«Buongiorno piccola mia.» sentii sussurrare il mattino dopo.
Aprii gli occhi lentamente, ma poco prima di voltarmi, capii subito chi era l'uomo che continuava ad accarezzarmi i capelli per svegliarmi.
Si sentiva dal suo fresco profumo.
Mi girai e stirandomi esclamai «Buongiorno papà.»
Pazzesco sembrava una vita parallela, il sogno che diventava realtà, il bene che vince il male.
Mi alzai sui gomiti e lui si sedette sul letto.
«Abbiamo l'imbarco oggi alle 5:15» disse «Hai tutto pronto?» continuò.
«Si. Il mio zaino è pronto, devo solo lavarmi e vestirmi.» esclamai con tono felice.
Mi alzai e corsi in bagno, mentre mio padre tornò nuovamente nello studio, lasciando la porta socchiusa.
Mi feci una doccia fredda, portai del bagnoschiuma alle mie spalle, per poi accarezzarmi la pelle e far scivolare tutto via. Purtroppo i ricordi erano l'unica cosa che non andava via. Erano fissati bene nella mente, e da lì nulla può uscire.
Uscii e mi vestii, mi guardai allo specchio e passai una mano fra i capelli bagnati.
Prima di scendere avvolsi un asciugamano intorno alla testa così da non bagnare il pavimento.
Uscii dal bagno e poco prima di scendere notai la porta socchiusa.
Mi avvicinai e rimasi nascosta sull'uscio.
Mio padre era di spalle, e continuava a scrivere e scrivere. Per terra vi erano tanti fogli appallottolati, e sulla scrivania varie calcolatrici.
Decisi di lasciarlo stare, così scesi di sotto.
«Buongiorno.» esclamò Billy vedendomi scendere dalle scale.
«Buongiorno.» risposi.
Poi passai accanto a Jack che ascoltava un video su YouTube con le cuffiette, e portai una mano ai suoi capelli per fargli sapere della mia presenza.
Andai verso il frigorifero e presi un succo di frutta.
«Tieni.» disse poi Billy porgendomi un cornetto ai frutti di bosco.
«Billy passione chef ?» chiesi ironica dando un morso.
Subito mi bloccai, poi «Billy.. è la cosa più buona che abbia mai mangiato.» dissi continuando a mangiare quel delizioso impasto.
Sorrise e si diresse nuovamente ai fornelli.
«Questo è per tuo padre. Glielo porti tu?» chiese.
Stavo per prenderlo quando Jack mi anticipò «Non preoccuparti, ci penso io.» disse per poi portare di sopra quel cornetto.
Sentii la porta dello studio chiudersi, ma non vidi lui scendere.
«Allora novità?» chiesi a Billy per distrarmi da quella scena.
«Beh, no. Sono sempre chiuso in questa casa, non ci sono novità.» disse alzando le spalle.
«Sai?» continuò poco dopo.
«Mi mancherai piccolina. Era bello avere una ragazzina come figlia in casa. Poi per Jack non ne parliamo. Ti adora.» continuò.
Sorrisi «Anche voi mi mancherete un sacco.» esclamai andandogli vicino per abbracciarlo.
«Mi raccomando sii felice.» sussurrò accarezzandomi i capelli.
Sorrisi nuovamente accennando un leggero "si".Dopo un pò di tempo, decisi di togliere l'asciugamano e lasciare i capelli liberi.
Erano quasi asciutti, e avevano preso una forma ondulata.
La giornata passò un po' così, era leggermente noiosa.
All'ora di pranzo Billy preparò degli spaghetti al sugo, che mangiammo tutti quanti, ridendo e scherzando alle battute di Jack.
Appena finito aiutai Billy a lavare i piatti, poi salì di sopra per assicurarmi di avere tutto in ordine.
Scesi di sotto e guardai la TV, seduta sul divano.
«Ma che fai?» chiese poi Jack andando verso la porta.
Lo guardai confusa non capendo a che si riferisse.
«Vorresti sprecare il tuo tempo qui sul divano?» continuò.
«Sto solo aspettando che si facciano le 5:15..» dissi, poi portai lo sguardo all'orologio ed erano le 3:47.
«Muoviti vieni con me. Non voglio che sprechi i tuoi ultimi momenti qui, seduta su un divano a guardare le pubblicità di Eminflex come se la tua vita fosse un bidone della spazzatura.» continuò.
«Che intendi?» dissi sorridendo.
«Stai sprecando tempo.» continuò per poi farmi uscire fuori.
Chiuse la porta, e portando un braccio sulle mie spalle, ci incamminammo verso un bar.
Prendemmo posto e aspettammo un barista.
«Cosa vuoi?» chiese Jack.
«Gelato alla vaniglia.» dissi.
«Perfetto.» continuò poi rivolgendosi al ragazzo che stava scrivendo i nostri ordini.
«Sai che oggi non ti terrò tutta per me, anche se vorrei farlo.» continuò lui mostrandomi gli occhi azzurri-grigi sotto il cappello della Nike ..
«Ah no?» continuai ironica quando finalmente arrivò il mio gelato.
«Eh no. Stanno per arrivare Tom e Alex.» disse lui portando alle labbra il suo caffè caldo.
«Cosa?» chiesi spalancando gli occhi.
«Eh già.» continuò sorridendo senza dare peso a ciò che aveva fatto.
«Jack.. Da una parte mi fa piacere, ma dall'altra no..»
Dopo quella frase mi fissò confuso.
«Jack ieri sera, sono andata da Tom...» stavo per continuare la frase quando mi interruppe «Ah si lo so.»
Continuai «Ah, vabbè però il punto è che non voglio che lui continui a pensarmi.. se non ci rivedremo più, perché dovrei continuare ad illuderl...»
Jack mi bloccò, come se non potesse più ascoltare quelle parole.
«Kate? Che diavolo stai dicendo? Sono gli ultimi momenti che passeremo insieme, e tu, vorresti non vederci? Tanto che tu te ne vada a no, resterai sempre nelle nostre teste. Tom, con te, è cambiato un casino. È praticamente un altro, e lo sono anch'io. Alex no, perché lui è.. stupido.» continuò lui ironico sull'ultima frase.
«Daiii..» dissi dandogli un colpetto sul braccio.
«Scherzo.» sorrise «Il punto è che preferiamo stare con te il più tempo possibile, prima che te ne vada. Tanto dalle nostre teste, tu non esci più. Sei l'esperienza più figa che ci sia mai capitata, cosa che non capita mai a nessuno. Siamo fortunati ecco.»
«Ad aver fatto quest'esperienza?» chiesi poggiando i gomiti sul tavolino freddo.
«No.» disse serio «Ad aver conosciuto te.» continuò infine.
Sorrisi mentre continuava a fissarmi.
Dopo qualche secondo arrivarono Thomas e Alex.
O meglio un ragazzo da dietro mi abbracciò.
Ero convinta fosse Tom, invece era Alex, mentre Tom passò di fianco a me, per salutare Jack.
«Ciao raga.» eslcamò il più grande.
Ricambiai l'abbraccio di Alex, ma ero comunque confusa, all'idea che Tom non mi avesse dato un bacio, o anche semplicemente un abbraccio.
Passammo la giornata a parlare di varie cose, quando arrivarono le domande rivolte a me.
«Ivan, ti ha detto come si chiama tua madre?» chiese Alex.
«No..» risposi.
«Hai dei fratelli?» continuò Alex.
«Non me l'ha detto, ma penso di no, se non hanno mai potuto avere figli.» esclamai io alzando le spalle.
«E ...» stava per continuare Alex, chiedendomi domande di cui la risposta per me, non esisteva.
«Basta Alex !» esclamò il fratello.
«Continui a metterla in difficoltà. Tra due ore partirà, e saprà tutto ciò che deve sapere. Non serve mettergli idee in testa che magari non sono la verità.» continuò lui.
Gli sorrisi.
«Kate.» sussurrò Jack.
«Si?» chiesi guardandoli, mentre erano seduti avanti a me.
«Quando sarai in Russia, ci chiamerai vero?» continuò.
«Ma Jack, è ovvio. Siete gli unici amici che ho avuto, gli unici veri amici. Non potrei mai dimenticarvi. Come hai detto prima è un'esperienza unica, non si può dimenticare.» esclamai io.
Sorrisero.
Sorrisi anch'io notando la felicità di quel momento nonostante la situazione.
Portai uno sguardo all'orologio di Tom.
«Sono le 4:30...» sussurrai con tono poco felice.
«Già.» esclamò Tom guardandomi.
Continuava a fissare i miei occhi azzurri, mentre io immortalavo i suoi verdi sentendomi al sicuro, e più tranquilla.
«Ti accompagniamo a casa.» disse Alex.
«No, io vado anche in aereo porto.» esclamò serio Tom, distogliendo lo sguardo da me.
«No non preoccup....» sussurrai io.
Lui mi zittì, per poi farci entrare nella sua macchina parcheggiata poco lontano.
"E ancora un'altra volta, vinci tu Tom, come sempre !"
Arrivammo fuori casa di Jack ed entrammo.
«Ciao ragazzi.» esclamò Billy mentre io andai di sopra per prendere lo zaino.
«Billy, dov'è papà?» chiesi scendendo le scale.
«Sono qui, sto per chiamare un taxi. Non voglio che Billy si scomodi.» continuò l'uomo sulla sinistra, nel salone.
«Ma figurati.» esclamò Billy.
«No, vi accompagno io.» disse il ragazzo sull'uscio mentre fumava una sigaretta, sbottonandosi la felpa dell'adidas, lasciando scoperta la maglia nera aderente.
«No, tranquillo Tom.» disse l'uomo componendo il numero.
«No!» esclamò il ragazzo andandogli vicino. «Ti prego Ivan, vi accompagno io.» sussurrò.
Mio padre capì il perché, e subito dopo portò lo sguardo a me.
Sorrise e prese la sua valigia.
Erano le 4:57.
«Andiamo dai.» esclamò poi Ivan.
«Vengo anch'io.» disse Jack andando fuori.
Mi diressi verso Billy e lo abbracciai.
«Ti voglio bene piccolina.»
«Anch'io te ne voglio Billy.» sussurrai cercando di non piangere.
Cosa che parve impossibile quando voltandomi vidi Alex con gli occhi lucidi.
«Tu non vieni?» sussurrai.
«Non ce la faccio. Vorrei salutarti qui.» cercò di dire senza piangere, così corsi verso lui e lo abbracciai fortissimo.
«Grazie di tutto genietto.»
«Ti voglio bene sorellina mia.» disse stringendomi.
«Saremo per sempre come fratelli okay?» continuò lui.
Sorrisi e lo abbracciai nuovamente.
Li salutai un'ultima volta, ed entrai in macchina.
«Allora, tutto pronto?» chiese Tom portando le mani al volante.
«Si.» esclamò papà poco dopo, ricordandosi di aver portato tutto, portando uno sguardo a Jack che era seduto affianco a me.
«Okay..» sussurrò poi Thomas.
Partimmo, ci volevano pochi minuti per arrivare, non era molto distante.
Durante il viaggio Tom alzò il volume dello stereo che trasmetteva "Lost on you.."
Ci divertimmo un sacco a cantarla insieme, persino mio padre cantò, sorridendo.
Quella scena era forse la più bella che avevo mai visto.
4 pazzi che cantavano nell'auto per dimenticare ogni cosa non bella da ricordare.
Durante la canzone, specialmente verso il ritornello, Tom portava gli occhi allo specchietto per guardarmi, cosa che mi piaceva un sacco.
La canzone finì proprio quando quest'ultimo parcheggiò fuori l'aereo porto.«Perfetto, ti ringrazio Tom.» esclamò mio padre uscendo per prendere la valigia.
Uscimmo, e portai lo zaino sulle spalle.
«Bene..» dissi per poi abbracciare Jack.
"Non piangere, non piangere, non piangere.." pensai, ma in un secondo le lacrime mi inumidirono il volto, e non riuscii a smettere.
«È normale !» esclamò Jack, e quando si staccò notai i suoi occhi rossi.
«Cosa?» chiesi fissandolo, e portò le sue mani sulle mie spalle.
«Dimostrare i propri sentimenti, in occasioni come questa.» continuò per poi abbracciarmi e stringermi ancora più forte.
«Mi raccomando goditi ogni secondo perso con loro!» esclamò.
«Ti voglio bene Bambola.» disse infine.
«Anch'io te ne voglio complice.» risposi, per poi lasciarlo e andare verso mio padre che stava salutando Tom, per dirigersi verso Jack.Notai una piccola scena, ovvero mio padre che si allontana per parlare con Jack, ma poi Tom attirò la mia attenzione.
«Allora..» sussurrò lui continuando a guardare i miei occhi.
«Già..» sussurrai io abbassando lo sguardo prima di iniziare a piangere.
«Beh, Tom a me dispiac...» dissi e subito dopo Tom, portando le mani al mio volto, mi baciò.
Potei sentire il suo respiro unito al mio.
Lo strinsi forte a me, e lui fece lo stesso.
Con la coda dell'occhio notai i due guardare la scena, e poi girarsi al lato opposto.
«Mi mancherai un casino lo sai?» disse Tom continuando a starmi vicinissimo.
«Lo sai che anche tu mi mancherai tanto vero?» continuai io.
Sorrise, mostrandomi le fossette che tanto amavo, per poi tornare serio, e in un secondo mi persi nei suoi occhi verde smeraldo.
«Non ti dimenticherò, stanne certa. Ti amo.» disse baciandomi.
Mi staccai un secondo «Perché hai voluto accompagnarmi.. adesso è più difficile andarmene...» sussurrai iniziando a piangere.
«Non importa quanto può far male. Ci ho pensato tutta la notte. Dovevo continuare a guardare per l'ultima volta questo viso angelico, e questi occhi che mi fanno impazzire.» disse infine stringendomi forte.
«Allora.. beh.. addi..» sussurrai ma mi fermò.
«No.. non ti azzardare a dirlo.. sto facendo una fatica a non piangere.» esclamò lui ridendo.
Un sorriso più falso non l'avevo mai visto.
In un secondo una lacrima gli rigò il viso, ed io sorrisi.
«Ho VINTO io!» esclamai.
«Cazzo..» sussurrò lui, per poi nascondere il volto dietro un abbraccio.
«Tranquillo. Ci sentiremo sempre.» sussurrai portando le mani al suo viso.
Non rispose solo disse «Adesso devi andare.»
Mi staccai da lui dopo l'ultimo bacio, e andai verso Ivan.
Quest'ultimo diede il cinque ai due ragazzi, per poi voltarci ed avviarci verso il check-in.
Mi voltai un ultima volta e vidi i due ragazzi appoggiati all'auto, guardarci da lontano.
Notai Tom mimare con le labbra "ti amo" e fare la forma del cuore con le mani, nella parte sinistra del petto, così sorrisi e mi voltai.
Entrammo, ed improvvisamente per me si aprì un nuovo mondo.
Passammo il check-in, e, pronti per l'imbarco, arrivammo all'aereo.
«Che posti sono ?» chiesi sorridendo.
«Il tuo è il 6F. L'ho preso vicino al finestrino, pensavo ti facesse piacere.» disse lui mettendo la valigia sul portabagagli.
«Sii.» dissi prendendo posto.
Gli sorrisi e allacciai la cintura.
Portai uno sguardo fuori, e notai che iniziava a fare buio.
Ivan si sedette al mio fianco, e dopo essersi allacciato la cintura sussurrò «Sei pronta?»
«Si.» risposi fissando i suoi occhi ghiaccio.
Sorrisi e poi mi rilassai.
Dopo qualche minuto, l'aereo partì, e nell'alzarsi dal suolo, dei brividi mi percossero lungo la schiena.
Com'era strano lasciare quella città, per andare a casa. Nel vero senso della parola.
Guardai fuori dal finestrino, quando Ivan portò la sua mano, alla mia.
Sorrisi e cercai, in quel momento, di non pensare ad altro.
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•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...