2.8 LUKE

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L'auto argentata frenó,producendo uno strano rumore causato dall'attrito con il ghiaino dell'ingresso di "Villa Hemmings".

Luke se ne stava semplicemente seduto sul sedile posteriore a fissare quel mucchio di immagini casuali,cercando un legame logico che le unisse.

Quella casa gli ricordava qualcosa,un passato buio e pieno di problemi,una vecchia vita da lasciarsi alle spalle e un turbine di emozioni negative.

Era lì che si era trovato perso e solo per la prima volta,tra quelle mura gelide e apatiche come le persone che le popolavano,tra quelle stanze umide e fredde.

Il cielo sopra di lui sembrava triste,il vento soffiava lieve,facendo ondeggiare le foglie della grande quercia secolare che si stagliava a poca distanza dalla scalinata d'ingresso.

La villa appariva come un'oasi in mezzo al nulla,con le sue pareti marmoree e le finestre grandi,con le sue immense colonne che si stagliavano ai lati del portone d'ingresso.

Il giardino che la circondava era immenso.

Vi erano due grandi fontane sul retro,proprio accanto al gazebo e al barbecue,dove si riuniva la famiglia durante i pomeriggi estivi.

A Luke sembró tutto così diverso,come se per una volta ricollegasse quel luogo ad un remoto ricordo,a un qualcosa di intoccabile,ma pur sempre presente nella sua mente.

Quell'aria lo stava soffocando,ancora.

«Scendi,Lucas Robert» lo incitó il padre,aprendogli la portiera dell'auto scintillante.
«Avanti» lo spronó Paige,appoggiando una mano sulla spalla fredda di Luke.

Il biondo esitó,ma poi si decise a scendere dalla macchina,guardandosi intorno.

«Bentornato a casa,Lucas»

Quelle parole,pronunciate dalla bocca di Harold Hemmings,il padre del biondo,risultarono piuttosto inquietanti e colme di rabbia.

Luke sembrava perso,distrutto.

Nella sua mente vagavano strane immagini che si intrecciavano ad una visione costante: Michael.

Lo aveva abbandonato,nonostante sapesse quanto fosse distrutto e perso,nonostante fosse consapevole della sua bassa capacità di resistere in mezzo a tutta quella merda.

Infondo,era stato obbligato.

Il padre lo afferró con forza,stringendo le sue possenti mani attorno all'avambraccio esile del figlio intimorito.

«Non ti ricordi nulla?» chiese l'uomo,strattonandolo  su per le scale.
«Quasi nulla,papà»

Luke si sentì strano,come se chiamare quel mostro "padre" fosse solo un idiozia.

Varcarono l'ampio portone e vennero subito accolti da una donna in lacrime,vestita di tutto punto e con i capelli dorati raccolti in uno chignon tirato.

«Lucas!»

La donna corse tra le braccia del ragazzo,affondando la testa tra il collo e la spalla.

Quel gesto a Luke parve familiare.

Michael,Michael amava baciargli il collo e gettarsi tra le sue braccia,Michael...

Il biondo riconobbe subito la donna è la strinse forte a sè,baciandogli una tempia.

«Mamma...»

Kate Hemmings era una brava donna,ottima madre e padrona di casa,ma fin troppo sottomessa al marito.

«I tuoi fratelli saranno felici di riaverti qui,Luke»

Kate sciolse l'abbraccio e urló a gran voce i nomi dei due fratelli.

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