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Eravamo ancora lì, l'uno tra le braccia dell'altro. Ci sarei voluta rimanere più a lungo, ma un uomo basso, con una tuta blue, e una scopa in mano, ci avvertì che stava per chiudere, e cercò di intrattenerci con alcune battute sui morti, ovviamente non pesanti, che però diedero fastidio a Tom.
Infondo potevo capirlo, gli è stata data la colpa di una cosa successa così, per sbaglio, non per merito suo.
Se solo per qualche secondo potesse vedere la sorella, secondo me tutto sarebbe diventato migliore, quei pochi secondi in cui potrebbe spiegare alla sua principessa quanto le vuole bene, e quanto le manca.
Purtroppo non si può.
Mentre ci incamminavamo per l'uscita, mi voltai un'ultima volta, per memorizzare il punto, dove tutti quei fiori e quei palloncini erano lì, immobili, accanto alla fotografia della piccola Ash.
Salimmo in macchina, e automaticamente le porte di quel cimitero di serrarono.
«È presto per magiare, dove vuoi andare?» chiese lui, facendosi forza, con un sorriso, alquanto falso.
«Non ne ho proprio idea... Dove porteresti Sarah, se fosse al mio posto?» chiesi io, curiosa.
«Scusa perché Sarah(?)» chiese lui aggrottando le ciglia e serrando le mascelle.
«Beh.. Perché è la tua r-ragazza, quindi... la porteresti in un bel posto.» dissi io, osservando lo specchietto destro.
«Eh, beh, vediamo, ti dovrei portare in discoteca... a casa di Andrè, oppure al pub, a ballare, o al centro commerciale..» rispose lui irritato, portandosi le mani fra i capelli.
Quel gesto era così bello, me ne innamorai subito.
*Giá, mi innamoro anche dei suoi gesti*
In primo momento non capii quella sua affermazione.
Sarah era la sua ragazza, perché portarla in quei posti.
Si vedeva che quell'argomento gli dava fastidio, come se volesse nascondere ancora qualcosa.
Era il ragazzo dei misteri.
Dopo qualche minuto di silenzio, come due imbecilli, decise di mettere in moto la macchina.
«Come ho già detto è presto per cenare, ti va un gelato?» chiese lui, guardando attentamente la strada.
«.. Certo. Buona idea.» risposi io.
In quel momento di silenzio, mi immersi nei miei pensieri, ovviamente in quei pensieri, lui era più che presente.
Ora capivo perché non sopportava quando guardavo le foto, oppure quando ogni sera non era a casa, o perché non sopporta quando chiamo Mary con il suo nome e non "mamma", perché sa che alla madre, questa cosa la fa soffrire.
Povera Mary, cosa ha dovuto sopportare, che dolore.
Ma anche Tom, che amava, e si vede, la sua piccola sorellina.
Mi chiesi il perché non avessero detto per molto tempo la verità ad Alex, ormai era grande, avrebbe capito.
Ed ecco infine perché la cameretta era femminile, non perché sarei arrivata io, ma perché prima di me, c'era già una bambina che occupava quel letto.
«Eccoci siamo arrivati»
A quell'affermazione scossi la testa come per svegliarmi dai miei sogni.
Avevamo passato tutto quel tempo in silenzio.
Ovvero io continuavo a sentire la mia voce porre domande, lui, beh non so cosa pensava nella sua testa..
Scendemmo, e chiuse a chiave la portiera.
«Che gusto vuoi?» chiese notando come guardavo il frigorifero avanti a me con tutti quei colori.
«Ehm.. Pensavo cocco e melone, anzi fragola e ... magari caffè.. Sii, caffè. No aspe, secondo te è buono il pistacchio?» continuai a balbettare fin quando guardai il suo sguardo.
Oddio, era così bello.
Sorrideva, come un padre che guarda la figlia scegliere un gelato per la prima volta.
Esatto, era mio "fratello" ma era maturo, e si prendeva cura di me. Era tutto quello che ho cercato in tutti questi anni. Era tutto ciò di cui avevo bisogno.
«Hahahahah, sei bellissima lo sai?» disse «Vai fuori, ti porto io un gelato buonissimo» continuò.
Feci come mi indicò, scelsi un tavolo, e mi sedetti.
«Ah.»
La sedia di alluminio era congelata, ed io avevo il pantaloncino. (le ragazze capiranno)
Dopo qualche secondo mi raggiunse Tom con due gelati.
«Tieni» disse poco dopo dandomi un gelato rosa e bianco.
«Che gusto é?» chiesi curiosa.
«Assaggia e poi ti dico.» disse leccando il suo.
Come ho detto il mio gelato era bianco a strisce rosa. Mai assaggiato prima, e nell'orfanotrofio non me l'hanno mai dato.
Lo assaggiai ed era praticamente buonissimo, dolce.
«È l'amarena.. » disse ridendo
«Piaceva tanto anche a Ash.. » stava per finire la frase, ma si bloccò, e dalla felicità passò ad una faccia irritata.
«No, Tom, tranquillo, a me non dà fastidio che parli di lei.. Se hai bisogno di sfogarti fallo, io sono qui per te..» gli dissi prendendogli la mano.
«Perché sei così con me?»
«Così come?» chiesi confusa
«Ho un carattere di merda, ti tratto male, non capisco perché continui a starmi vicino. Insomma Alex.. è più dolce, più sensibile..lui..»
«Sto con te perché tu hai bisogno di qualcuno che ti capisca, propio come me.» gli risposi prima che finisse la frase.

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