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JACK
L'unica ancora che mi era rimasta, era svanita nel nulla.
È così strano, salutare una persona così facilmente, pensando che la ritrovi al ritorno.
Purtroppo non fu così.
Tornati dal "viaggio" o "missione mamma biologica", e tornammo a casa, io e Kate.
Io non le do nessuna colpa. Lei non c'entra nulla.
Mi dispiaceva che si sentisse in colpa.
Durante il tragitto per tornare a casa, non mi parlò, non per orgoglio, anzi, per tristezza.
Ascoltai il suo silenzio, fin quando decisi di prepararla a ciò che avremmo potuto assistere dopo essere entrati in casa.
Ero convinto che mio padre stesse nelle peggiori condizioni, che stesse piangendo o bevendo.. ma appena Kate mi fece coraggio ad entrare, lui non c'era.
"Porcaputtana." pensai portando le mani tra i capelli.
"Ancora." pensai nuovamente cercandolo per tutto il piano terra.
Mi sedetti sul divano, e notai Kate salire di sopra.
«Mamma..» sussurrai guardando il soffitto.
Mi scese una lacrima.
«Ti ricordi questo divano.. è da tanto che non lo vedi.. fu un regalo da parte mia e di papà per te..» continuai, e subito dopo, sentii Kate scendere, così mi asciugai il viso.
Mi sussurrò all'orecchio di aver visto Billy dormire di sopra.
"Come?" pensai.
"È impossibile." pensai ancora con sguardo felice.
Mi tranquillizzai, e subito dopo portai un cuscino sotto il collo e mi sdraiai.
«Non vieni di sopra?» chiese la bionda alle mie spalle.
«No, stasera dormo qui. Su questo divano.» risposi guardando in alto per non piangere.
Lei salì di sopra, e entrò in camera.
Rimasi li, abbracciato al cuscino che odorava ancora di lei, guardando fuori.
«Eppure chissà adesso dove sei..» sussurrai con voce rauca.
Tossii, per poi iniziare a piangere in silenzio.

Si, beh, potevo sembrare forte quanto volevo, ma quando l'unica cosa che ti tiene a galla, affonda, una parte di te muore con lei.

Erano le 12:46 e decisi di salire in camera e chiedere aiuto a Kate.
"Lei è l'unica che riesce a calmarmi." pensai.
Salii e appena avanti la porta, sentii una voce maschile.
Mi preoccupai, ma subito dopo capii che c'era Tom.
Decisi di lasciar stare, nonostante ne avessi bisogno.
Scesi, e poco lontano dal divano, caddi per terra. Improvvisamente un dolore alla testa, precisamente le tempie, sembrava mi esplodessero.
Non urlai solo perché non ne avevo la forza.
Portai le mani alla testa e chiusi gli occhi.
Passò così, d'un tratto. Ma appena portai la mano al viso, notai del sangue uscire dal naso.
Presi un fazzoletto, e solo dopo 3 minuti smise di sanguinare.
Mi addormentai solo poche ore dopo, con i nervi tesi e la testa pesante, dai pensieri.
Il mattino seguente, un raggio di luce mi illuminò gli occhi, li aprii, e mi stirai.
Mi alzai e andai a sciacquarmi.
Non feci colazione, avevo lo stomaco serrato.
Scesi e preparai la colazione per "Romeo&Giulietta".
«Chi c'è nella tua camera?» chiese una voce rauca alle mie spalle.
Mi girai e vidi mio padre, indossava una canottiera bianca, e dei pantaloncini blue.
Rimasi in silenzio..
Mi aspettavo un altro tipo di argomento.
«Kate e Thomas.» risposi con freddezza poco dopo.
Mi voltai verso la colazione, e alle mie spalle potei sentire una risatina.
«Che c'è da ridere?» chiesi sgorbutico.
«Oh niente, quei due mi ricordano tanto me e la mamma.» rispose lui accarezzando il marmo della tavola.
Rimasi in silenzio, per poi portare la colazione in camera.
Tornai al piano terra e mi sedetti sul divano, e notai che mio padre già non c'era più. Sbuffai, poi però mi alzai e decisi di andare a trovare la mamma.
Scrissi un biglietto ai miei due amici, dove li avvisavo appunto che sarei uscito.
Uscii e mi incamminai.
Appena li, andai per istinto, e dopo qualche minuto trovai mia madre.
Che strana sensazione. Il vuoto più totale dentro me.
Andai proprio avanti la lapide, e notai un uomo di spalle.
Aveva un cappello nero in testa, una giacca verde e dei jeans.
«Papà.» sussurrai tirando fuori le mani dalle tasche.
Non potevo credere ai miei occhi.
Era un misto tra tristezza e felicità.
Avanzai andandogli vicino.
Entrambi percepimmo la presenza dell'altro, ma nessuno dei due degnò di uno sguardo l'altro.
«Quanto è bella.» esclamò poi l'uomo alla mia destra osservando la foto dell'amata.
Mi grattai l'occhio destro.
Accennai un semplice «già.»
Nemmeno a farlo apposta eravamo tutti e due nella stessa posizione, con le mani nelle tasche.
«Lei diceva sempre che ci assomigliavamo io e te.»
«In niente papà..» risposi freddo cercando di non piangere.
«Esatto. Siamo identici.» concluse lui.
Lo guardai confuso.
«Quando io e tua madre ci conoscemmo..» disse ma lo bloccai.
«Pá, non mi sembra il caso.. non puoi venire dopo tutti questi anni a parlarmi dei momenti belli di te e mamma.»
«Avevo la tua età, ero come te. Orgoglioso. Lo ero con mio padre, sempre. Ma solo ora mi sono accorto che io da mio padre ho avuto amore, che avrei dovuto dare anche a te.» disse accovacciandosi avanti alla foto di mamma.
«Eh.» sussurrai facendo lo stesso.
«Figlio mio, so tutto quello che hai passato. Sono stato un poco di buono. Ma quando seppi la brutta notizia, ovvero che tua madre era malata, per me, si spense tutto..» continuò.
Mio padre stava piangendo.
Il viso di mio padre, iniziò ad inumidirsi.
Era la prima volta che papà mi mostrava, come un libro aperto, i suoi sentimenti.
«L'ultima volta che sono andato da lei, che ho avuto il coraggio di guardarla in quello stato, l'ho amata ancora di più. Così bella e indifesa. Lei sorrideva, e mi dava forza di non piangere. Tua madre era un angelo, ora lo è davvero.» continuò.
Nella mia testa lo pregavo di stare in silenzio.
Ma poi una lacrima mi rigò il viso.
«Papà..» dissi.
Portò il suo sguardo a me
«Siamo stati entrambi male.. Basta adesso.» conclusi.
«Ti amo figlio mio.» disse infine abbracciandomi.
Lo strinsi più forte che potevo, come mai in tutto questo tempo, come se potessi recuperare tutto il tempo perso.
Il mio cuore si riempì di gioia, nonostante il momento meno adatto.
Poco dopo, mi voltai e notai la sagoma di due ragazzi dietro un albero, così invitai mio padre ad andare a prendere un caffè insieme, avendo capito l'intenzione di Kate.

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