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Rimasi seduta su quella sedia grigia per qualche minuto, osservando il corpo ansioso di Tom, e Alex che continuava a bere la cioccolata calda.
Il dottore uscì dalla stanza, chiudendo la porta, mi alzai di scatto, e seguii Thomas che gli andò in contro.
«Allora? Lo dimette?» chiese portando le mani alle tasche, cercando di nascondere il suo lato nervoso.
Il dottore accennò un piccolo "si".
Ma non pareva tanto convinto.
Avanzai di un passo tirando un pizzo del camice bianco.
«Dottore, c'è qualcosa che non va?» chiesi.
Si girò e disse «Ci sono, e ci saranno conseguenze, dopo ciò che ha fatto. Ne ho già parlato con il paziente. Ha chiesto di non dirvi nulla.» continuò lui, per poi voltarsi e sparire.
Rimasi a guardare il vuoto.
«Che significa ?» sussurrai portando gli occhi alla sagoma del ragazzo che preparava il suo zaino per uscire dalla stanza.
«Non lo so, ma ora usciamo da qui.» esclamò Tom.
Jack ci raggiunse poco dopo, e tutti, ci incamminammo verso l'uscita.
Ci dirigemmo verso l'aeroporto, eravamo ancora in tempo per partire, così andammo al check-in.
Tom mi comprò un capello per nascondere il viso. Le ricerche per me erano aperte, e se qualcuno se ne fosse accorto, posso dire che per me era la fine.
Riuscimmo ad arrivare al gate, per poi imbarcarci.
Ancora una volta io e Tom sedemmo vicini, e gli altri due anche.
Jack continuava a guardare fuori dal finestrino, tenendo stretto a se il ciondolo della madre, con i nervi saldi e gli occhi lucidi.
Alex subito cadde in un sonno profondo, povero, non era riuscito a dormire.
Thomas rimase constante. Continuava a fissare un punto fisso dell'aereo, ma continuava a tenermi stretta la mano.
Ed io? Io ero ormai assente.
Capitavano troppe cose sbagliate allo stesso momento.
Durante il viaggio, portai la mano in tasca e tenni stretto il fazzoletto.
Con la coda dell'occhio potei notare Tom fissarmi «E quello?» chiese
«Ah, no niente. Un piccolo ricordo della Russia .» risposi portando lo sguardo fuori.
Lui sorrise e mi baciò la fronte.
Appena arrivati, fuori l'aeroporto, decidemmo come fare per nascondermi.
«Raga.. » dissi interrompendo le loro idee.
Mi fissarono in silenzio.
«Basta..» sussurrai guardando il cemento sotto i miei piedi. «Ho deciso, torno a vivere l'unica vita che sono destinata a vivere.» alzai lo sguardo e mi guardarono con fare confuso.
Notai Tom innervosirsi, prima guardò il lato opposto, poi le mascelle divennero più pronunciate, e infine portò lo sguardo a me.
«E tu? Tu credi che io ti lasci andare?» chiese incrociando le braccia.
Le sue vene si ingrossarono.
«Che tu lo voglia o no, è tutto sbagliato. E io mi sento cambiata. Non potete nascondermi per molto. E non voglio mettervi nei guai..» dissi, avrei anche continuato ma mi venne in contro premendo le sue labbra sulle mie.
Continuò per un po' di tempo, come se entrambi ne avessimo bisogno.
Portò le sue braccia intorno alla mia vita, ed io, le mie, intorno al suo collo.
Si staccò e appoggiò la fronte alla mia «Ormai sei parte di me.. non ti posso lasciare andare, e far finta di niente.» disse, e potei notare una lacrima scendere e rigargli il viso.
Continuai a baciarlo, e subito dopo Alex interruppe il momento «Raga, ce ne vuole per molto.. beh perché, qua fa buio, e io sto morendo di fame..»
Notai lo sguardo di Tom, e sembrava stesse sul punto di lasciare una bestemmia, ma poi notai con la coda dell'occhio Jack, che portò una mano avanti alla bocca del biondo.
Mi scappò un sorriso seguito dal suo sguardo «Sei bellissima.» disse infine.
Tutti e quattro ci dirigemmo verso il Mc Donald's, cercando di stare sempre abbastanza lontani da casa di Tom, la scuola, o altri posti dove qualcuno potesse riconoscerci.
«Che prendi?» chiese Jack cacciando il portafogli.
«No tranquillo offro a tutti.» esclamò il più grande.
Quanto cavolo mi piaceva stare con lui, mi faceva sentire così protetta, per niente sola.
Decidemmo il panino, poi arrivò il turno di Alex che continuò ad essere indeciso su due stupidi panini.
«Big Mac o Mc Chicken ?» sussurrò osservando tutti quei panini.
«.. Alex, entro oggi ce la fai?» chiese Jack facendo ridere la commessa.
Ed ecco che parte il lato sensuale di Jack, che la fissò.
«Senti è una scelta importante.» disse infine lui.
Poi Thomas, dopo aver sbuffato, esclamò «E un Mc Chicken.» e pagò.
«..Ehi.» cercò di balbettare Alex.
«Sta zitto, non farmene pentire di averti portato con me.» continuò il fratello dandogli una gomitata.
Prendemmo i vassoi e tornammo fuori.
Ognuno prese la propria ordinazione e iniziò a mangiare.
Tom, prese lo scontrino per controllare, e noto che dietro, vi era scritto un numero e sotto (call me).
Sorrise, poi in silenzio lo passò a Jack.
Quest'ultimo lo guardò, poi lo strappò e lo gettò nel cestino di fianco.
Rimanemmo a bocca aperta avanti quella scena.
«Jack.» sussurrai portando la mia mano alla sua.
Era assente, continuava a mangiare, ma disse solo «Non ho bisogno di distrazioni in questo momento.»
Notai lo sguardo di Tom farsi triste, e ovviamente nascose quest'emozione dietro un panino.
Io tornai a mangiare il mio e appena finito ci incamminammo verso casa.
«Allora.» disse Tom sbuffando.
«Per questa sera resti ancora da Jack.. devo trovare il momento giusto per dire a Mary che sei con noi.» continuò.
Salutai Alex, e baciai Tom, abbracciandolo più forte che potevo.
«Buonanotte piccola.» disse infine restando fermo a guardarmi mentre m'allontanavo.
Fuori casa sua, Jack, poco prima di aprire la porta disse «..I-Io, non so come troveremo mio padre.. Non so se starà...» stava per continuare quando lo fermai.
«Ehi.» dissi alzandogli lo sguardo «Abbi coraggio.» continuai.
Lui aprì la porta, ed entrammo.
Il silenzio era assordante.
Non potevo fare a meno di guardare Jack ansioso che cercava in tutta la casa il padre.
«Lo sapevo.» disse battendo il pugno sul marmo della tavola.
Lui era convinto che stesse nel solito locale a bere, ma io decisi di salire di sopra.
Lasciai Jack sul divano, quando salii le scale per dirigermi verso la stanza dei suoi genitori.
Spinsi lentamente la porta, e potei notare il corpo del padre, dormire su quel letto.
Sorrisi e chiusi la porta alle mie spalle.
Scesi di sotto e sussurrai una frase all'orecchio di Jack.
«È di sopra, sta bene.»
I suoi occhi si spalancarono.
Il suo sguardo divenne curioso ma tranquillo.
Non andò a guardare ma si fidò di me.
Sorrisi e dopo avergli dato un bacio sulla guancia, mi incamminai verso le scale, per andare a dormire.
«È da tanto che non entrava in quella stanza.» sentii dire da lui mentre fissava la finestra che affacciava sul marciapiede.
Sorrisi nuovamente poi chiesi «Non vieni a dormire di sopra?»
«No.» disse lui portando lo sguardo a me. «Sta sera voglio restare sul divano.» continuò portandosi un cuscino dietro la testa.
Salii i primi 5 gradini poi gli chiesi «Sicuro che va tutto bene?»
Lui fece un cenno come per dire di "si", poi gli diedi la buonanotte.
Entrai in camera e mi chiusi la porta alle spalle.
Ero al buio, e subito mi misi sotto le coperte.
Quella sera non riuscivo a prendere sonno.
Nella mia mente cercavo di rivivere quelle de giornate, cercavo di ricordare tutto, ma man mano tutto scivolava via.
Improvvisamente a distogliermi dai miei pensieri fu il solito rumore fuori dalla finestra.
Diedi un occhiata ed era Tom.
«Ci prendi gusto?» chiesi ironica poggiandomi sui gomiti.
«A fare spiderman?» chiese entrando all'interno.
«Si.» continuò poi dandosi una ripulita.
Mi alzai dal letto per andargli vicino.
«Jack, è di sott-» stavo per continuare, ma lui mi venne accanto portando il suo indice sulle mie labbra.
«Non sto cercando Jack.» disse per poi baciarmi.
Continuava ad avanzare, così da farmi indietreggiare.
Mi abbracciò forte tenendomi stretta a lui, e poi cademmo sul letto.
Tutte le mie paure svennero.
Continuava ad accarezzarmi la schiena, e baciarmi la fronte, una volta sistemati.
*Io ero praticamente immersa tra le sue braccia a sniffare il suo profumo.*
«Di cosa hai paura adesso?» chiese lui portando la mano a miei capelli.
«Di niente, in questo momento.» risposi.
«E in generale?»
Stetti in silenzio per qualche secondo poi dissi «Ho paura che tutto finisca. Anche se so che sarebbe la cosa giusta.»
«Kate.» sussurrò lui mettendosi su un lato per guardarmi meglio.
«Tom.» sussurrai io facendo lo stesso.
«Tu, mi hai fatto perdere la testa. La tua semplicità.. il tuo essere così orgogliosa, non lo so. Il tuo sorriso, tutto di te mi ha fatto perdere la testa. Ormai ti conosco troppo bene. Fai la forte, ma, in questo momento vorresti lasciare tutto e tutti. Saresti in grado di lasciare anche me. Io non posso lasciarti andare, non posso lasciarti nelle mani di una che ti fa del male, o magari lasciarti sotto la custodia di una famiglia che non ti amerá.. che magari ha un figlio che s'innamora di te, che dimio quando lo troverò lo ucciderò.»
Sorrisi.
«Kate. In poche parole tu mi piaci un casino. E questo è forse il casino più bello della mia vita.» disse infine.
«Anche tu mi piaci, e non poco, solo che ..» avrei continuato ma le sue labbra iniziarono a premere sulle mie.
Continuò a baciarmi dopo una frase
«Sta' zitta.»
Si staccò un secondo per sussurrare «Ti amo.»
Aprii gli occhi per guardare i suoi lucidi nel buio, poi risposi «Ti amo anch'io Tom.»
Ci addormentammo così, abbracciati.
Il mattino dopo, mi svegliai, e portando lo sguardo fuori dalla finestra, notai che sulla scrivania vi era un vassoio con due cornetti e due succhi.
Cercai di alzarmi senza svegliare Tom, e mi avvicinai al vassoio.
Vi era un biglietto.

"Sono Jack, sono uscito a fare una cosa. Non so per che ora torno, ma vi ho preparato la colazione. Ah, anche mio padre non c'è.

Ps: mi sa che dovrò mettere delle sbarre a quella finestra."

Lessi ciò che vi era scritto e mi scappò un sorriso all'ultima frase.
Mi stirai, e mi voltai.
Tom stava dormendo ancora.
Uscii dalla stanza, e andai in bagno.
Mi sciacquai e quando uscii, a catturare la mia attenzione, fu la stanza dei genitori di Jack.
Entrai e lasciai la porta socchiusa.
Accarezzai sorridendo le coperte di quel letto, per poi passare a guardare ogni foto presente in quella stanza.
Vi era una foto in particolare, che raffigurava Jack da piccolo con la madre che lo spinge sull'altalena.
Con una mano gli tiene il braccio, come per protezione, per non farlo cadere, e con l'altra tiene l'altalena per spingerlo.
Lei sorrideva, e tutti quei capelli ricci, le andavano a coprire il viso.
Ovviamente a scattare la foto fu il padre.
Mi andai a sedere sul letto, di fronte alla finestra, di spalle alla porta, tenendo tra le mani quella foto.
«Quanto avrei voluto anch'io delle foto del genere in casa mia..» dissi a bassa voce guardando fuori dalla finestra. «Quanto avrei voluto una casa mia.» continuai abbassando lo sguardo.
«Stai sicura che dove sono io, quella è casa tua.» continuò poi il ragazzo dietro me, appoggiato alla porta.
Mi voltai lentamente e gli sorrisi.
Poco dopo mi raggiunse e portò un braccio sulle mie spalle stringendomi a se.
Poi tornò nell'altra stanza, e mi disse di seguirlo.
Poco prima di uscire posai la fotografia sul comò, ma da quest'ultima scivolò via un foglietto.
Lo presi, ed era una lettera.
La guardai per qualche istante, poi sentii Tom esclamare il mio nome, così la poggiai nel primo cassetto.
Facemmo colazione, e infine ci preparammo.
«Cosa vorresti fare adesso?» disse Tom dopo essersi infilato la maglietta.
«Vorrei andare a trovare la madre di Jack al cimitero.»
Lui mi guardò, poi sorrise accennando un "okay".
Uscimmo e ci incamminammo verso il cimitero.
Appena fuori, chiedemmo al guardiano se sapesse dove si trovava.
Lui ci rispose che il funerale era stato il giorno prima, quindi ci indicò la strada.
Andammo e appena arrivati, Tom mi tirò indietro, verso se.
Lo fissai con fare curioso.
«Guarda.» sussurrò lui indicandomi il posto dove era sepolta la donna.
Eravamo nascosti dietro un albero, poco lontano, vi erano Jack e il padre, insieme, che fissavano la foto della madre-moglie.
Portai uno sguardo a Tom e sorrisi, e notai che lui già stava sorridendo.
Infine guardai nuovamente la scena padre-figlio, e potei vedere Billy abbracciare Jack.

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