Nonostante tutto ciò che mi confessò, rimase serio, e non mi baciò.
"Che tipo strano." pensai.
E mi misi a pensare anche se poteva essere quello adatto a me.
Ma questo desiderio era molto lontano.
«Domani vieni a scuola?» chiese lui distraendomi dai miei pensieri.
«Si, certo. Devo assolutamente.» dissi io sbuffando.
«Ah sì e perché? Cioè non che non dovresti ma perché questo gesto?» chiese lui accarezzandomi la gamba.
«Perché Tom.. Ah, cioè, si è arrabbiato come un pazzo oggi, mi ha aggredita appena entrata a casa. Alex cercava di tranquillizzarlo, ma.. non è servito e non mi ha nemmeno più rivolto la parola..» risposi io notando quanto era attento a ciò che dicevo.
«Sai.. Io potrei anche dirti di lasciarlo stare, di non cagarlo, di venire con me, ma sarebbe peggio, a questo punto la famiglia la rovinerei io, e tu sei il "punto debole"» disse imitando le virgolette con le dita «di questa famiglia. E potrei anche dirti di non vederci più, di lasciare qui tutto. Ma in entrambi i casi io soffrirei. Tanto. Perché da una parte c'è il mio vecchio amico, dall'altra ci sei tu. È vero che con Thomas è tutto finito, ma comunque tradirlo sarebbe come ucciderlo una seconda volta. E non posso... Nel secondo caso, chiederti di sparire, sarebbe come uccidere me, e farebbe male.. Perché porcaputtana tu hai questi occhi che m'hanno rapito...» continuò portandomi la ciocca di capelli dietro l'orecchio, continuando a fissarmi negli occhi.
«Quindi?» chiesi io sperando che mi baciasse, ma a quanto pare non era ancora il momento, oppure ero io che pensavo a qualcosa che in realtà non esisteva.
«Quindi, se vogliamo vederci, facciamolo di nascosto. Ci vediamo a scuola di mattina, si. Poi lì ci diamo appuntamenti, e tu dovrai fingere di andare in altri posti, come per esempio la biblioteca.. Come se dovessi fare una ricerca. Magari ti fai accompagnare da lui così non penserà che devi vedere me e andrà via. Va bene?» escogitò lui.
Lo fissai per qualche minuto.
«Ehm, cosa c'è ?» chiese.
«Jack, sei un fottuto genio.» risposi io abbracciandolo.
Mi prese per la vita e mi fece scendere, così tornai a guardarlo dal basso siccome era alto.
«Bene e ora? Dove andiamo?» chiesi ma il suo cellulare squillò così non mi rispose.
Fece una strana faccia per poi scusarsi ed allontanarsi.
Lo aspettai all'angolo.
Da lontano vidi tre ragazzi, misi a fuoco e notai che era Cody.
Se mi avesse vista mi avrebbe rotto il cazzo di nuovo.
«Diavolo, dove vado. Muovitiii, Jack..» sussurrai, poi svoltai in un vicoletto.
"Non m'hanno vista." pensai.
Dopo qualche secondo vidi Jack tornare.
«Che ci fai qui bambola?» chiese lui.
«Oh, proprio niente.. Ti giuro non è per Cody, assolutamente. Sono qui.. perché.. Perché.. Già, mi piace quell'albero e volevo guardarlo.» dissi cercando qualcosa per non fargli capire la verità, ma fui davvero stupida.
«Già, davvero un bell'albero, con il giubbino di jeans, i capelli scombinati, i jeans strappati e gli stivaletti neri eh? Ora prendo una motosega e lo spezzo in due quell'albero che dici?» disse avviandosi verso Cody.
Lo presi per il braccio e lo tirai indietro.
«No non farlo. Non devi stare in mezzo ai miei casini.» dissi mentre era spalle al muro.
Mi girò e mise me con le spalle verso al muro, molto vicino a me, poi lasciò la presa.
"CONTINUA CIÒ CHE STAVI FACENDO IDIOTA" pensai.
«Questa volta la scampa, ma se solo ti mette un dito addosso, lo uccido.» disse lui.
«Va bene.. Ora che facciamo.» chiesi mentre cercammo un'altra strada dove passare.
«Niente, t'accompagno a casa.» disse lui.
Notò il mio sguardo triste e si fermò avanti a me prendendomi il viso tra le mani.
«Bambola, guarda che il problema non sei tu. Devo tornare a casa. Urgentemente.» disse serio.
«Oh, scusami allora. Se è urgente vai. Vado io a casa.» dissi.
«Nono, i problemi a casa possono aspettare, ti accompagno e vado.» precisò lui.
Eravamo fuori casa e lo salutai velocemente per poi entrare.
Non salutai Thomas che era sul divano, ma salutai Alex in cucina.
«Kate, Kate ferma, sentii..» cercò di dire Alex.
Ma ero così immersa nei miei pensieri che gli risposi di parlare dopo.
«Kate, si tratta di tua madre.» disse.
Subito corsi giù per le scale che avevo appena fatto, e andai in cucina.
«Abbiamo confermato che quelle tre, una delle tre è tua madre, una però basta chiamarla, perché una signora che la conosce, ha detto che il suo era un bambino, e non una bambina.» disse.
Gli feci segno di abbassare la voce per non farlo sentire a Mary e Louis, ma mi disse che non erano in casa in quel momento.
Così sorrisi e lo abbracciai.
«Ehm, Kate.. Kate ferma. Non è me che devi abbracciare.. È stato Thomas a prendere l'iniziativa.» disse allontanandomi le braccia.
E subito dopo mi girai notando che Tom stava salendo di corsa in stanza.
«..Okay.. Ho capito vado.» dissi.
Alex mi sorrise e io salii le scale notando quest'ultimo sedersi sul divano contento di poter vedere ciò che voleva in TV.
Ero fuori la porta della sua camera, chiusa, non a chiave, ma non volevo entrare. Così iniziai a parlare.
«Tom.. Ehm. S-Scusami. Non avevo minimamente idea che fossi stato tu. Ti ringrazio del gesto. E.. Perdonami, non so come parlare.. Io ti chiedo scusa se ti faccio del male.. Se litighiamo sempre.. Ti voglio bene Thomas. Però c'è da dire che tu.. Non ti fai problemi ad uscire con Sar.. No vabbè, perdonami, e grazie. Ti voglio bene.» dissi per poi accarezzare la porta.
«Anche io ti voglio bene.» disse lui uscendo dalla porta del bagno, e andando in stanza, ovviamente chiudendo la porta.
«..M-ma.»
«Va bene.. Senti Tom, ti ho appena chiesto scusa perché non la smetti ed esci a fare pace?» chiesi dando un pugno alla porta.
Aprì la porta.
«Kate... Sorellina, senti, ti perdono okay. Ora vai via.» disse chiudendo nuovamente la porta.
«Eddai Thomas non esagerare adesso. Ti sta chiedendo scusa, e sta continuando a stare fuori la porta della tua camera, smettila di fare l'orgoglioso.» disse Alex appena fuori la loro stanza.
Lui aprì la porta e disse.
«Sisi, l'ho perdonata.»
Io ed Alex ci guardammo per lo strano comportamento di Tom.
«Ora entro e ci parlo io okay?» disse il più piccolo.
Mi misi con le spalle contro il muro di fronte la stanza ed aspettai.
«Thomas è anche la mia stanza fammi entrare.»
«No, ora no.» disse Tom.
«Ma che razza di idiota sei? Stronzo fammi entrare.» disse Alex spingendo la porta, era mezza socchiusa perché spingevano entrambi ma alla fine Alex riuscì ad aprirla, e il mio cuoricino si frantumò in tanti piccoli pezzettini.
Ovvero mi staccai dalla parete e le parole mi rimasero in gola.
Rimasi a bocca aperta notando Tom per terra dopo che Alex gli cadde addosso aprendo la porta, e alzando gli occhi sul letto.. c'era una ragazza, che conoscevo benissimo.
«Ciao, Kate ... giusto?» disse lei.
Presi il mio cellulare caduto per terra e mi chiusi in camera.
«Kate, Kate, aprimi. Thomas sei una testa di cazzo.» disse Alex sbattendo le mani contro la porta.
«Alex tranquillo sto bene.» dissi prendendo lo zaino.
«Kate cosa stai facendo.» chiese lui fermandosi cercando di sentire ciò che facevo.
«Niente, proprio niente. A dopo.» dissi.
Misi l'essenziale, il cellulare, le cuffiette, un cappellino e chiusi lo zaino.
Era ciò che facevo quando ero triste, per scappare dell'orfanotrofio.
Aprii la finestra, e uscii, arrampicandomi sul muro.
Diedi un ultimo sguardo al cielo, e notai che iniziava a farsi buio.
Appena fuori iniziai a correre.
Indossai il cappellino e cercai di allontanarmi il più possibile.
Vi chiederete a cosa servisse il cappellino, beh semplice.
Io stavo piangendo, camminavo con lo sguardo basso, e il cappellino serviva a non far vedere le lacrime che nascondevo ai passanti che mi avrebbero fermata.
Dopo una mezz'ora di camminata, sbattei contro un ragazzo.
Non alzai lo sguardo e gli chiesi scusa.
Per poi continuare a camminare..
Lui mi afferrò il braccio e mi girai d'istinto guardandolo.
«Cosa?» chiesi notando la sagoma del ragazzo che conoscevo benissimo.
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•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...