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Erano l'1:15 del mattino e noi continuavamo a correre cercando di arrivare in un parco vicino casa di Tom e Alex.
Nel bel mezzo della corsa, non facevo altro che fissare la sagoma di Thomas.
Quanto avevo sentito la sua mancanza.
«Fermiamoci un secondo.» urlò Jack con affanno.
«Ehi tutto bene ?» chiesi portandogli una mano dietro la schiena mentre era accovacciato.
«Si.. È che mi hanno operato da poco, sarei dovuto rimanere in ospedale, ma sono praticamente scappato con l'aiuto dei tuoi fratelli.» rispose lui alzandosi portandosi la mano al petto.
«Cosa? Eri in ospedale e sei uscito? Ma sei pazzo? Perché l'hai fatto.» chiesi portando uno sguardo anche ai due che fissavano la scena.
«Primo perché in gioco c'eri tu, e mi sentivo un po' in colpa, e poi perché lo dovevo a Thomas.» esclamò e potei notare i suoi occhi luccicare.
"Non piangere ti prego." pensai.
«Okay, ora però dobbiamo andare..» urlò Tom attirando l'attenzione di tutti, distogliendo gli sguardi tra me e Jack.
«Si già, ma c'è un problema.» disse Alex appoggiato all'albero mentre cercava di togliersi un guanto.
«Ovvero?» chiese subito Thomas portandosi le mani dietro la testa.
«Louis non la farà mai entrare, ma nemmeno Mary. Non perché non vogliano anzi, gli manchi moltissimo. Solo che questo sarebbe un sequestro e li arresterebbero.»
«Ma.. il sequestro l'ha fatto la direttrice che non ci ha detto la verità.. Ovvero che Kate era in quell'istituto e non con un'altra famiglia.» rispose Tom avvicinandosi al fratello.
«La direttrice potrebbe negare tutto.» risposi io sedendomi per terra esausta.
«Ho un'idea.» urlò poi Jack.
Tutti lo guardammo con aria curiosa, sperando che fosse una proposta intelligente.
«Potrebbe venire a stare da me, almeno per un po', poi magari lo diremo ai vostri genitori, e .. Cercheremo di fare una denuncia.. Sperando che non denunceranno prima noi ..» continuò poi il biondo.
«Giusto.» esclamò Alex.
«Fico, buona idea.» risposi io.
«COL CAZZO.» urlò Thomas.
Tutti lo fissammo, compreso Alex.
«E tu davvero credi che io ti faccia andare in casa sua.. Dormire insieme, nella stessa casa.. Con lui che ha.. No tu sei davvero un idiota.» continuò poi Tom, prendendomi per un braccio.
Continuavo a fissarlo ma lui continuava a guardare gli occhi di Jack, mentre taceva.
«Dai, scherzi? Vuole solo aiutarci.. È una buona idea, non ci penseranno a cercare in casa sua. Dai..» disse poi Alex.
«Ma che scherzi. Ma porcaputtana, sei dalla mia o dalla sua parte?» chiese poi il più grande.
«C'è in gioco Katherine.. Quindi sto con lui.» disse poi Alex avvicinandosi a Jack.

(Tutto ciò mi ha fatto ricordare una scena di Civil War) *ma vabbè dettagli*

Tom continuava a stringermi il braccio, fin quando, dopo qualche minuto, lasciò la presa.
«Ti prego Tom, è per lei.» continuò Alex notando Tom arrendersi.
«Va bene.» sussurrò, e lo fece talmente piano che in tre chiedemmo «Cosa?»
«Va bene, fanculo. Okay..» disse per poi gettare i guanti per terra.
Poco prima di andare chiesi a Tom.
«Ah a proposito, si può sapere perché hai perso tempo a scendere prima?»
«Ah gia, no ho solo recuperato un po' di tempo.. Ho messo un cuscino sotto le coperte per far credere che stessi dormendo, e poi tieni» disse porgendomi il cellulare «sono riuscito a prenderlo.»
Lo ringraziai e subito dopo lo salutai.
«Ti voglio bene e.. grazie.»
«Anch'io te ne voglio. Ti prego sta attenta. E magari.. non farlo avvicinare troppo okay?» disse scherzando sull'ultima frase.
«Ma daiii.» dissi.
Salutai anche Alex ed infine mi disse.
«Tranquilla tanto verremo a trovarti appena possibile.»
A quel punto ci dividemmo, i due fratelli andarono verso la scuola, e noi girammo a destra dopo un semaforo.
«..Thomas e tu...» dissi durante il tragitto per andare a casa sua.
«No, niente.. È stato un caso. Non siamo amici. Io non sopporto lui e lui non sopporta me..» continuò poi.
.. Dall'incidente era cambiato.. iniziò di nuovo ad essere antipatico e scontroso..
Ma perché ?
Era come se qualcosa lo tenesse a distanza, come se qualcosa era fra noi e lo allontanasse.
«Eccoci..» disse subito dopo aver espirato.
Prese le chiavi e la infilò nella serratura delicatamente.
«Sta' dietro me.. Okay?» esclamò con fare protettivo.
Accennai un semplice "si", per poi entrare.
La scena mi rimase impressa..
Una semplice lampadina gialla appoggiata sul comodino che faceva poca luce, e che illuminava le bottiglie di alcol gettate sul pavimento, e sul tappeto.
«Ehm.. Scusa...» disse Jack.
«No, non è colpa tua..» dissi, e subito dopo mi venne in mente Jessica, la ragazza conosciuta nell'orfanotrofio, dal padre alcolista.
Stavo vedendo con i miei stessi occhi cosa si provava.
«Mi dispiace così tanto Jack...» esclamai portandomi le mani alle labbra continuando ad osservare il 'casino' presente in quella casa.
Spostai gli occhi anche al divano disordinato e con delle scatole di pizze vuote poggiatevi sopra.
«Jack.. Dov'è tuo padre?» chiesi con una leggera paura.
«Tranquilla, adesso non c'è, verrà di sicuro tra qualche ora.. Sarà nel solito pub.. Sta tranquilla.» rispose.
«E tua madr..»
«Lei è in ospedale.. » rispose lui subito senza farmi continuare la frase.
Capii subito che quell'argomento gli toccava il profondo del dolore.. Così lasciai stare.
«Okay... Staremo qui.» disse appena entrati in una stanza.
L'unica stanza ordinata in tutta la casa.
Spostando lo sguardo notai dei fumetti della Marvel.
«Oddio, la Marvel.» urlai.
«Piace anche a te?» chiese.
«Scherzi. La adoro.. Oddio Iron man e Cap. Non pensi che Captan America e Vedova Nera formino una bella coppia.. Chissà magari... Ehi perché mi guardi così?» chiesi poco dopo notando che mi fissava.
«No niente. Solo sei così.. TENERA. Ha ragione Tom..» disse Jack allontanandosi.
«Su cosa?» chiesi rimettendo in ordine i fumetti.
«Su niente. Vestiti, ci vediamo tra poco.» rispose infine uscendo per farmi indossare il pigiama.
"Cosa... Io non.. Non ho il pigiama.. Non ho potuto più prendere lo zaino.. È rimasto lì.." pensai.
Uscii e Jack era fuori ad aspettare.
«Ehm.. Puoi anche entrare ma.. Non ho un pigiama..» dissi, e notai il ragazzo iniziare a ridere.
«Daiii.» continuai.
«Apri il cassetto celeste e vedi, dovrebbe esserci il pantalone di una tuta, ed una maglietta.. Puoi indossarli per stare più comoda.» disse indicandomi il comodino.
Chiusi la porta e cercai nel cassetto.
Trovai una tuta nera, ed una maglietta larga bianca. Li indossai e pensai di poter ballare dentro quei vestiti.
MA COMUNQUE CHE COSA TENERA. I SUOI VESTITII.
Aprii la porta e girai su me stessa.
«Ahh è vero allora che le ragazze con i vestiti dei ragazzi sono stupende.» disse portando le mani in tasca, alzando le spalle.
A quell'affermazione arrossii, ma comunque continuava ad esserci un certo distacco, non che mi desse fastidio, ma dovevo capire semplicemente il perché.
Uscii dalla stanza per fargli mettere il pigiama, e notai una stanza sulla destra.
OVVIAMENTE KATE NON PUÒ MICA FARSI I FATTI SUOI. NOO!
Mi guardai intorno, ma tanto in quella casa c'eravamo solo io e lui, ed entrai furtivamente.
Era una stanza bellissima, dalle pareti turchesi, piena di fotografie di una donna che sorrideva..
Presi una fotografia in particolare tra le mani.
Vi erano un bambino, e la stessa donna di tutte le altre foto.
«È mia madre..» esclamò Jack, sull'uscio della porta con braccia conserte, fissando il pavimento.
«Ti prego scusa.. Non volevo..» dissi poggiando la fotografia delicatamente sul mobile.
«No tranquilla, non stai facendo proprio niente di male.» rispose portando le sue mani sulle mie spalle.
«Come sta tua mamma?» chiesi, continuando a fissare la stanza, notando un vestito da sposa appoggiato all'armadio.
Lui tacque e appena portai lo sguardo a lui, notai i suoi occhi lucidi..
Lo abbracciai forte, e gli ripetei quanto gli volessi bene e che non doveva preoccuparsi, che c'ero io al suo fianco.
Si allontanò di poco, e mi avvicinai leggermente al viso.. Ma lui si spostò dirigendosi in camera sua.
Lo seguii e subito dopo gli chiesi.
«Ho fatto qualcosa?»
«A cosa ti riferisci?» chiese indossando la maglia del pigiama.
«Al.. Al fatto che 5 secondi fa te ne sei andato, poco dopo..»
«Non posso.. Non posso baciarti. Non posso fare tutto questo a Thomas. Basta. Gli sto solo facendo un piacere. Ma quando tutto questo sarà finito, io e te, ritorneremo sconosciuti.» disse irritato venendomi vicino.
«Come?..» chiesi con le lacrime agli occhi.
«..In questi pochi giorni che tu eri lì, Thomas è venuto a trovarmi, e .. Aveva il viso distrutto.. La rabbia lo stava uccidendo, e questo da quando conosce te.. Stava così male, che solo pensando al dolore che potrei causargli, riesco ad odiarmi da solo. » disse portando un braccio al muro.
«Ma lui ed io siamo fratelli. Non potrà funzionare.» esclamai io iniziando a piangere.
«A chi vuoi darla a bere? Sei innamorata pazza di lui, e lui lo è di te.. Non siete fratelli, nulla può separarvi.. Non puoi essere mia.. Staremo male in tre se stessimo insieme.» continuò il ragazzo appoggiato alla parete.
Tacqui e mi sedetti sul letto.
Improvvisamente il nostro silenzio fu stroncato dal rumore di una porta sbattere.
«Oddio..» dissi impaurita.
«Nono, shh. Zitta.» sussurrò Jack, chiudendo la porta a chiave.
«È mio padre. Sta tranquilla..» continuò dopo essermi venuto accanto.
Per qualche secondo si potevano sentire bottiglie di vetro rompersi ma 5 minuti dopo, il silenzio regnò nella casa.
«Cos'è successo?» chiesi leggermente impaurita.
«Di sicuro si sarà addormentato sul pavimento.. Vado.. un secondo a sistemarlo sul divano.. Okay?» rispose e nei suoi occhi potevo vedere il dolore e la stanchezza di un 17enne dal padre alcolista, che ogni sera doveva vederlo in quelle condizioni.
Aprì la porta e scese per aiutare il padre.
Ci mise più o meno 20 minuti, cercando di pulirlo, e farlo calmare, quando infine tornò in stanza.
Nel frattempo ero già sotto le coperte quando mi disse
«Senti, se preferisci vado a dormire ..»
«No.» risposi poco prima che finisse la frase.
«Non ci sono problemi. Ho capito. Siamo amici.» continuai sorridendo.
Si avvicinò e mi baciò la fronte.
«Buonanotte bambola.» disse.
«Notte notte bad boy.» risposi e subito dopo spense la luce.

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