La mattina mi svegliai tardi, erano le 11:36..
Mi guardai intorno, e notai il letto di Jack disordinato, ma lui non c'era.
«Dove sei?» sussurrai dopo aver sbadigliato.
Mi alzai e mi affacciai alla finestra.
«Com'è bello il panorama qui.. Proprio come nell'orfanotrofio.» dissi ironica, osservando il confine del mare che toccava il cielo.
Sentii qualcuno bussare e appena mi girai vidi Jack con un vassoio tra le mani, intento ad aprire la porta.
«Cosa?» chiesi «Colazione a letto?» continuai.
«Eh già.» rispose lui sorridendo chiudendosi la porta alle spalle.
Lo ringraziai e mi sedetti sul letto con il vassoio tra le braccia.
«Cornetto? Oddio, da quanto tempo non lo mangio.» esclamai, e appena portai lo sguardo a lui notai un volto molto felice.
«Perché mi guardi così?» chiesi con il boccone in bocca.
«Perché.. per te tutto è nuovo.. Anche un semplice cornetto, o un semplice lago con le anatre.. Per te è nuovo anche un computer vecchio che dovrebbe finire nella spazzatura.» disse accovacciandosi accanto a me.
Lo fissai confusa dopo aver sorseggiato del succo all'ace.
«Beh, perché tu non hai mai visto queste cose, sei sempre rimasta chiusa lì dentro.. Ed una come te questo non lo merita..» continuò.
Notai uno sguardo triste da parte sua, così gli portai la mano al viso e lo accarezzai sorridendogli.
«Beh meglio.. Sono contenta di poter condividere queste "novità" con te..» continuai.
Si alzò di scatto e si avvicinò alla porta.
«Ehm. Sì-si certo.. Adesso sbrigati, vestiti e poi .. Vieni con me.» balbettò grattandosi un occhio.
«Ma non potrei uscire..» risposi osservando la finestra.
Lui sorrise e uscì dalla stanza.
Finii la colazione e mi alzai, mi stirai per bene ed infine mi vestii, andai in bagno e mi aggiustai per il meglio i capelli e mi sciacquai la faccia.
«Jack..» esclamai poi notando il ragazzo salire dalle scale.
«..Hai uno spazzolino nuovo per caso?» chiesi.
«Il mobile bianco, a destra. Dovrebbe esserci uno spazzolino nero.» rispose senza degnarmi di uno sguardo continuando a camminare verso la stanza.
"Bah" pensai.
Cercai lo spazzolino e mi lavai i denti.
Appena finito uscii dal bagno e mi avvicinai alle scale.
«No aspetta.» esclamò Jack prendendomi per il braccio.
«Cosa c'è ?» chiesi esausta appoggiandomi alla ringhiera.
«Sta' dietro me.. Mio padre .. Cioè, gli vengono spesso degli "attacchi di rabbia" e non voglio che ti veda.» disse sorpassandomi.
Accennai un semplice "va bene" alzando le spalle.
Scendemmo e mi rimase impressa l'immagine di Jack che apre la porta furtivamente per poi sgattaiolare fuori.
«Hahaha ma perché fai così? Pensi sia un mostro?» chiesi accennando un piccolo sorriso.
«Secondo te come mi sono fatto questo?» rispose con un'altra domanda alzando i capelli dalla fronte, facendomi osservare una cicatrice.
«Oddio scusa.» dissi..
Subito dopo mi lanciò una felpa.
«Indossala e metti il cappuccio, non devono vederti.. Soprattutto se spargeranno denuncia. Quindi cammina a testa bassa.» continuò lui sempre con un certo distacco.
«Okay capo.» risposi e notai un sorrisino da parte sua.
Camminammo per qualche minuto fino a fermarci avanti ad un ospedale.
«No.. Non penso di farcela..» dissi guardando gli occhi di Jack.
«Mi hai giurato di stare accanto a me nei momenti difficili.. Voglio fartela conoscere.. » continuò poi lui.
Sospirai ed entrammo.
Non mi piaceva affatto andare a trovare qualcuno in ospedale, mi faceva stare davvero male.. Nonostante non fosse un mio familiare.
«Eccoci, è qui.» disse il ragazzo accanto a me poggiando la mano sulla porta.
«Okay.. Ti prego, solo una cosa, devi sentirti a tuo agio, altrimenti capirà che qualcosa non va. La voglio rendere felice per questi ultim..»
«Si, ho capito.» risposi subito mentre l'ansia continuava a mangiarmi stomaco e reni..
Entrammo e vidi la stessa donna delle foto, solo più bianca.. e con una cuffietta in testa.
Cercai di sorridere, ma mi sembrava impossibile, come se i muscoli della faccia fossero paralizzati, e appena spostai lo sguardo su Jack, non potevo immaginare come potesse farlo.
Fare cosa?
Sorridere. Il dolore, fuori da quella stanza, gli si poteva leggeva negli occhi, ma appena entrati li, sembrava un bambino coraggioso, senza problemi e senza paure.. Ma infondo io sapevo cosa aveva dentro.
«Salve..» dissi accennando un saluto con la mano.
«Ciao bella.. » disse con voce stanca, era avvero tenera..
La sua simpatia le si poteva leggere negli occhi.
«Mamma come stai?» chiese Jack portandogli un cuscino dietro il collo.
«Bene tesoro, cioè meglio. Tu? Ancora con questa felpa? Ma fa caldo!»
Diciamo che per qualche minuto rimasi lì a guardare la scena tra mamma e figlio e le solite "ramanzine" che le madri fanno, e ovviamente mi piaceva tanto stare lì a fissarli.
«Tu sei Kate vero? Mio figlio mi ha parlato tanto di te..» disse sorridendo.
«Mammaaa.» sentii brontolare da Jack.
Sorrisi e subito dopo sentii dire
«Sei proprio una bella ragazza.»
La ringraziai e mi sedetti al suo fianco su una sedia rossa di plastica.
Parlammo del più e del meno, mi chiese l'età, da dove venivo, ma la cosa bella e che ho tanto amato di lei, è che non mi chiese mai chi era la mia famiglia, se fossi stata adottata, nonostante le avessi spiegato che ero russa.
«È il tuo colore naturale di capelli questo?» chiese infine.
Risposi di sì, ed anche quella stupida domanda per me fu importante perché riuscivo a sentirmi a mio agio con una donna di 56 anni, su un letto di ospedale.
Subito dopo spostai lo sguardo a Jack, di cui mi ero dimenticata letteralmente la presenza, e notai un volto felice, come se grazie a me la madre era contenta.
«E, Jack, dimmi un po' papà? Come sta? Non viene mai..» continuò poi la donna poggiando la mano su quella del figlio.
«Mamma lo sai benissimo che papà soffre a vederti così, ma sta bene. Non fa proprio niente. Guarda la TV.. Guardiamo spesso film insieme e giochiamo a calcio qualche volta. Mi ha anche insegnato a guidare, così che per quando prenderò la macchina sarò pronto.» rispose lui sorridendo.
Lo guardai confusa.
"Cosa? Perché le dice tutte queste bugie.." pensai, ma continuai a stare in silenzio. Lui sapeva perché lo faceva e io non dovevo intromettermi.
Dopo aver parlato ancora di vari argomenti, ed aver sorriso insieme, la salutammo anche perché era ora di pranzare, e dovevamo uscire.
«Spero di vederti ancora Katherine Harvey.»
«Certo. Verrò più spesso.» le risposi sorridendole.
Uscii per prima per lasciare soli Jack e la madre e sentii una frase, che poi continuò a suonarmi nella mente.
"TI VOGLIO TANTO BENE MAMMA"
"Anche io ti avrei voluto tanto bene mamma" pensai aspettando Jack nel corridoio.
«Eccomi scusa..» disse lui chiudendosi la porta alle spalle.
«Figurati.» risposi e subito dopo uscimmo dalla struttura.
«Ma come fai?» chiesi durante il tragitto per tornare a casa.
«A fare cosa?» continuò lui mettendo il cellulare in tasca dopo aver visto l'ora.
«Ad avere questa forza.. Quando stai con tua madre, sei praticamente un'altra persona di quando ti ho conosciuto a scuola la prima volta.. Come fai.. a stare tranquillo a sorriderle.. » dissi per poi fare una pausa e chiedergli «Ah e perché le hai detto tutte quelle bugie su tuo padre?»
«Non deve sapere la verità. Mai. Non dirle mai niente. Voglio che sia felice, con un'immagine bella stampata nella mente capito? » disse con gli occhi lucidi.
Appena vidi le sue condizioni, gli strinsi la mano ricordandomi la frase "Starò con te nei momenti del bisogno"
«Ti voglio bene Jack, ci sono io qui.» dissi abbracciandolo.
Lui mi baciò la fronte e mi disse di volermi molto bene, proprio come una sorella.
«Ehii ragazzii.» sentimmo poi gridare da Alex.
«ALEX!!» esclamai correndo per poi abbracciarlo.
«Tutto bene?» chiese.
Accennai un si, e subito dopo vidi Thomas.
«Piccola miaa.» disse e appena lo abbracciai, notai Jack fissare il vuoto..
"Bene.. Non sono poi tanto diversi Tom e Jack" pensai.
«Che ci fate qui?» dissi mettendomi il cappuccio della felpa in testa.
«Volevamo andare a mangiare un panino.. Ti ho inviato un messaggio ma non hai risposto.» rispose poi Alex, e notai Tom fissarmi senza staccarmi gli occhi di dosso.
«Cosa? Ah sì già.. È scarico da quando ero all'orfanotrofio, il caricabatterie ce l'ha la direttrice..» risposi sorridendo portandomi la mano in fronte.
«Maaa.. Quella felpa.. Di chi è? » chiese poi Thomas.
«Mia.. Gliel'ho prestata tranquillo.» rispose Jack irritato, anticipandomi, andandogli accanto.
«Ah sì.. Non ce n'era bisogno.. Anche solo un cappello andava bene.» continuò poi il più grande mordendosi il labbro dal nervoso.
«Ma cosa cazzo cambia?» chiese urlando Jack abbassandosi il cappuccio.
«Ma la smettete? Quanto siete ridicoli Dio mio.. » dissi girandomi dalla parte opposta portandomi le mani in tasca.«Okay!» esclamò Jack.
«Va bene..» sentii poi dire da Tom.
«Certo..» sussurrò ancora Jack.«E il panino?» chiese infine Alex, attirando l'attenzione di tutti e tre.
«Sei sempre il solito eh..» continuò il più grande sorridendo.
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•STEP BROTHER•
Romansa#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...