Ivan mi portò nella stanza, e accanto a me vi erano Kate e Thomas.
Sorridevano, erano felicissimi.
Kate mi accarezzava la testa, ma non riuscivo a sentire le sue mani su me, probabilmente per l'anestesia totale.
Cercai di muovere una gamba, ma senza risultati.
Il mio corpo era praticamente assente, e la testa non mi faceva per niente male...
Mentre loro parlavano, io continuavo a pensare a quanto sarei voluto stare con mia madre, pensavo che magari potevo sembrare molto egoista, ma avrei scelto mia madre se avessi potuto.
Avrei preferito morire, invece di tornare alla vita terrena.
Questo era il mio punto fisso, mentre Kate, e Thomas sorridevano.
In tutto ciò mi accorsi che non riuscivo a sentirli.
«Cosa?» sussurrai aggrottando le sopracciglia.
«No, ma com'è possibile?» chiesi.
Era bello vederli sorridere per la mia presenza, ma non riuscivo in alcun modo a sentirli davvero vicini, e le loro voci non riempivano la stanza.
Loro non sentivano me.
Continuavo a parlare rivolto a Kate ma continuava a sorridere senza degnarmi di uno sguardo.
«Kate.. che sta succedendo?» iniziai a sudare freddo, o almeno questo credevo.
Improvvisamente voltandomi verso destra, notai che il corpo di Thomas non vi era più, e tornando a Kate, anch'ella era sparita.
«Cosa sta succedendo?» chiesi cercando di muovermi, ma niente.
«Tranquillo.» sussurrò una donna che apparve improvvisamente avanti a me.
«Cosa è successo ai miei amici? Cosa sta succedendo a me?» continuai a chiedere confuso.
La donna si voltò, e avvolta in luminose vesti bianche, potei notare il viso angelico di mia madre.
Una lacrima mi rigò il viso.
Provai a formare una frase, ma lei mi precedette.
«Amore. Tu sei ancora lì, su quel lettino, nella sala operatoria. Kate non è ancora entrata nella sala, ed Ivan ormai ha deciso che sei morto. Tu hai desiderato, e desideri ancora così tanto, venire con me, che non hai pensato a come staranno i tuoi amici. Ti ho voluto dare un assaggio, di come sarebbero stati, se tu fossi tornato. Ho ricreato i loro sorrisi, nel vederti stare bene.» disse lei accarezzando un peluche che aveva fra le mani.
«Vuoi dire che non sono morto?» chiesi.
«Non ancora.» sussurrò lei.
«Jack, devi sapere che quando una persona, si trova nelle tue condizioni, è lei stessa a decidere se voler morire, o farcela. Combatte con tutte le sue forze, per provare ad uscire da questo incubo, e cercare di tornare alla realtà.» continuò lei.
«Mamma, se io decidessi di tornare, come potrei sapere che è la realtà, e che non sono chiuso in un altro incubo?» chiesi asciugandomi una lacrima.
«Devi guardare negli occhi.» esclamò sorridendo mia madre.
«Come ?» chiesi confuso.
«Io ti ho creato questa proiezione. Ricordi che ti dissi che io posso leggere negli occhi? Che riesco a vedere i sentimenti degli altri attraverso i loro occhi ?» chiese.
Accennai un "si" con la testa
«Ecco... Quello è il mio punto debole. Nelle proiezioni, i punti deboli, vengono eliminati. Per esempio tu non hai affatto fissato gli occhi dei tuoi amici, soprattutto quelli di Kate, che erano così vicini e allo stesso tempo così lontani. Se ci avessi fatto caso, avresti notato che i loro occhi erano sbiaditi, se non grigi.» disse sorridendo.
«Quindi mi stai dicendo di guardare i loro occhi.»
«Assolutamente si.» continuò lei, venendomi vicino.
«Mamma.. Come faccio a tornare dai miei amici?» chiesi portando gli occhi a lei, e notai i suoi occhi sbiadirsi sempre di più.
Una lacrima mi rigò il viso.
«Quanto vorrei che tutto questo non fosse mai successo !» esclamò lei.
«Se vuoi davvero tornare da loro, basta crederci. Convinciti di volerlo fare.» disse lei, accarezzandomi la fronte.
Mi sorrise, le sorrisi.
«Ah un'ultima cosa..» sussurrò lei.
«Se puoi dire a papà, che mi manca un sacco, e che lo amo.» sorrise.
«Allora.. Ciao mamma..» sussurrai con voce tremolante, con la paura del "viaggio" che stavo per affrontare.
Lei mi sorrise «Giusta scelta. Ciao amore mio.»
Portò una mano sui miei occhi, e li socchiuse, ed improvvisamente, riaprendoli, potei sentire il suono del monitor cardiaco che segnava il mio battito accelerare man mano.
Una dottoressa, qualche secondo dopo, mi controllò il polso, ed il battito.
Chiamò Ivan, che venne subito a cercare di capire come fosse successo.
Cercai di guardare i loro occhi mentre mi visitavano, ma niente, continuavano a muoversi, ed io non avevo la forza di parlare.
«Ossigeno, dategli ossigeno.» gridò uno di loro, portando la mascherina al mio viso.
Qualche minuto dopo, ero in stanza, e continuai a cercare di capire se era un incubo, o la realtà.
Kate, entrò in stanza, con Billy, e Thomas.
Appena si avvicinò, spalancai gli occhi, e presi il suo volto fra le mani, provando a guardare i suoi occhi.
Mai stato più felice di osservare quei due diamanti.
Erano vicini a me, e brillavano più che mai, mentre il loro colore era stabile.
Feci lo stesso con Tom, alzandomi, cercando di mantenere una posizione seduta, nonostante il dolore.
I suoi occhi verdi mi parvero così veri e lucidi.
«Ce l'ho fatta.» sussurrai portando la testa sul cuscino.
Mio padre corse ad abbracciarmi.
«Figlio mio..»
«Papà, mamma ti ama tanto. » sussurrai al suo orecchio, portando un solo braccio dietro la sua spalla.
«Come?» chiese lui confuso.
Gli sorrisi e notai una lacrima rigargli il viso.
«Allora..» disse Ivan, distraendoci tutti da quella scena.
«I tuoi valori sono ottimi, stai benissimo.. non capisco come tu abbia fatto..» disse sfogliando i fogli tra le mani.
Sorrisi.
«Davvero.. » continuò incredulo lui.
Thomas mi venne accanto battendomi un cinque, ed era così bello poterli sentire parlare, poter sentire il calore della sua mano, a contatto con la mia fredda.
«Ivan, quando verrà dimesso?» chiese mio padre stringendomi forte la mano.
«Penso 3 giorni. Giusto per capire se è tutto stabile.» rispose l'uomo in camice bianco.
«Si tranquillo.» esclamai portando un'occhiata fuori dalla finestra.
Tutti portarono uno sguardo confuso a me.
«L'ho voluto veramente. Ora ci credo. Non ci voglio ritornare.» continuai.
«Di che parli?» chiese Kate.
Portai lo sguardo a loro.
«Ah no.. cioè.. sto alla grande. Io sono un duro.» dissi serio e notai Kate e Tom iniziare a ridere.
Sbuffai, per poi chiedere di potermi riposare qualche minuto.
Così tutti lasciarono la stanza.KATHERINE
«Sei stato grande papà..» sussurrai uscendo dalla stanza in cui Jack riposava.
«No, lui è stato forte.» esclamò sorridendomi.
Sorrisi, e andai verso il bar, per prendere un succo alla frutta, Tom mi raggiunse poco dopo.
«Un succo all'arancia. Per favore.» dissi, e subito dopo, qualcuno alle mie spalle continuò «Ed un caffè.»
Sorrisi.
«Allora.» disse, mi girai.
«Va tutto bene?» chiese.
Accennai un "si" con la testa.
«A te va tutto bene?» chiesi io.
Sembravamo così freddi.. la cosa non mi piaceva affatto.
«Si.. Per fortuna, è andata bene..» continuò lui portando fra le labbra il suo caldo caffè.
«Quindi vai via domani mattina?» chiese passandomi il succo.
«Già..» sussurrai.
«Dimmi un po', com'è tua madre?» chiese.
«È una donna.. oltre che bellissima, è speciale. Gentile, tranquilla. È stato bellissimo vederla.. Sul serio.» continuai.
«Poi voglio conoscerla, magari faremo altre video chiamate, e me la presenti.» disse facendo un occhiolino.
«Tom!» esclamai sorridendo «È un modo carino per voler conoscere i miei genitori?» sorrisi
«Perché lo sai che tra me e te non funzi..» stavo per continuare ma mi diede un bacio, seguito dalla frase «Certe volte dovresti stare zitta.»
«Se sto sempre zitta, mancheranno i baci come questi, no?» chiesi ironica.
«Giusto..» disse baciandomi nuovamente.
«E questo? Non ho detto niente sta volta..» sussurrai.
«Ah davvero? Beh, non posso aspettare ogni volta che dici qualcosa di sbagliato...» disse lui sorridendo.
Sorrisi.
Ivan ci raggiunse e con serenità disse «Tesoro, adesso va pure a riposarti. Billy mi ha dato le chiavi.»
Presi le chiavi.
«La accompagno io!» esclamò Tom sorridendomi.
«Ehi ehi ragazzino. Attento. Accompagnala, ma non oltrepassare la porta di casa. E tu, chiudi a chiave e non aprire nessuno.» disse per poi voltarsi.
«Agli ordini capo!» esclamò Tom serio, per poi scoppiare a ridere.
Entrammo in macchina, e mi accompagnò a casa di Jack.
Aprì la porta e appena sull'uscio «Ci vediamo domani mattina, adesso devo tornare a casa, e devo accompagnare Louis ad un colloquio di lavoro..» sussurrò accarezzandomi il viso.
«Okay.. Allora a domani.» dissi.
«A domani.» sorrise, rubandomi un'altro bacio.Chiusi la porta, a chiave, e mi sdraiai sul divano.
Qualche minuto dopo, decisi di dare una ripulita alla casa.
Iniziai con lo spazzare per terra, lavare i piatti, fino a pulire i mobili.
Ovviamente, era compresa anche la stanza da letto di Billy e Laura.
Proprio lì, portando il panno sul mobile antico, feci cadere una busta.
Mi abbassai per prenderla, e quando la ebbi fra le mani, ricordai che era la busta dell'altra volta, che non ebbi il tempo di leggere.
Mi sedetti sul letto, di fronte alla finestra, e la aprii.
Sapevo che stavo sbagliando, ma la mia curiosità era più forte di tutto.
Presi il foglio tra le mani ed iniziai a leggere.
La calligrafia era ordinata, e la busta odorava di nuovo, e aveva lo stesso odore che vi era nella stanza."Caro Billy. Ti scrivo questa lettera perché tu un giorno possa leggerla, magari insieme a Jack.
Prima di tutto voglio dirvi che siete le due cose più importanti della mia vita, e che non dovete piangere per la mia assenza, io sono sempre lì, con voi."Alzai gli occhi verso la finestra ad asciugai una lacrima, per poi continuare a rileggere quelle righe.
"La malattia purtroppo è il peggior nemico dell'uomo, è così cattiva.. così ingiusta. Io non sono triste, non per me, non per il mio corpo che man mano, muore sotto l'effetto di questo schifo. Ma sono triste perché anche per me è difficile separarmi da voi, così tanto difficile, pensare che magari, non riuscirete a superarlo. Ma io so che siete forti, io so che siete due uomini coraggiosi.
Se vi scrivo questa lettera è per dire delle cose ad ognuno di voi.
Jack, sappi che la mamma ti amerà sempre, e che nei momenti difficili, ti basterà guardare in alto, e sorridere, perché in quel momento, proprio nel preciso momento in cui tu sorriderai, io sarò vicino a te.
Billy, se ho scelto te, quando ero giovane, è stato perché eri l'unica persona, fra le 7miliardi, che avrei preferito amare. Sei stato un uomo, ed un marito fantastico. E non pensare alla frase «finché morte non ci separi.» , perché io ti amerò anche dopo, e so che lo stesso sarà per te. La morte separa corpi, ma non anime.
Spero solo che con questa lettera, vi abbia dato la forza di andare avanti.
Vi amo miei uomini.
La vostra, madre/moglie.
-Laura."Portai la lettera sul letto, e con la mani, sorridendo, mi asciugai il volto, da quelle lacrime.
«Laura sei una donna fantastica.» sussurrai, per poi mettere la lettera dentro la busta, e poggiarla sul cuscino di Billy.
«Non penso l'abbia ancora letta.» dissi siccome era ancora sigillata prima che la aprissi io.
E subito dopo scesi di sotto, e in meno di un minuto, mi addormentai sul divano.
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•STEP BROTHER•
Romansa#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...