi,ma su bloccato dal padre che,all'improvviso,si era alzato dal divano e aveva posato le sue forti mani sulle spalle del figlio,come se si fosse già immaginato la sua reazione.

«Con questa terapia re detteremo il tuo cervello,portandolo alla condizioni iniziale,rimuovendo i tuoi pensieri,idee,agendo sulla tua personalità. Dopodiché seguirai dei percorsi di recupero che "reimposteranno" il tuo carattere,ciò che pensi e ciò che provi. In poche parole,andremo ad azzerare ciò che sei e ricreeremo ciò che eri,ovvero un Luke eterosessuale con interesse verso il sesso opposto,un ragazzo felice e allegro,un Luke obbediente e non ribelle. Sarai ciò che eri,te lo assicuro»

Prima che Luke potesse parlare,io padre prese la parola.

«Joyce,lei ci ha davvero salvato la vita,lei non immagina quanto ci abbia e ci stia aiutando. Quando cominceremo?»

«È già tutto pronto,basta solo scaricare l'occorrente dal furgone e portarlo nella sua stanza»

«Perché la sua stanza?»

«Aiuterà a recuperare la memoria,subito dopo l'elettroshock,essendo un luogo a lui familiare è pieno di ricordi»

«Quando comincerà a perdere la memoria?»

«È di questo che volevo parlarvi. Inizialmente,Luke,ricorderà quasi tutto,comincerà a perdere la memoria e a dimenticare le cose solo dopo tre,quattro sedute,arrivando ad un punto in cui dimenticherà completante tutto. Solo a quel punto potremmo cominciare il percorso di formazione della personalità.»

Luke scoppió in lacrime,dimenandosi,ma venne afferrato e stretto dalle possenti braccia del padre.

«Come potete farmi ciò? Perché colte fare tutto questo? Cosa diventeró? Dimenticherò Ben? Io voglio vivere semplicemente la mia vita e voi me lo state impedendo! Che padre sei,eh,che padre sei? Me lo vuoi spiegare? Non merita di essere chiamato "papà" colui che sottopone il figlio a terapie del genere,annientandolo e rendendolo un pupazzo privo d'anima. Sei un animale,sei una bestia!»

Joyce corse fuori dalla villa e rientró con una strana sedia in mano.

«Legalo qui,Hemmings»

Il padre di Luke lo afferró per il cappuccio della felpa,e lo obbligo a sedersi su una strana sedia dotata di cinghie.

Afferró un braccio del figlio e lo faccio con la cinghia,legandolo alla sedia.

Fece lo stesso per l'altro avambraccio e per i polpacci.

«Taci,Luke,smettila di frignare come un bambino»

Luke stava morendo,se lo sentiva.

Luke era morto.

Luke sarebbe stato solo un ricordo.

Luke era.

Luke non c'era più.

È così fu.

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