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Come mi parve strano.
Dopo tutta quella strada, tutti quei sacrifici per trovare la persona a cui appartenevo, per poi tornare al punto di partenza e capire di rimanerci per sempre.
Avanzai, salendo i gradini.
Più andavo verso l'alto, più faceva caldo.
Ma infondo la mia stanza era in soffitta.
Non salutai minimamente le persone lì presenti, bambini, ragazzi. Nessuno.
Ero come vuota.
Entrai in camera e mi gettai sul letto.
Non avevo nemmeno più il mio zaino, l'avevo lasciato a casa di Jack, quindi con esso anche il mio libro.
.. Ero sola.
Dopo qualche minuto la porta si aprì, e la direttrice entrò, chiudendosi quest'ultima alle spalle.
«Allora, allora.. Tu davvero pensavi di scappare? Con quei mocciosetti?» disse lei.
Ormai non avevo nemmeno più le forze di risponderle, quindi rimasi in silenzio girata sul fianco di spalle, fissando la parete bianca.
«Guardami negli occhi.» esclamò lei battendo un piede per terra.
Rimasi in silenzio e immobile.
Lei sbuffò, poi, con una mano, mi tirò il fianco, facendomi girare verso lei.
Mi alzai e le andai vicina, tenendo stretta la sua maglia tra i miei pugni.
«La smetta!» sussurrai al suo orecchio sinistro.
Mi spinse per liberarsi dalla mia presa, per poi dire «Tu lo sai vero? Che adesso da qui non esci più.»
«Ormai non voglio nemmeno uscire più. Insomma, ho avuto quello che volevo.. o meglio ho provato ad averlo..» mi corressi portando uno sguardo fuori dalla finestra.
Affiorò un ricordo nella mia mente, ovvero quello di quando, mi fecero scappare, per poi partire verso la Russia.
«Tua madre non esiste. Tu per lei sei morta.» disse poco prima di uscire, e quelle parole mi sembrarono così familiari.
Ma a cosa?
Sbatté la porta e mi stesi sul letto.

THOMAS
Arrivammo a destinazione dopo due ore e mezza.
Billy spense la macchina e subito, io, mi precipitai fuori dalla vettura, aspettando l'arrivo di quell'uomo.
Non ricordavo nemmeno come si chiamasse.
In realtà non me lo disse.
Ma quello fu l'ultimo dei miei problemi in quel momento.
Eravamo poco distanti dalla struttura, potevo vederla da distante, ma sempre meglio non farsi notare.
La signora Murphy, dopo tutto ciò, sarebbe stata sugli attenti, tenendosi stretta la mia Kate.
Dopo qualche minuto notammo una macchina arrivare, ed era proprio lui.
Mi raggiunse e con fare preoccupato mi chiese «Spiegami cosa le è successo. Dov'è?»
Inizialmente mi chiesi il perché di tutta quella preoccupazione, perché ci teneva così tanto, perché si preoccupava di una ragazza orfana che non conosceva nemmeno.
Poi però gli spiegai tutto, e gli dissi dove la tenevano.
Lui si avviò verso l'entrata, ma lo fermai.
«Aspetta, tu non puoi fare tutto da solo.»
«Che hai intenzione di fare?» chiese Jack avanzando verso lui.
«Beh, dirò di voler adottare una ragazzina.. poi sceglierò lei.. compilerò i moduli e ...»
«Non è così semplice..» risposi io bloccandolo «Ormai non penso che la direttrice voglia farla adottare.. per lei Kate, fa troppi casini, quindi il suo orfanotrofio viene valutato male.. e lei non verrà più pagata come si deve.. per questo cerca di tenerla nascosta, la sua stanza è in soffitta. Aspettano che compi i 18 anni, quando se ne potrà sbarazzare.» continuai lasciandogli il braccio.
«Lei non è una ragazzina normale. È speciale. In quegli occhi si vede il dolore di chi ha sofferto in silenzio il desiderio di avere dei genitori, e un minimo di amore.» disse lui portando lo sguardo alla struttura in lontananza.
«Potrei aiutarti io.» disse poi Billy portandosi una mano alla nuca.
Portai uno sguardo confuso a quest'ultimo.
«Cosa vuoi fare?» chiesi.
«Beh, dirò che lui è un mio amico, e che mi ha accompagnato qui, in cerca di un bimbo da poter adottare... mentre la direttrice sarà impegnata ad accompagnarmi verso i bambini, lui cercherá Kate, e la porterà via..» disse infine il padre di Jack.
Sorrisi e notai lo sguardo serio dell'uomo alla mia destra.
Dopo ciò, i due avanzarono verso l'orfanotrofio, mentre io e Jack rimanemmo vicino l'auto.
«Ah come ti chiami?» chiesi poi curioso.
«Ivan.» rispose lui voltandosi per raggiungere Billy.
«Ce la faranno?» chiese qualche secondo dopo, il ragazzo seduto accanto a me, portandosi la mano alla testa.
«Ce la devono fare!» risposi e subito dopo gli chiesi «Va tutto bene ?»
«Si..» rispose poco convinto.
«Ne sei sicur..»
«SI!» rispose con fare nervoso.
Rimasi in silenzio e subito dopo portai lo sguardo alla sagoma dei due uomini in lontananza.

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