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Erano già le 4 del pomeriggio.
Come sempre riuscivo a stare almeno un mese con le nuove famiglie, per questo potevo mettere i vestiti nell'armadio, senza la paura di dover tornare in quel cazzo di orfanotrofio.
Probabilmente Mary ha sempre voluto figlie femmine, altrimenti non si spiegava il perché di una stanza così femminile e ordinata.
Continuavo a pensare ai miei due nuovi fratelli. Se fossi andata d'accordo con loro, se avremmo mai litigato.
Iniziai a prendere alcune stampelle per le magliette e altri tipi di stampelle per i jeans.
Poi nei cassetti misi alcuni pantaloncini.
Andai vicino allo specchio e trovai un cassetto pieno di frontini, mollettine, codini.
Presi un codino e mi raccolsi i capelli lunghi in una coda di cavallo.
Scesi, e trovai Tom messaggiare a telefono.
"Chi sa se ha una fidanzata?" pensai.
Poi notai che portò il suo sguardo fisso nei miei occhi, posò il cellulare e venne verso la cucina, proprio dove mi dirigevo io.
Si sedette vicino al bancone, mentre io rimasi vicino la porta.
«Mary se vuoi possiamo anche andare.» le dissi.
Dopo quella frase il suo sorriso si spense, non capii il perché.
Tom mi guardò. Io gli feci cenno di spiegarmi cosa non andava
«Si certo, tra un po' andiamo.» rispose dopo qualche secondo Mary
Io ero pronta. Aspettavo lei che preparava la borsa, mentre Alex scese dalle scale per venirmi vicino.
«E dimmi... Sei fidanzata?» chiese appoggiandosi al bancone con braccia conserte.
Questa domanda attirò l'attenzione di Thomas.
«..No. Ma ti pare che un ragazzo voglia mettersi con una trovatella.» dissi scherzando.
«.. Cosa c'entra. Sei una ragazza stupenda. Figurati se vanno a pensare questo.» rispose Alex
Anche Tom fece "si" con la testa, per dare ragione al più piccolo.
«Già ..» dissi per poi andare da Mary che poco prima m'aveva chiamata.
«Pronta?» disse con un sorriso spento, ma allo stesso tempo pieno di allegria.
«Ma' verso che ora tornate?» chiese Tom.
«Vediamo sono le 4... Verso le 5:30, perché alle 6 ho una commissione con tua zia. Però papà torna verso le 6:30» rispose con fare responsabile.
«Sta' attento ad Alex, ciao amorii» disse urlando
Prima che la porta si chiudesse alle nostre spalle sentii urlare dal più piccolo «Mamma. Sono grande cazzo..Non ho bisogno di sto cretino» in modo scherzoso.
Ci dirigemmo sull'altro marciapiede per salire sulla macchina, e andammo al centro commerciale.
La macchina era decappottabile.
Sentivo il vento che mi scivolava sulla pelle.
Sciolsi la coda di cavallo, così da lasciare i capelli seguire il vento.

•STEP BROTHER•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora