Arrivò la 4° ora, e venne una prof molto diversa dalle altre.
Molto severa, grassa e a prima vista sembrava che non si prendesse cura di se stessa.
Aveva i capelli corti fino alle spalle, senza un minimo di senso.
Gli occhiali a "culo di bicchiere" e nessuno di noi, avrebbe mai immaginato che fosse la nuova professoressa di Educazione Fisica.
Iniziai a ridere appena si presentò.
Jack mi vide e mi diede una gomitata siccome la prof stava per avvicinarsi.
«Smettila cogliona. Ti farai sbattere fuori.» sussurrò lui senza farsene accorgere.
Smisi di ridere trattenendo tutto dentro e subito dopo esclamò.
«Allora ragazzi, io preferisco fare questa materia oralmente, ma siccome non abbiamo ancora libri, né argomenti, oggi andremo in palestra.»
Dopo quell'affermazione si potevano sentire le voci di tante ragazze irritarsi perché indossavano un jeans troppo costoso, o troppo nuovo da sporcare o strappare.
Alla faccia loro io avevo il legghings.
«Signorina cosa pensa di fare educazione fisica con quelli?» mi chiese.
«I jeans non li sopporto, ma lei, pensa di aver fatto la scelta giusta indossando quei legghings stretti. Lei deve indossare tute larghe e a zampa di elefante. Quelli sì che sono comodi.» disse per poi farmi le spalle e tutti iniziarono a ridere.
"Eh no strega, questa non me la tengo." pensai.
Mi alzai di scatto facendo rumore con la sedia e le dissi.
«Senta, primo non sapevo un bel niente che oggi avremmo fatto educazione fisica, e secondo io quei così non li indosserò mai e poi mai.»
Si voltò e mi venne vicina.
«Come scusi?» chiese.
Jack si alzò.
«La lasci stare, è leggermente nervosa.» disse per poi farmi sedere.
«Già.» rispose la prof.
«Non ti sarei mai amico se indossassi quei pantaloni a zampa di elefante, ricordalo.» sussurrò infine.
«Non ho capito, ripeta.» disse la prof tornando a richiamarci.
«Sa? Ha dei bei capelli oggi. Lo stavo appunto dicendo alla mia dolce compagna di banco. E quegli occhiali le donano.» sentii dire da lui.
Iniziai a ridacchiare, troppo difficile da tenere dentro.
Dopo tutto ciò la prof ci fece scendere.
Fui la prima ad essere scelta per giocare.
Ed ero in campo con 4 ragazze e 1 ragazzo..
La squadra avversaria era formata da 3 ragazze e 2 ragazzi, di cui uno era Jack.
La prof decise di separarci perché così facendo pensava di poter farci stare in silenzio.Ma noi parlavamo anche solo guardandoci.
Presi la palla e lo fissai da lontano, la alzai in alto e schiacciai tornando in campo.
Fecero due passaggi e la palla tornò nel nostro campo finendo sul mio bagher uscito perfettamente.
A prenderla nella squadra avversaria fu Jack che fece una schiacciata senza passarla, dando molto fastidio alla prof.
Lei era fissata con il "gioco di squadra", con il dover passare la palla a chi sta in campo.
Nel mio fottuto campo c'erano solo zombie che lasciavano cadere il pallone per terra.
Dopo vari punti accumulati, toccò a Jack schiacciare.
Prima mi fissò poi con tutta la sua forza lanciò il pallone che nuovamente finí sul mio bagher, ma l'altro ragazzo della sua squadra schiacciò facendomela finire in faccia.
In quel momento caddi all'indietro, e non sapevo se faceva più male il naso che sanguinava, o le risate dei gruppi formatisi alle mie spalle.
Qualcuno mi diede la mano per alzarmi e notai Jack spingere il ragazzo che mi aveva tirato la palla, che nonostante mi avesse fatto male, decise di ridere di me con tutti gli altri.
«Come stai?» disse poi avvicinandosi a me.
«Jack, sto bene..» dissi alzandomi per poi andare in bagno senza chiedere il permesso notando l'indifferenza della professoressa.
«Posso?» chiese poi un ragazzo sull'uscio della porta.
«Ahh, ma che vuoi ora?» chiesi guardandolo con la coda dell'occhio mentre mi asciugavo il naso sporco di sangue.
«Solo sapere come stai? Non volevo, scusa.» disse lui.
So che non voleva colpirmi, ma ciò che mi aveva fatto davvero male era che si era messo a ridere di me.
Lo perdonai ma non andò via.
«Okay puoi andare adesso.» gli dissi notando che rimase lì.
«Già. Senti stavo pensando che potremmo beh, sì potremmo uscire una sera di quest..» stava per dire.
«Ma sei sordo o cosa, ha detto che te ne puoi anche andare!» interruppe Jack avvicinandosi.
Il ragazzo sbuffò e andò via.
«Mi spiavi?» chiesi sorridendo. La cosa non mi dispiaceva affatto.
«Io non ti spio, ti seguo, in caso sei in pericolo!» rispose grattandosi il braccio.
«Già.» dissi irritata.
«Cos'hai? » chiese ma non risposi.
«Scommetto che è perché hanno riso tutti di te vero?» chiese.
A quella domanda mi fermai e mi guardai allo specchio, seguendo i lineamenti del mio viso con gli occhi.
«Jack, io non capisco cosa non funziona in me. Sono una semplice ragazza, che si è stancata anche di chiedere amore e attenzioni. Sono stata sbattuta qui e lì, e ora sento solo tutte le persone chiamarmi in tanti modi e ridere di me.» dissi mentre si avvicinava a me.
Ci ritrovammo io con le spalle allo specchio e lui avanti a me, con le mani dietro il mio collo.
«Beh dipende da come tu la vedi?» disse.
«In che senso?»
«Tu dici che loro ridono di te e tu subito te la prendi, ma vedila in modo diverso.. Tu devi ridere con loro e non lasciarli ridere di te. Se scappi, piano piano, capiscono il tuo punto debole. Dai! Sei Katherine Harvey, o meglio Aleksandra Volkov, e non hai bisogno di me, Jack, per dirti queste cose.» disse lui allontanandosi, lasciandomi sola spalle a muro.
«Vorrei poter non avere bisogno di te, ma sembra impossibile da quando ti ho conosciuto.» risposi io, notai un suo sorriso e poi tornò in palestra.
Appena tornai, anch'io, notai un gruppo di ragazzine toccare gli addominali di Jack, ovviamente da sopra la maglietta.
Ma lui a differenza di Thomas, non lasciava fare e non si vantava, solo venne vicino a me, sedendosi per terra per guardare la partita dell'altra classe.
STAI LEGGENDO
•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...