•12•

46K 2.3K 124
                                    

Anche quella giornata passò, ed erano già tre giorni in quella famiglia.
Mi allontanavo dal desiderio di tornare all'orfanotrofio.
Quella mattina scesi ovviamente in cucina per fare colazione, e c'erano già tutti.
«Buongiorno.» dissi attirando l'attenzione di tutta la famiglia.
«Tesoro come hai dormito?» chiese Mary sorridendomi dopo aver preparato il mio succo.
«Bene grazie.» risposi notando che Tom era a telefono, e messaggiava, come sempre, e che palle.
«Senti ti va se dopo andiamo a casa di mia sorella, così puoi conoscere i tuoi cugini..» chiese Mary mentre metteva a posto dei piatti.
«Certo.» le risposi.
«Mamma vi ci porto io, tanto devo portare dei dischi a Nick.» interruppe Thomas.
Lo fissai, e fui ricambiata dai suoi occhi.
Era bellissimo anche di mattina..
Aveva una semplice canottiera e si notavano i lineamenti delle spalle.
Portai poi lo sguardo al bicchiere disegnandogli i contorni.
«Che fai non lo bevi?» chiese Alex portandomi sulla terra notando il fratello che mi guardava.
«Ah, io vado sopra.» continuò sempre il secondo con tono irritato.
Tutti lo guardarono con sguardo confuso, compresa io.
«Ma che gli prende ? Un secondo fa era felice..» chiese Louis.
Finii il mio succo e salii per vestirmi.
Mi feci una doccia fredda e andai in camera per creare un nuovo outfit.
Appena aprii l'armadio notai ancora quella scatola, dove vi erano le foto della bimba sconosciuta.
Pensavo in continuazione chi fosse.
Una cugina (?) Una nipote(?) Bah.
Ero pronta, ovviamente non mancava un po' di mascara e le treccine che partivano dalla testa, giusto per poi far prendere la forma ad onde ai capelli.
«Sono pronta Mary.» dissi poco dopo scendendo dalle scale.
«Si, anch'io. Toom. Te?» chiese.
Il ragazzo uscii poco dopo dalla sala.
Aveva una canottiera nera, diversa dalla prima, gli stava semplicemente un amore.
*distogliti dai tuoi pensieri del ragazzo stupendo*
Entrammo in macchina e ovviamente mi sedetti dietro, mise in moto e partimmo.
Appena arrivammo, rimasi in silenzio senza sapere che fare.
Vedevo facce nuove sorridere e portarsi le mani alle labbra, come per congratularsi con Mary per avermi adottata.
Sentivo i tanti "quanto è bella".
Ovviamente ringraziavo e annuivo.
C'era però anche una signora, che dopo essersi presentata ci disse che era la nuova vicina della zia.
«Ciao piccolina.» disse la zia
"Piccolina?" pensai.
«Io mi chiamo Tracy. Lui è mio marito Riccardo, e loro sono i miei figli, Rebecca che ha la tua età, e Nick ha 19 anni.» spiegò poi la "mia zia"
Poco dopo ci presentò Laura, appunto la sua vicina di 57 anni.
Aveva un volto così antipatico e a quanto pare, solo a vista, non le stavo molto simpatica .
«Ma lei è tua figlia?» chiese la signora.
Ecco appunto, sfacciata, maleducata ci mancava solo che mi prendesse a schiaffi.
«Si, si chiama Kate.» disse poi Mary guardandomi sorridendo.
È come se fosse felice di se stessa per aver compito l'azione di prendersi cura di me.
«Piacere » dissi io poco dopo, senza una risposta da parte della cinquantenne.
Ritirai la mano e guardai i miei cugini, o meglio stavo fissando Thomas che spiegava qualcosa a Nick.
Poco dopo quest'ultimo mi fece segno di raggiungerli e andai sorridendo, nonostante notai lo sguardo irritato di Tom.
Era sempre così, se qualcuno provava a chiamarmi o a parlarmi lui diventava antipatico.
«Ciao bellissima, come ti chiami?» chiese poi il ragazzo biondo.
«Ciao, sono Kate, ho 16 anni. Tu ti chiami Nick, o è un nome abbreviato?» chiesi siccome avevo voglia di parlare, e lui sembrava simpatico.
«Capisco, no mi chiamo Nicola, ma Nick per tutti.» disse poi ridendo.
«Okay senti Nick, questo è il tuo disco.» disse Thomas cercando di interrompere la nostra simpatia.
Mi alzai vedendo che iniziarono a parlare delle cose poco interessanti e mi avvicinai a Rebecca.
«Ciao.» le dissi.
Quel giorno ero molto vivace lo ammetto, non so perché, ma avevo voglia di essere simpatica.
«Ohw, ciao, sei Katherine, vero?» chiese lei.
Che bella ragazza, un caschetto di capelli lisci biondo scuro, con occhi neri, e delle lunghissime ciglia.
Era bassina, ma piuttosto formosa di fisico.
Dopo un po' portai lo sguardo alla finestra, seguita poi dall'orologio.
Erano le 12:20, tra qualche minuto saremmo tornati a casa, per il pranzo.
Mi allontanai dal gruppo formatosi, ovvero dalle signore che parlavano di me, e da Rebecca Tom e Nick, che erano sul divano.
Mi sedetti su una poltrona comodissima nella seconda sala, presi un giornalino e inizia a leggere.
Dopo minuti della mia tranquillità riuscii ad udire parole sbagliate dalla signora Laura, corsi in cucina e stava parlando di me.
«Secondo me è un errore, a parte che è Russa. Ma cioè, io non adotterei un bambino, non è sangue del mio sangue.»
Lo ammetto queste parole non le avevo mai sentite, e mi sembrava che il cuore fosse infilzato da tante lame.
Mary portò il suo sguardo ferito e triste al mio.
«Quindi pensa sia un errore? » chiesi io con sorriso ironico, e con occhi lucidi.
Fece "si " con la testa.
«Sa una cosa(?) forse l'errore è lei. Lei che non capisce un tubo, e mi perdoni per come le rispondo. Ma non è colpa mia. Anche a me sarebbe piaciuto avere una mamma tutta mia.. Anzi che dico, Mary è mia madre. Mi tratta bene. Sono felice che sono stata adottata da lei e non da una come voi.» dopo queste parole mi sentii più debole..
Avevo cacciato davvero ciò che provavo, così sbadatamente mi trovai tra le braccia di Thomas piangendo.
Mi stringeva così forte, e cercava di rispondere Laura che continuava a ferirmi, dopo un po' Mary ci porto' fuori e tornammo a casa.
Anche mia zia era contro Laura, così da aver rotto i legami per ciò che mi aveva detto.
Tornati a casa Mary disse tutto a Louis, dopo essersi chiarita con Tracy e averla ringraziata comunque.
Io stavo sul mio letto fissando il pavimento, Tom era in camera sua, e Alex sul divano.
«Posso?» chiese Tom.
Annuii, ma entrò lo stesso.
«Non pensarci minimamente a ciò che ha detto quella pazza. Tu non sei un errore, sei la ragazza più bella che abbia mai visto! E sei, per di più, mia sorella, ti proteggerò da tutto.» disse affianco alla porta.
Continuavo a stare zitta, ma dopo un po' mentre era di spalle per andarsene, lo abbracciai da dietro la schiena.
E sentii mani che accarezzavano le mie braccia.
«Ti voglio bene Tom.»
«Anch'io piccola.» rispose.

•STEP BROTHER•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora